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Ansa

Morto Mascarello, griffes del vino italiano. Piccolo produttore di Barolo era il capo dei tradizionalisti … E' morto nella sua casa di Barolo (Cuneo) Bartolo Mascarello, una delle migliori griffes del vino italiano. Aveva 78 anni e lascia la moglie Franca e la figlia Maria Teresa, che da qualche tempo gli era subentrata nella conduzione dell'azienda vinicola di famiglia. Ammalato di cuore era stato ricoverato in ospedale per un infarto, poi era tornato da pochi giorni a casa. Una seconda crisi lo ha stroncato. Con Mascarello se ne va quello che era considerato il capofila dei produttori "tradizionalisti" di Barolo, nemici dei nuovi metodi di invecchiamento e vinificazione e, soprattutto, delle piccole botti francesi, le "barriques", nelle quali il vino invecchiando si arricchisce di particolari sapori. Piccolo produttore (35 mila bottiglie all' anno), Mascarello era un uomo originale, socialista libertario in una terra di tradizioni "bianche", suo padre era stato il primo sindaco di Barolo dopo la liberazione. Personaggio schivo, non aveva rappresentanti che gli vendessero il suo vino nel mondo. Eppure la sua limitata produzione finiva nei migliori ristoranti degli Stati Uniti e dell'Europa.

Nel 2002 una sua bottiglia magnum di Barolo toccò la cifra più alta (2.000 euro) all'asta benefica battuta da Christiés al Salone del Vino di Torino. Mascarello fu protagonista di un singolare episodio: nell'aprile 2001, nella campagna elettorale, disegnò a mano delle etichette (lo faceva per alcune limitatissime partite) con la scritta "No barriques, no Berlusconi" ed espose una bottiglia nella vetrina di una libreria del centro di Alba. Un militante di Forza Italia la vide e chiamò i carabinieri, i quali la sequestrarono. La bottiglia fu poi rimessa al suo posto, ma Mascarello barrò l'etichetta con la scritta: "Censurata".

Nella cantina di Mascarello, identificata da una piccola insegna nel centro di Barolo, sono passati personaggi come Nenni, Foa, Einaudi, Giolitti, Gadda, Bocca, Nuto Revelli, lo scrittore cuneese col quale aveva una profonda amicizia. Mascarello contestava anche l'usanza di identificare le varie partite di Barolo a seconda della vigna di provenienza. "Ho cambiato le botti - scrisse qualche anno fa ai suo estimatori - sono tute di legno e così grandi da occupare tutta la cantina e impedire l'ingresso delle barriques". Poi però, grazie alla mediazione del giornalista enogastronomico astigiano Sergio Miravalle, nel 2002, siglò una sorta di pace con uno dei maggiori esponenti della corrente "innovatrice" dei produttori di Barolo, Elio Altare. Ma non cambiò idea, agli amici confidò : "L' unico momento in cui mi sento un conservatore è quando devo fare il mio vino". L'anno scorso ebbe la soddisfazione di vedere nuovamente premiato il suo barolo con i "Tre Bicchieri", il massimo riconoscimento del “Gambero Rosso”, la guida di Slow Food. Sarà sepolto lunedì nel piccolo cimitero del suo paese arrampicato su una delle colline delle Langhe.

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