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Vinitaly: 40 anni ma non li dimostra ... Il Vinitaly festeggia i suoi 40 anni con tutti i numeri in crescita: otto ettari di esposizione, 4200 aziende partecipanti, oltre 24.000 operatori stranieri contattati tramite azioni di marketing diretto, in particolare nei settori della ristorazione e della distribuzione, con un aumento del 50% di professionisti preregistrati attraverso il sito. Il salone apertosi a Verona fiere e inaugurato dal ministro per le Risorse Agricole Gianni Alemanno, ribadisce l'estrema vitalità di uno dei settori di punta dell'economia italiana.

Lo fa soprattutto nel nome della politica vitivinicola nazionale che solo ora sembra aver cancellato del tutto gli incubi dello scandalo al metanolo di 20 anni fa. Oggi a Vinitaly parlare di qualità è quasi superfluo. L'Italia rallenta la produzione (47,5 milione di ettolitri nel 2005 contro gli oltre 53 del 2004 secondo Assoenologi) ma raccoglie successi interni e su fronti stranieri. Il valore delle esportazioni del vino italiano, rispetto al 1986, è quadruplicato, sfiora i tre miliardi di euro, il fatturato export ha raggiunto nove miliardi di euro e il numero dei vini doc e igt è passato da 228 a 460.

In fiera a Verona si parla anche di vino che conquista giovani e donne: una rivoluzione del fuori pasto che riguarda persone di belle speranze appena over 20 il 32% delle quali donne. Nuove classi di consumatori che dimostrano nuovi interessi verso un prodotto che vede lievitare anche nelle fasce medie del Paese consumi e domanda di qualità, a prezzi onesti. E' solo un italiano su tre oggi, secondo una ricerca del Consorzio vini della Valpolicella, a non bere vino o a essere totalmente astemio.

Del 67% che beve vino quasi la metà è rappresentata da consumatori saltuari; il restante 40% consuma vino ogni giorno e spesso più volte al giorno. La preferenza è ancora indirizzata ai vini rossi (76%) e tra questi i più amati dagli italiani sono prodotti in Toscana e Umbria. Nel panorama vinicolo nazionale cresce il ruolo delle cantine sociali: quelle riunita sotto l'ombrello Fedagri sono 450 per 230 mila soci con una produzione pari al 40% della media nazionale annua e con un fatturato complessivo che sfiora i tre miliardi di lire. Secondo un indagine dell'ufficio studi Mediobanca nella classifica delle prime cinque imprese italiane ordinate per fatturato figurano ai primi tre posti altrettante aziende coperative: Caviro (264 milioni di euro), Gruppo Italiano Vini (258) e Cavit (161,5). Sul fronte distributivo mentre la ristorazione raggiunge il 12% e i più richiesti per Unicab-Confcommercio sono i vini siciliani, altoatesini e abruzzesi, è il canale della grande distribuzione a assorbire il 42% delle vendite totali seguito dal 23% dell'insieme di bar e ristoranti (23%) e dall'11,5% dei wine bar.

Si tratta di temi che terranno vivo Vinitaly sino al 10 aprile, giorno del congedo, lungo giornate scandite oltre che da numeri e statistiche da curisoità e novità. Tra queste, ecco Enomatic, il "bancomat" del vino che consente attraverso una wine card di spillare direttamente dalla bottiglia nel bicchiere mantenendo integre anche dopo settimane le qualità organolettiche. E ancora, la bottiglia più sicura: è quella realizzata per difendersi dall'"enopirateria" da un'azienda produttrice del Brunello di Montalcino che ha posto sulla capsula un ologramma simile a quello delle banconote.

In tema di elezioni non poteva mancare anche un accenno a vino e politica: un sondaggio di Vinitaly e Winenews, con oltre duemila risposte, ha identificato Berlusconi con il Franciacorta e Prodi con il Lambrusco.

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