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BAG-IN-BOX PER DOC? COMMENTI DI ISTITUZIONI E ORGANIZZAZIONI. IL MINISTRO LUCA ZAIA: “VENDIAMO UN TERRITORIO, POSSIBILMENTE IN VETRO”. CITTA’ DEL VINO: “MEGLIO DECLASSARE QUALCHE DOC A IGT”. OIV: “OK … SOLO IN CERTI MERCATI”

Fa discutere la possibile introduzione dell’utilizzo del bag-in-box, il contenitore di plastica in imballo di cartone, anche per i vini a denominazione, che nelle intenzioni dovrebbe aiutare qui territorio che hanno difficoltà a vendere i propri prodotti.

Il ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, sull’argomento, ha dichiarato: “penso che possa agevolare solo quelle realtà che non hanno da difendere un’identità; in un territorio nazionale dove abbiamo 316 Doc e 38 Docg penso che di investimento nella qualità delle denominazioni si sia fatto molto. Dietro ad ogni confezione noi vendiamo un territorio, possibilmente in vetro”.

Decisamente contrarie le Città del Vino che, per voce del presidente Valentino Valentini, ammoniscono: “se tutto questo si fa per il mercato, o, per meglio dire, per aiutare quelle denominazioni che hanno difficoltà a piazzare i loro vini che sono fermi in cantina, allora perché non si declassano a Igt - in questo caso il bag in box sarebbe ammesso - o addirittura non si mette mano a queste denominazioni trasformandole in indicazione geografica? Tutti dicono, nell’ambiente del vino italiano, che le Doc sono troppe. Ebbene, allora decidiamo quali sono quelle che meritano di esistere e quali, invece, potrebbero fare un passo indietro; tra l’altro già i vini Igt possono essere confezionati in bag in box”.

Diverso il parere di Federico Castellucci, direttore generale dell’Organization Internationale de la Vigne et du Vin: “ho visto usare il bag in box anche per vini a denominazione di altri Paesi europei, magari bisognerebbe poi evitare, come è stato previsto, che alcune tipologie come le riserve o selezioni particolari non vengano messe in questi contenitori e chiarire bene la differenza del tipo di offerte.

Il bag in box, per alcuni Paesi, specie del Nord Europa, ma non solo, è un buon strumento di penetrazione. Quello che è importante è che bisogna penetrare un mercato e vendere il vino italiano a tutti i livelli, dallo sfuso, a quello da tavola, vitigno, igt, doc, perché così il consumatore si abitua a bere il vino italiano nelle varie occasioni, e non solo il giorno del compleanno”.

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