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Ansa

Vinitaly: arrivano etichette di vino con sigillo della Repubblica Italiana, identificano vini “speciali” prodotti da detenuti ... Sono le prime etichette, autorizzate dallo Stato, a riportare impresso il sigillo della Repubblica Italiana, e contrassegneranno vini speciali: il “Fuggiasco”, “Le sette mandate” e “Quarto di luna”, le bottiglie prodotte dai detenuti del Carcere di Velletri, frutto di chi, oltre alla vigna, “coltiva” anche il proprio recupero sociale. Le tre etichette, in esclusiva nei supermercati Coop di Lazio e Campania, sono a buon diritto le prime in Italia ad aver ottenuto direttamente dallo Stato l’autorizzazione ad usare il sigillo della Repubblica. Con la supervisione dell’enologo Marcello Bizzoni, debuttano lo Chardonnay “Quarto di luna”, ad immaginare un cielo notturno visto, a riquadri, dall’interno di una cella; il Sangiovese, “Le sette mandate”, e, per finire, il rosso novello “Fuggiasco”.
“Acquistare queste etichette - spiega Carlo Barbieri di Coop Italia - significa non solo degustare ottimi vini, ma contribuire a ridare dignità di cittadini liberi a queste persone, offrendo loro, solidalmente, una nuova opportunità. Attraverso questi vini i consumatori Coop investono su un valore sociale altissimo, racchiuso in una semplice bottiglia”.
Oggi nel carcere di Velletri si producono 25.000 bottiglie all’anno - ma il potenziale potrebbe superare le 50.000 - e gli esperti, tra cui il “maestro” dell’enologia italiana Luigi Veronelli, hanno già espresso giudizi entusiasti. I locali della cantina sono proprio all’interno del carcere, davanti ad un piccolo appezzamento di terreno che ospita giovani piante di olivo ed un piccolo frantoio.
Il progetto di recupero sociale di Velletri non si ferma infatti alla produzione del vino: oltre alla Piccola Società Cooperativa Lazzaria, i cui soci e lavoratori sono detenuti o ex detenuti, all’interno del carcere si produce anche un ottimo olio extravergine, ed esiste una grande serra per ortaggi e frutta: oltre 3.500 metri quadrati, dotati dei più moderni mezzi di irrigazione, di sistemi di coltivazione biologici e a basso impatto ambientale. A breve sarà poi operante un piccolo impianto per la produzione di marmellate. Questo modello unico di azienda agricola, parte integrante di un carcere ma in realtà uguale a tutte le altre nella gestione e nelle tecniche di produzione, sta riscontrando un tale successo che comincia ad essere applicato anche in altre carceri italiane.

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