Per qualcuno è una formula stantia, superata, eppure l’en Primeur di Bordeaux è un appuntamento immancabile, sia per la stampa internazionale che per i wine merchant, a partire da quelli britannici, storicamente “responsabili” di un sistema che, ancor prima e più delle nostre anteprime, sancisce il successo o meno dell’ultima annata prodotta. In questo senso, la 2017 non è andata benissimo: gli acquisti dei commercianti inglesi, infatti, hanno visto un vero e proprio crollo, del 50%, a quota 45 milioni di sterline, e del -60% dei volumi, nonostante un taglio del prezzo medio di rilascio degli Châteaux inferiore dell’11,8% al 2016. Come emerge dall’analisi del Liv-ex), il benchmark del mercato secondario del vino, c’è stata una certa riluttanza nel riconoscere alla 2017, vendemmia non fortunatissima, al pari della 2014, un prezzo troppo vicino a quello dell’annata 2015, ritenuta qualitativamente assai superiore. A salvarsi sono stati solo i Premier Cru ed i brand più conosciuti, mentre gli altri dovranno fare i conti con il mercato tra qualche anno.
Ciò che non convince i wine merchant, non solo britannici, è il criterio con cui si sceglie il prezzo di uscita dalla cantina, che spesso si risolve in una variazione, verso l’alto o verso il basso rispetto all’anno precedente, del tutto arbitraria. In effetti, però, il bello dell’en Primeur sta proprio nel fatto che per lunghi giorni, se non settimane, chi acquisti e chi giudica l’annata di Bordeaux ha la possibilità, e la capacità, di approcciare ogni vino, di ogni singola azienda, in maniera abbastanza approfondita da capire perfettamente il valore di ogni etichetta, riconoscendo quindi il giusto prezzo a chi ha lavorato meglio. Non sorprende, quindi, il continuo calo delle vendite, che tra Châteaux capaci comunque di garantirsi sempre margini importanti, e wine merchant che non si lasciano prendere la mano, finisce per schiacciare i negociant francesi che, con milioni di bottiglie ancora in magazzino, sono costretti a ridurre i margini per permettere un ricambio dell’offerta.
Sfortunatamente per loro, l’esempio di annate simili, come la 2006 e la 2011, è tutt’altro che tranquillizzante, visto che i rendimenti negativi dovuti ad un prezzo di uscita troppo alto sono ancora sulle spalle degli stessi negociant: anche in questo caso, il rischio che i prezzi scendano, una volta che la 2017 sarà in commercio, sono assolutamente reali e realistici. In definitiva, quindi, continua ad acuirsi l’attrito tra mercato primario e mercato secondario, cui molti Châteaux, secondo l’analisi del Liv-ex, continuano a prestare scarsa attenzione, continuando invece a tenere sotto stretto controllo la catena di approvvigionamento, con una certa rigidità sul fronte dei prezzi, che lascia poco spazio ad una marginalità importante per gli altri attori della filiera commerciale. Una strategia miope, che rischia di non permettere nelle annate migliori, di imporre prezzi maggiori nelle future vendite en Primeur.
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