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Vino: da Montalcino nuove proposte per la riforma 164. Fascette numerate anche per le doc a garanzia della qualità ... Fascette numerate anche per le Doc, come avviene già per le Docg, in modo da accrescere le garanzie per i consumatori, sia sulla quantità (sono molti i
tentativi, anche riusciti, specie sui mercati esteri), di immettere sul mercato falsi vini a Doc. E' una delle proposte (ma Veronelli ha proposto anche 'doc comunali') emerse dal
convegno sulla riforma della legge quadro 164/92 sulla vitivinicoltura italiana organizzato dalla Coldiretti. Le fascette andrebbero distribuite dai Consorzi di tutela, notoriamente afflitti da problemi di mancanza di fondi: applicando un ricarico gli stessi Consorzi otterrebbero così
importanti risorse da investire in attività di promozione e sviluppo del vino italiano. Questa proposta è partita da Gianni Zonin, 'vignaiolo' più importante d'Italia con i suoi 1800
ettari di vigneto in sette regioni. Al convegno erano presenti il sottosegretario al Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali, Teresio Delfino, il presidente dell'Unione Italiana Vini, Ezio Rivella, il viticoltore Franco Biondi Santi, il presidente di Banca Verde e presidente del Comitato Nazionale Doc Riccardo Margheriti, il
responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Luigi Mainetti. L'idea di semplificare la legge 164/92 (uscita dopo 12 anni di discussioni, a partire dal 1980) trova, infatti, hanno affermato gli organizzatori del convegno, tutti d'accordo: questa normativa decennale, nata in seguito alla vicenda del vino al metanolo, pone in primo piano la protezione delle denominazioni contro contraffazioni o abusi. Ma oggi che la situazione è cambiata, grazie all'eccezionale crescita qualitativa dell'intera produzione vitivinicola italiana, e l'obiettivo deve essere quello di aiutare i produttori nella
ulteriore qualificazione delle loro produzioni: i troppi vincoli previsti dalla 164 rischiano invece di frenare questo sviluppo. La bozza di riforma della legge elaborata dagli esperti
dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino è attualmente al vaglio delle due assemblee parlamentari: l'obiettivo è quello di rendere più snella ed efficace la legge quadro del settore
vitivinicolo, giudicata ormai obsoleta in un momento di forte crescita e competitività del vino italiano a livello internazionale. Dalla parte della semplificazione si è schierato anche Ezio Rivella: "Ritengo che i disciplinari
debbano essere più elastici, fornire solo indicazioni di massima: i disciplinari rigidi hanno sempre spinto la produzione verso la bassa qualità. Da noi c'é un concetto sbagliato di
tipicità, intesa come standardizzazione del vino prodotto in un determinato territorio: il risultato è una massificazione della
produzione". Anche il senatore Riccardo Margheriti, uno dei 'padri' della 164/92, sottolinea l'esigenza di una legge meno farraginosa e più precisa, pur confermandone la validità complessiva: la sua proposta riguarda la creazione di comitati interprofessionali
regionali con il compito di disciplinare tutti gli aspetti del settore vitivinicolo, che rispondano direttamente al Ministero delle Politiche Agricole. Ciò in considerazione del nuovo rapporto tra Stato e regioni, che vede queste ultime con una sempre maggiore autonomia. Margheriti ha proposto inoltre la creazione di un'istituzione nazionale sulle denominazioni di
origine e sulle indicazioni geografiche sul tipo dell'Inao francese. Franco Biondi Santi, nome storico del Brunello di Montalcino, ha insistito sull'importanza delle microzone e sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, tutelandone le tipicità. Il sottosegretario Delfino, infine, ha confermato l'impegno del Ministero per una efficace riforma della 164, da affrontare
in maniera graduale e soprattutto in un clima di dialogo e concertazione tra i principali attori della filiera, definendo iniquo il sistema di sanzioni attualmente vigente, uno degli aspetti della legge 164 che richiedono una modifica urgente. Il convegno di Montalcino ha visto anche l'intervento a sorpresa di Luigi Veronelli, che si è definito "un contadino che per caso fa il giornalista" ed ha perorato la causa delle 'denominazioni comunali'. Non le Regioni dunque, ma i Sindaci devono avere, secondo Veronelli ,il compito di gestire e tutelare i prodotti del territorio.

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