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Barolo e Barbaresco, “... e non chiamatelo “base””: nelle nuove etichette della griffe Pio Cesare si rilegge la storia. “Nell’800 erano prodotti da Nebbiolo di più vigneti, come facciamo ancora oggi. Bene vigne e cru, ma questi non sono vini minori”

“Chiamare con l’appellativo “base” un Barolo e un Barbaresco, solo perché non sono prodotti da un solo vigneto riportato in etichetta, sminuisce a nostro avviso l’eccellenza e il prestigio dei nomi Barbaresco e Barolo e delle loro denominazioni di origine, e li riduce ad essere considerati “Base” di un non meglio identificato ... vertice”. Pensieri e parole di Pio Boffa, alla guida della Pio Cesare, una delle griffe storiche di Barolo (www.piocesare.it), la cui cantina è ancora pienamente attiva nel cuore della cittadina di Alba, che ha deciso di ribadire il concetto anche scrivendo nelle nuove etichette delle sue bottiglie la dizione “... e non chiamatelo “base””. Una iniziativa, quella della Pio Cesare, che non è una critica o una opposizione al concetto della “vigna” o del “cru”, che pur ha contribuito al successo dei più importanti vini delle Langhe in maniera importante, soprattutto negli ultimi anni, e che si è riflessa anche in un notevole aumento del valore dei vigneti più vocati (nel territorio si va da una media di 400.000 euro ad ettaro a punte che possono sfiorare il milione, ndr), quanto una provocazione “che è per noi un atto dovuto alla storia di questi grandi vini”, spiega Boffa a WineNews, e che parte da una semplice riflessione: “è sempre più frequente, da parte di appassionati, operatori del settore, e anche di produttori, chiamare con l’appellativo “Base” quei Barolo e quei Barbaresco che non sono prodotti da un solo vigneto, o da una sola sottozona e che non ne portano il nome in etichetta. Ma il Barolo e il Barbaresco hanno saputo conquistare nel mondo grande rispetto ed ammirazione grazie all’alta qualità e prestigio che hanno acquisito sin dalle loro origini, alla fine dell’800, e allora venivano per lo più prodotti con uve Nebbiolo provenienti da più vigneti con esposizioni e caratteristiche diverse, situati in più Comuni, e volevano valorizzare e rappresentare l’insieme dei terroirs di ciascuna zona del Barolo e del Barbaresco, dei cui nomi già allora erano orgogliosi di fregiarsi, e non già di uno solo di essi. Più di recente è nata e si è consolidata una filosofia di produzione diversa, che predilige produrre il Barolo e il Barbaresco da singoli vigneti e/o da singole zone, riportandone anche il nome in etichetta, accanto a quello della rispettiva denominazione”.
Non una critica a questo modo di produrre, quella di Pio Boffa, ma una semplice presa d’atto: “entrambe le filosofie, a nostro avviso, raggiungono risultati qualitativi d’eccellenza con personalità e caratteristiche distinte e peculiari, che sono comunque sempre rappresentative dell’intero territorio della denominazione a cui appartengono che è e deve continuare ad essere la loro identità più esclusiva.
I nostri Barolo e Barbaresco sono prodotti con uve provenienti da un insieme di vigneti di proprietà della nostra famiglia situati intenzionalmente in diverse esposizioni di particolare pregio nei comuni di Serralunga d’Alba (Cascina Ornato, La Serra, Briccolina e Lirano), Grinzane Cavour (Gustava e Garretti), La Morra (Roncaglie), Novello (Ravera) e dalla, vendemmia 2015, di Monforte d’Alba (Mosconi) per il Barolo (sui 20 ettari in totale) e di Treiso (Cascina Il Bricco, San Stunet e Bongiovanni) per il Barbaresco (13 ettari).

Continuiamo a produrli così dall’inizio della storia della nostra famiglia. Vogliamo riaffermare - anno dopo anno - il pensiero e la filosofia di produzione prevalenti alla fine dell’800, che anche un insieme di esposizioni e vigneti di pregio in zone differenti possono dare un grande Barolo e Barbaresco, espressione dell’insieme dei terroirs di ciascuna zona. Non li abbiamo certamente concepiti per essere definiti Barolo base o Barbaresco base. Ecco perché abbiamo voluto rivisitare le nostre etichette di Barolo e di Barbaresco, riportandone in calce la frase “e non chiamatelo base””.

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