La diversità del vino italiano è una ricchezza, tra vitigni e territori ancora poco conosciuti al mondo, su cui tanto si può lavorare. A patto, però, che le cantine e le imprese ci credano. E tra le perle da scoprire, con l’ambizione legittima di entrare a far parte dei grandi territori e vini del Belpaese, c’è la Basilicata, protagonista di un fermento imprenditoriale enoico che trova terra fertile soprattutto nel Vulture, ed il suo pilastro ampelografico nell’Aglianico. Territorio in cui lavorano realtà storiche e “autoctone”, ma su cui sempre più, negli ultimi anni, hanno investito anche grandi firme del vino italiano di altri territori, dalla famiglia veneta Tommasi, con Paternoster, al gruppo campano Feudi di San Gregorio con Basilisco.
Ma c’è chi sulla Basilicata del vino ha puntato da oltre 20 anni, come il Gruppo Italiano Vini (Giv), la più grande realtà enoica d’Italia, che già nel 1998 ha dato vita ad una delle cantine più importanti della viticoltura lucana, Re Manfredi - Terre degli Svevi, a Venosa. E oggi, il Giv, continua ad investire ancora nel territorio (dove ha, da poco, aperto la Locanda Re Manfredi, ndr), con un budget importante, tra i 3 ed i 4 milioni di euro per far crescere tenuta e marchio, come ha spiegato a WineNews, il presidente del Gruppo Italiano Vini, Corrado Casoli: “siamo convinti la Basilicata ed il Vulture abbiano tutte le caratteristiche per fare grandi vini, soprattutto rossi. Qui abbiamo trovato questa bellissima azienda, Re Manfredi (guidata da Paolo Montrone, al vertice anche dell’Enoteca Regionale Lucana, ndr), oltre 100 ettari di vigneti sotto il Vulture, molto vocati per fare qualità. Ci puntiamo tanto, perchè crediamo che sia un territorio ancora un po’ vergine, dove la natura la fa da padrona, e dove si possono esprimere grandi potenzialità. E crediamo che l’Aglianico possa stare tra tra i grandi vitigni e vini d’Italia: su questo territorio vulcanico ha caratteristiche per dare grandi vini rossi, ha grande capacità di invecchiamento”.
Insomma, un alfiere del vino lucano, che ha il potenziale, a detta di molti, per stare, dal punto di vista qualitativo, faccia a faccia con i più blasonati Barolo o Brunello di Montalcino, per fare degli esempi. “Se vogliamo valorizzare questo territorio - conclude Casoli - dobbiamo puntare sui suoi prodotti. L’Aglianico ne è il re, ed insieme agli altri vini del territorio può far conoscere la Basilicata come nuova frontiera dei grandi vini italiani”.
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