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Ansa

Difesa vitigni autoctoni, quando il vino ritorna all'origine. Al Salone del Vino si pensa a come salvaguardare il vigneto Italia ... Si chiamano Sagrantino, Sangiovese, Nero d'Avola, Fiano d'Avellino, Aglianico. Sono i vitigni dell'origine, meglio noti come autoctoni. In Italia, ma la stima è al ribasso, se ne contano oltre 115 e rappresentano, secondo i produttori, presenti alla 4/a edizione del Salone del vino, un
patrimonio inestimabile da salvaguardare perchè simbolo del vigneto Italia e dei suoi territori. Un tesoro, sempre più a rischio, non solo per la concorrenza estera, ma anche per gli "scontri" tra le regioni pronte a "scipparsi" i gioielli migliori. L'esempio più significativo viene dalla Toscana che ha messo gli occhi sul vitigno simbolo
della vicina Umbria, quel Sagrantino che ha in Marco Caprai l'artefice del suo rilancio. E proprio dal viticoltore di Montefalco arriva l'invito a non "espropriare i vitigni altrui
e a rispettare un codice etico certo non scritto ma fondamentale per la difesa dei territori italiani". A Caprai fa eco Sergio Zingarelli di Rocca delle Macie che sottolinea di "non essere d'accordo con l'impostazione della Toscana" e
rileva come "da 15 anni lavoriamo alla selezione dei cloni di Sangiovese per adattarli al meglio al territorio". Un aspetto, quello dalla tipicità territoriale, colto anche dal sottosegretario alle politiche agricole, Teresio Delfino che, intervenendo al Salone, ha proposto "un patto di
riconoscibilita' tra le regioni che veda il pieno supporto del Governo". Delfino si è detto "convinto della necessità di un coordinamento nazionale tra enti, organizzazione di settore e regioni affinchè ognuno svolga il proprio ruolo nella difesa del territorio". In questa direzione andrebbe anche la riforma
della legge 164 del 1992 sulla classificazione dei vini "perchè - ha sostenuto - salvaguardare le denominazioni vuol dire anche salvaguardare le regioni autoctone". Dello stesso avviso è Gianni Zonin che si dice d'accordo con Caprai sulla necessità "di tutelare il territorio anche a partire dall'etichetta". Secondo l'imprenditore veneto, sul fronte internazionale, "non è più accettabile il liberismo sfrenato ma occorre lavorare con buon senso puntando su accordi diplomatico-legali". Un pericolo, quello dell'estero, molto sentito da Confagricoltura: da Lingotto fiere ha lanciato l'allarme sulla difesa delle menzioni. "Gli Stati Uniti non intendono indietreggiare - ha spiegato il direttore generale dell'organizzazione, Vito Bianco - sull'uso delle nostre denominazioni dei nostri vini di pregio e pretendono di continuare ad etichettarli con criteri meno rigorosi rispetto a quelli vigenti in Europa". Si tratta, secondo Bianco, "di una pretesa inammissibile quella di utilizzare nomi come Chianti o Marsala per identificare produzioni che nulla hanno a che vedere con i nostri prodotti. Una richiesta alla salvaguarda delle nostre produzioni vitivinicole è arrivata anche al senatore Tommaso Zanoletti che, come presidente del Comitato delle denominazioni d'origine, ha ribadito la necessità di una "tutela legislativa in difesa dei vini Doc e Docg all'estero". Ma per fare tutto questo è necessario, secondo il presidente dell'Enoteca d'Italia, Pierdomenico Garrone, "un'attenta opera di produzione e sviluppo, perchè è proprio sulla comunicazione che il settore è debole. In tal senso l'amministratore delegato di Promotor, Umberto Benezzoli, ha annunciato che proprio gli autoctoni "che sono l'anima dei grandi vini italiani, saranno al centro del rilancio del prossimo salone del vino".

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