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CONSUMI E SALUTE

Beca (Beating Cancer Plan) Ue: la Commissione ripropone tasse e norme per frenare i consumi di alcol

Allarme di Unione Italiana Vini (Uiv): “il nuovo testo presenta alcuni aspetti addirittura peggiorativi rispetto al passato”
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Paolo Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv)

Da una sponda all’altra dell’Oceano, il braccio di ferro tra chi in nome del salutismo vuole restringere le norme sulla comunicazione ed il consumo di alcol, e chi in nome della cultura e della storia, ma anche del piacere, difende il consumo moderato, ma si oppone ad una sorta di neoproibizionismo di ritorno, non conosce riposo. E così, se nelle settimane scorse, in Usa, il dibattito è stato acceso da studi contrastanti e dalla richiesta dell’ex Surgeon General di inserire nelle etichette avvisi sulla relazione tra consumo di alcol e cancro (che, ad oggi, non ha avuto seguito, anche dopo il cambio di presidenza da Biden a Trump), in Europa è la revisione del Beca (Beating Cancer Plan) a riaccendere i riflettori sul tema.
Un documento, quello che la Commissione Ue ha firmato il 4 febbraio, che torna ad agitare il settore del beverage, in un momento già complesso tra mercato in calo, salutismo comunque già crescente, tensioni internazionale che deprimono i consumi, cambiamento climatico e così via. In particolare, nel piano si parla di strategie per ridurre tanti fattori di rischio, tra cui “il consumo dannoso di alcol” (ma anche, per dovere di cronaca, il fumo, l’obesità, la mancanza di attività fisica, l’esposizione a sostanze inquinanti ed a radiazioni, e così via, ndr). Le proposte che riguardano il consumo di alcol, sono sempre le solite: aumento delle tasse, limitazioni alla comunicazione e alla promozione, e così via.

“Piove sul bagnato nel settore del vino, e non solo Oltreoceano, con i paventati dazi, ma anche in Europa. È stato infatti pubblicato in questi giorni - rileva Unione Italiana Vini (Uiv) - il nuovo documento di lavoro della Commissione Ue del piano Beca (Beating Cancer), lo stesso che 3 anni fa proponeva forti limitazioni al commercio oltre all’introduzione di etichette allarmistiche e altro. Proposte le cui linee più oltranziste furono bocciata dall’Europarlamento. Questo nuovo testo - rileva Uiv - presenta alcuni aspetti addirittura peggiorativi rispetto a quello che ha trovato opposizione politica. In particolare, la Commissione afferma di essere al lavoro per introdurre nuove misure più stringenti riguardanti la tassazione - anche per il vino - dei prodotti e la limitazione delle vendite transfrontaliere, l’informazione ai consumatori attraverso l’introduzione avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche e la regolamentazione della pubblicità degli alcolici”.
“Cambia la squadra - ha puntualizzato il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - ma, purtroppo, il leit motiv della Commissione Europea rimane lo stesso. Speravamo che la nuova Commissione incentrasse il suo lavoro su misure volte a rafforzare la competitività delle imprese, non a inasprire la tassazione e a creare nuove distorsioni nel mercato unico. La sensazione - ha aggiunto - è che nell’Unione Europea la mano destra non sappia cosa faccia quella sinistra: è il caso degli health warning, riproposto nel documento quando lo stesso Commissario alla Salute Varhelyi, in audizione in Parlamento Europeo, aveva detto che non era una priorità per la nuova Commissione. Ci appelliamo agli Stati membri e in particolare agli Europarlamentari italiani per bloccare in sede di Consiglio e del Parlamento Ue un documento redatto senza alcuna consultazione pubblica con gli stakeholder. Sarebbe - ha concluso Castelletti - un esordio shock della nuova legislatura per un settore che vale per il Vecchio Continente oltre 100 miliardi di euro e milioni di posti di lavoro”.
Nel testo di revisione, spiega l’Unione Italiana Vini (Uiv), la Commissione afferma che oltre il 90% delle azioni del piano sono state avviate, con molte già completate. Attualmente, la direttiva sulle aliquote fiscali sugli alcolici stabilisce una quota minima di accisa pari a 0 euro per il vino e altre bevande fermentate, una delle proposte è di cambiare questo principio.

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