Giulio Gambelli, il “maestro del Sangiovese” di cui molti, dopo la sua scomparsa nel 2012, hanno riscoperto il valore, era nato a Poggibonsi, in provincia di Siena, nel 1925. E il mestiere di cui poi divenne un fuoriclasse assoluto, lo imparò proprio all’Enopolio di Poggibonsi, sotto la guida di un maestro d’eccezione, quel Tancredi Biondi Santi, autore di una delle bottiglie forse più rappresentative del vino italiano: il Brunello di Montalcino Tenuta Greppo Riserva 1955. E sarà proprio la cittadina toscana a rendere omaggio a Giulio Gambelli, in arte “Maestro Assaggiatore” come lo definì Luigi Veronelli, ed a ricordarlo, ancora una volta, nel centenario dalla nascita, con la mostra “Bottiglie d’autore - Gambelli 100”, di scena nell’Expo Centro Culturale Accabì Hospital Burresi (dal 27 giugno al 14 luglio) nella sua Poggibonsi. La mostra rientra tra gli eventi organizzati dal Comune di Poggibonsi e patrocinati dalla Regione Toscana, per celebrare il centenario della nascita di Giulio Gambelli. È realizzata dall’associazione “Amici di Poggibonsi”, con la Fondazione Elsa ed è curata da due giornalisti dell’Associazione Stampa Enogastroalimentare Toscana (Aset) che collabora per tutti gli eventi. Si tratta di Carlo Macchi, considerato un po’ il biografo ufficiale di Giulio Gambelli, il giornalista David Taddei, che ha avuto l’idea di presentare le bottiglie, 16, come una mostra d’arte personale e ha pensato al percorso espositivo.
Nel vernissage, sarà proiettata anche una vecchia video-intervista prodotta da WineNews che risale all’Ottobre 2007, uno dei rari documenti filmati rimasti di lui, schivo e modesto, più a suo agio con i vini da accudire, gli amici e la famiglia che con le telecamere. “Ci piace ricordare il ruolo fondamentale che Giulio Gambelli ebbe nella Commissione d’Assaggio del Brunello e il premio che il Consorzio gli volle conferire nel 2004, con un’edizione speciale del “Leccio d’Oro”, per il riconoscimento del prezioso lavoro svolto per il territorio. Ricordiamo anche il premio che due anni prima nel 2002 gli consegnò l’allora presidente della Camera di Commercio di Siena, Vittorio Galgani, in un’importante asta di beneficenza all’Enoteca Italiana, alla quale partecipammo insieme alle tante aziende, con il lotto “Gli Amici di WineNews”, voluto dal sito WineNews”, spiegano gli organizzatori.
“Le etichette individuate per la mostra che si inaugura il 27 giugno a Poggibonsi (via Carducci 1, ore 17,30, Expo Centro Culturale Accabì Hospital Burresi) raccontano in modo didascalico la traiettoria umana e professionale di Giulio Gambelli. Sono presentate appese alle pareti in verticale, in una cornice di legno. Non sono nella classica posizione distesa, come siamo abitati a vederle nelle cantine, ma si presentano come opere d’arte all’interno di una mostra personale. Ognuna ha il suo cartiglio, la didascalia, che in poche battute racconta non le note di degustazione, ma la storia che quella bottiglia evoca. Storie legate alla vita di Giulio Gambelli ed ai produttori via via incontrati”, spiegano ancora gli organizzatori.
Tutte le aziende storiche più importanti hanno collaborato; ci sono i Brunello di Montalcino di Case Basse di Soldera e di Poggio di Sotto, Il Colle di Carli. Ed ancora, Le Pergole Torte di Montevertine, e tutti i Chianti della sua vita: Bibbiano, Ormanni, Lilliano, San Donatino, Villa Rosa, Cacchiano, Rencine. Ma anche il Galatrona di Petrolo, grande espressione del Merlot, a testimoniare che non era solo “maestro del Sangiovese”. Non mancano le bottiglie celebrative che portano il suo nome come il Julius, sempre di Ormanni, e l’introvabile “Bicchierino”, come lo chiamavano gli amici di Poggibonsi, prodotto in serie limitata, poco dopo la sua morte dal Consorzio Agrario di Siena e che rappresenta un’eccezione. Le altre bottiglie sono, infatti, dell’annata in corso proprio per testimoniare come il lavoro di Giulio Gambelli non si è interrotto con la sua morte, ma si è sedimentato e continua a vivere.
“I fili narrativi sono principalmente due. Da una parte - spiegano ancora gli organizzatori - ci sono le testimonianze che raccontano l’unicità di Giulio, principe degli assaggiatori, dal palato raffinato e allenato, dalla capacità leggendaria di riconoscere pregi e difetti di un vino con una precisione maggiore rispetto alle analisi chimiche. Dall’altra c’è il racconto di quella che viene chiamata “la rivoluzione gambelliana”: portare nel Chianti i segreti dei vini di sangiovese in purezza. Segreti imparati quando, giovane e talentuoso cantiniere, lavorava all’Enopolio di Poggibonsi (forse la più grande cantina italiana dell’epoca) sotto l’egida di Tancredi Biondi Santi, padre della celeberrima Riserva 1955 di Brunello di Montalcino. Gli anni sono gli stessi. Se fino ad allora l’uvaggio monovitigno era rimasto confinato a Montalcino, dopo questo sodalizio, arriva con Gambelli nel Chianti e spodesta la ricetta storica del Barone Ricasoli con Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Malvasia e Trebbiano. Ci vollero in verità più di dieci anni perché Gambelli riuscisse a trovare un produttore chiantigiano pronto a questa rivoluzione copernicana. Il primo tentativo fu nel 1968 con Enzo Morganti a San Felice, dove insieme fecero il Vigorello che poi passò gradualmente ad un taglio bordolese. Il successo arrivò con Sergio Manetti di Montevertine e Le Pergole Torte. Un successo doloroso che aprì una frattura con il mondo del Chianti Classico che visse con imbarazzo il nuovo vino. Le Pergole Torte uscirà dal perimetro della denominazione Chianti Classico nel 1981. Bisogna aspettare 33 anni perché le cose cambino. Nel 2014, il Consorzio vara la “Gran Selezione”, la nuova tipologia sopra la Riserva che si può fare con un uvaggio soltanto: Sangiovese 100%. Proprio per questo la mostra si chiama “Bottiglie d’autore - Gambelli 100”. Cento come l’anniversario dalla nascita e cento come la purezza del suo vitigno più amato. Giulio Gambelli non ha fatto in tempo a vedere la sua rivoluzione trasformarsi nel simbolo della tipicità e dell’eccellenza chiantigiana. Morì due anni prima. Chissà come ne sarebbe stato felice”.
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