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Ansa / Notiziario Libri

Franco Biondi Santi, il Gentleman del Brunello(Veronelli Editore, Collana I Semi, 17 euro) ... Per i veri conoscitori del grande vino il suo nome è sinonimo di Brunello: Franco Biondi Santi, alla cui famiglia si deve "l'invenzione del Brunello di Montalcino all'inizio dell'800. E' il protagonista dell'ultimo volume della collana "I Semi" di Luigi Veronelli, che raccoglie biografie di uomini e donne che hanno valorizzato la terra in cui hanno vissuto e lavorato, cambiando con la loro opera ed il loro lavoro le persone e le cose che li circondavano. L'autrice del libro, la giornalista americana Kerin O'Keefe, con il rigore e la puntualità che contraddistinguono il giornalismo d'oltreoceano, ripercorre tutta la vita di Franco Biondi Santi: da quando bambino assiste all'attività del padre fino a veder crescere quel Brunello destinato a diventare un mito riconosciuto nel mondo. Una vita fatta di lotte, di trasformazioni, di strenue difese per salvaguardare l'identità del suo vino. Franco Biondi Santi, che colpisce con la sua allure di signore d altri tempi - altissimo, canuto, grande fascino e infinita sapienza enologica - ereditò l'azienda da suo padre Tancredi, uno dei più grandi enologi italiani di tutti i tempi, che a sua volta l'aveva ereditata dal padre Ferruccio. La prima vendemmia di Franco Biondi Santi fu la 1970, una Riserva spettacolare, un best seller dell'enologia che, dopo oltre trent'anni, rivela una classe superiore. Nel libro sono raccolti interventi di alcuni tra i più grandi nomi dell'enologia internazionale: come Burton Anderson, che lega proprio all'incontro con Franco Biondi Santi e il suo Brunello la decisione di scrivere il suo primo articolo sul vino e di iniziare una carriera come scrittore esperto di enologia. O come Michael Broadbent (a capo della divisione Vino, per oltre 30 anni, della case d'aste Christiés), che afferma che paragonare le Riserve Biondi Santi con altri Brunelli - più docili e ovvii, esageratamente fruttati - è come paragonare un buon caffè tostato appena macinato con un blando caffè solubile. O come Luigi Veronelli, che parlando di un Brunello Riserva 1888 Biondi Santi, dice: "L'ho accolto in un grande cristallo e sorso via sorso me lo sono bevuto. Ho goduto la piccola morte, non una sola volta, come nei grandi amori". Ma il testo sul "gentleman del Brunello", così come viene chiamato da molti, è costellato di aneddoti. Come quando all'inizio del 1944, al passaggio del fronte, Franco Biondi Santi insieme a suo padre murò la stanza in cui erano custodite le vecchie Riserve prodotte dal nonno. Lavorarono tutta la notte quasi al buio, per non farsi sentire da nessuno, nascondendo qualche centinaio di preziose bottiglie, dal 1888 fino al 1925. "O ce le bevono o ce le rubano", diceva Tancredi Biondi Santi. Un altro tassello fondamentale nella mitologia del Brunello Biondi Santi è il rito della "ricolmatura": per garantire che le vecchie Riserve prodotte da suo padre si affinassero in maniera perfetta, Tancredi Biondi Santi decise di effettuarla per la prima volta nel 1925, notando un leggero calo in qualche bottiglia dovuto al passaggio dell'aria attraverso il tappo di sughero, che con il passare del tempo perde elasticità.

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