“Comprendiamo la volontà di Angelo Gaja di cercare una via di salvataggio per il settore del vino, in un momento in cui le posizioni - sbagliate e pericolose - di una certa politica europea vogliono colpire il consumo di alcol, tuttavia che non lo si faccia cercando di discriminare i superalcolici, o per meglio dire le bevande spiritose, rispetto al vino utilizzando argomentazioni prive di qualunque fondamento scientifico”. A dirlo è AssoDistil, l’associazione che da oltre 70 anni riunisce le principali realtà della distillazione italiana, che interviene nel dibattito sul tema “vino e alcol”, dopo la riflessione di Angelo Gaja, sul perché, secondo il grande produttore italiano, “equiparare il vino ai superalcolici è un abuso che dura da troppo tempo”.
Una versione, scrive AssoDistil, quella di “Angelo Gaja, indiscusso “re” del Barbaresco, che abbiamo letto sconcertati. Siamo sicuri che il maestro non abbia mai affermato l’assurdità che “esistono tre tipologie di alcol”, alludendo ad un presunto alcol di fermentazione (che sarebbe ovviamente il migliore, sigh!) del vino diverso da quello di distillazione (dei superalcolici) “prodotto dall’arricchimento di alcol a mezzo dell’impianto di distillazione” e da quello di addizione (e.g. degli aperitivi)”. “Sostenere che ci sono diverse tipologie di alcol è semplicemente falso - sottolinea AssoDistil - l’alcol etilico del vino, dei superalcolici ed altro è sempre la stessa molecola, con formula chimica CH3CH2OH, identica per qualunque tipologia di bevanda alcolica (dalla birra, al vino ed ai superalcolici). Anzi, volendo proprio approfondire il tema, si potrebbe affermare, senza tema di smentita, che la distillazione è la tecnica di separazione che permette di ottenere un alcole etilico o bevande spiritose più pure, grazie appunto alla separazione di altre sostanze non gradite presenti nella materia prima. È grazie a questa tecnica affinata in secoli dai mastri distillatori che si riescono ad ottenere eccellenze del made in Italy come Grappa e Brandy italiano, prodotti così nobili da meritare la protezione della denominazione Indicazione Geografica dall’Unione Europea”.
Per AssoDistil, “affermare quindi che, ad esempio, aperitivi, superalcolici, Grappa e Brandy italiano e vino non siano “la stessa cosa”, con riferimento a presunte differenti tipologie di alcol in essi contenuto, è falso e discriminatorio nei confronti di un settore, quello distillatorio, che invece si batte perché vino, birra e superalcolici si schierino assieme contro la criminalizzazione in atto del consumo di alcol finanche di quel consumo moderato e consapevole che da sempre contraddistingue lo stile di vita italiano e che ha permesso al nostro Paese di rappresentare un modello di dieta sana nel mondo”, conclude.
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