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“Asti Secco, bisogna garantire che l’etichettatura della nuova tipologia di Asti non risulti in alcun modo evocativa della denominazione Prosecco”. Così “Sistema Prosecco” (che mette insieme i consorzi di Prosecco Doc, Docg e Asolo)

L’Asti Docg è sinonimo di spumante dolce in Italia nel mondo, il Prosecco (Doc e Docg) la bollicina ormai più celebre e diffusa a livello planetario. Due mondi diversi, con grandezze e caratteristiche territoriali, produttive e vinicole assai diverse. Eppure, se si concretizzerà l’arrivo dell’“Asti Secco”, nuova tipologia dello spumante piemontese, meno dolce di quello “tradizionale” (e al cui percorso il Comitato Vitivinicolo del Piemonte ha dato il suo via libera in settembre, ndr),
c’è il timore che si possa generare confusione sul mercato. Per questo, oggi, c’è chi ammonisce: “la questione “Asti Secco” dovrà essere gestita in modo da garantire che l’etichettatura della nuova tipologia di Asti non risulti in alcun modo evocativa della denominazione Prosecco”. È la sintensi dell’incontro tra i vertici del Consorzio di tutela dell’Asti e del Prosecco, con la regia di Federdoc, guidata da Riccardo Ricci Curbastro, a seguito di una nota inviata alle autorità competenti, da Sistema Prosecco, società che mette insieme le tre denominazioni ed i consorzi del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, del Prosecco Doc e dei Vini Asolo Montello, ovvero oltre 500.000 milioni di bottiglie prodotte, ma anche più di 500.000 euro all’anno spesi per promuovere e tutelare il prodotto, tra i più amati ma anche imitati al mondo, ed i suoi territori, a cui vanno poi aggiunti gli investimenti dei singoli consorzi nella registrazione dei marchi.
“La nostra preoccupazione - spiega Stefano Zanette, Presidente di Sistema Prosecco e del presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco - è che l’iniziativa intrapresa da parte del Consorzio di tutela dell’Asti Docg, ingeneri confusione nel consumatore e incida negativamente nella nostra quotidiana lotta all’evocazione della nostra denominazione. Il Prosecco, oltre ad essere uno dei vini italiani maggiormente esportati, rappresenta un nome noto presso il consumatore finale, in grado di indirizzare le scelte degli acquirenti italiani e internazionali. Questo fatto è confermato dalla crescente diffusione di fenomeni imitativi a livello nazionale, europeo ed internazionale, che vedono il termine “secco” declinato in modo tale da determinare evocazioni della Denominazione Prosecco”.
Negli ultimi anni, spiega ancora Zanette, il lavoro per contrastare questo fenomeno è stato intenso.. “Grazie alla collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, stiamo cercando di definire un’importate azione coordinata e strategica di contrasto al fenomeno “secco”, in quanto, sulla scorta di recenti sentenze della Corte di Giustizia Europea, si ritiene possa essere reputato lesivo della Do Prosecco. Vale la pena evidenziare che, ad oggi, importanti risultati si sono ottenuti nei confronti di nomi quali “Rosecco” e “Brosecco”, depositati come marchi da parte di singole aziende, non da ultimo abbiamo ottenuto il ritiro del marchio “Riosecco”, da parte di un’importante catena inglese, per un vino spumante brasiliano, presentato come “Il Prosecco delle olimpiadi di Rio”. Il caso dell’Asti Secco, così come presentato dagli organi di stampa, diventerebbe un pericoloso precedente in grado di mettere in discussione l’intera attività di tutela da noi svolta in collaborazione con le autorità preposte”.
Insomma, una questione, quella dell’arrivo dell’Asti Secco sul mercato, che va gestita con la dovuta chiarezza e competenza. Anche perchè i tempi ci sono: come già spiegato a WineNews in agosto dal Direttore del Consorzio dell’Asti Docg Giorgio Bosticco (https://goo.gl/CFPXQL), il debutto di questa nuova tipologia, che il territorio auspica come risposta al calo delle vendite e alle difficoltà che la filiera spumantistica astigiana vive da qualche anno, sarebbe in programma dalla vendemmia, 2017: “al di là del nome, che stiamo studiando con un’agenzia per differenziare ed identificare il prodotto - aveva spiegato Bosticco - l’importante sarà capire come spiegare bene ai consumatori una nuova tipologia di prodotto che ricadrà sempre sotto la denominazione Asti, e dovrà essere diverso pur esprimendo le caratteristiche aromatiche proprie del Moscato nel nostro territorio, e sempre all’insegna della qualità”.

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