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Biodiversità, Settesoli fa 28 in Sicilia: tante le varietà di uva, autoctone ed internazionali, coltivate e vinificate dalla cooperativa siciliana nei suoi 6.000 ettari di vigna. Un record possibile grazie a sperimentazioni e ricerca fin dagli esordi

Oggi si parla sempre più spesso di biodiversità. Ma c’è chi, in tempi non sospetti, ne ha fatto un must del proprio vigneto. È la case history di Settesoli, la più grande realtà di Sicilia, con 2.000 soci, 500.000 quintali di uve all’anno ed un vigneto di 6.000 ettari dove, probabilmente, è custodito un primato assoluto, fatto dai ben 28 vitigni diversi tra internazionali, autoctoni siciliani ed italiani che vengono coltivati e da cui la cooperativa dà vita ai 24 milioni di bottiglie prodotte ogni anno.
Aglianico, Alicante, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Catarratto, Chardonnay, Chenin Blanc, Ciliegiolo, Fiano, Frappato, Grecanico, Grillo, Insolia, Merlot, Moscato, Nerello Mascalese, Nero d’Avola, Perricone, Petit Manseng, Petit Verdot, Pinot Grigio, Sangiovese, Sauvignon Blanc, Syrah, Tannat, Trebbiano, Vermentino e Viognier, una varietà frutto di anni di sperimentazioni e ricerche sul rapporto tra i vitigni ed i territori nell’area Sud Occidentale dell’isola, in un territorio collinare incomparabile per esposizioni, varietà di suoli e biodiversità, in cui la cantina opera.
“Cantine Settesoli si legge in una nota - è stata fondata nel 1958 come reazione di un gruppo di agricoltori alla grave crisi che attraversò in quel periodo il settore vitivinicolo locale. Nel 1965, l’anno della prima vendemmia, esattamente 50 anni fa, l’esigenza della cooperativa era ovviamente quella di produrre vino in quantità. La Settesoli iniziò sin da subito a rivestire un ruolo di traino per risollevare l’economia molto provata della zona, minata nel gennaio del 1968 dal tragico terremoto del Belice. Alla fine degli anni ‘70 però, considerato il clima favorevole alla coltivazione della vite e le potenzialità qualitative del territorio, dovute anche alle diverse tipologie di terreno (medio-impasto, calcareo, argilloso, sabbioso e così via), Cantine Settesoli decise di esplorare nuove strade. Vennero realizzati 5 campi sperimentali in terreni e microclimi diversi. In questi campi vennero coltivati a contro spalliera diversi vitigni autoctoni (Ansonica, Catarratto, Nero d’Avola, Grillo, Nerello Mascalese, Grecanico Dorato), alloctoni (Pinot Grigio, Nero e Bianco, Chardonnay, Viognier, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Sauvignon Blanc, Muller Thurgau, Sangiovese, Riesling, Malvasia) e varietà provenienti da altre regioni italiane (Aglianico, Fiano e Vermentino) con lo scopo di selezionare i cloni migliori attraverso lo studio dei comportamenti vegeto-produttivi, l’analisi dei fenomeni termici correlati con la maturazione, l’analisi delle curve di maturazione e degli aspetti quali-quantitativi della produzione”.
“Grazie a questo processo di selezione - continua l’azienda - e all’innovazione tecnologica e alla passione dei viticoltori, attualmente Cantine Settesoli coltiva solo le varietà che meglio si adattano al territorio e ne esprimono tutte le caratteristiche e particolarità attraverso i profumi, la freschezza e la forte personalità. L’obiettivo è produrre qualità e rispettare ambiente e territorio. Il territorio ovviamente è di fondamentale importanza, poiché è dal terreno che i vini traggono una serie di componenti che ne determinano la tipicità e il carattere. Dando linee guida ai propri soci in base alla vocazione qualitativa dello specifico territorio per la scelta varietale, le forme di allevamento, la densità d’impianto e le tecniche colturali più idonee”.
“Una buona varietà di uve in un clima non idoneo - spiega Filippo Buttafuoco, enologo delle Cantine Settesoli - non potrà mai fornire prodotti di qualità, perciò è fondamentale selezionare le uve da coltivare in base al territorio. Uve internazionali, come ad esempio, Chardonnay, Viognier, Syrah o Petit Verdot, in questa area della Sicilia hanno dato vita ad un vino dal carattere estremamente distintivo. Anche uve legate ad altre regioni d’Italia, come il Fiano campano o il Vermentino, uno dei vitigni più coltivati in Sardegna, nel nostro territorio hanno dato risultati al di sopra di ogni aspettativa”. Oltre, ovviamente, ai must della Sicilia, dal Nero d’Avola al Nerello Mascalese passando dal Perricone ...
Info: www.cantinesettesoli.it

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