In un anno segnato da rincari internazionali e frodi milionarie, l’olivicoltura italiana rialza la testa: per l’Uliveto Italia, nel suo complesso, si prevede una buona annata, anche se in forma disomogenea, con una raccolta delle olive in forte crescita al Sud, in drastico calo al Centro-Nord, per una produzione di olio made in Italy stimata di 300.000 tonnellate, in crescita del +21% sul 2024. Un risultato che riporta il Belpaese al secondo posto mondiale sia per produzione che consumi (rispettivamente dietro alla Spagna e alla Grecia, ndr), ma dietro i numeri si nascondono sfide cruciali: squilibri territoriali, età media degli olivicoltori oltre i 53 anni e la necessità di regole più severe per difendere qualità e trasparenza.
Le stime su dati Ismea, presentate da Confagricoltura e Unapol-Associazione Nazionale Produttori Olivicoli a “La Prima dell’Olio”, a Palazzo della Valle, nei giorni scorsi a Roma, indicano che “l’Italia ha potenzialmente recuperato il proprio posizionamento nell’ambito dei Paesi produttori”, ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura. Sul fronte dei consumi, l’Italia si conferma il secondo Paese consumatore al mondo, mentre sul piano economico è interessante il mantenimento del differenziale di prezzo dell’olio italiano, quasi il doppio di quello spagnolo e greco. Segnali positivi arrivano anche dall’analisi della bilancia commerciale, che nei primi 7 mesi 2025 risulta in lieve avanzo, evento raro per il settore. Tuttavia, il comparto resta fragile: “per ogni giovane olivicoltore ce ne sono 10 over 55, con conseguenti problemi di sicurezza sul lavoro e rischio di abbandono delle colture e del paesaggio olivicolo che qualifica l’Italia”, ha evidenziato il presidente Unapol Tommaso Loiodice chiedendo azioni che diano futuro al settore. Per invertire la rotta, partirà un progetto pilota di formazione con l’Istituto Agrario di Roma.
Sul fronte della trasparenza, anche Coldiretti-Unaprol chiedono regole più forti contro le speculazioni, tracciabilità europea e stop alle importazioni durante la raccolta nazionale. “Serve proteggere un settore che garantisce 50 milioni di giornate lavorative e presidia aree interne. L’Italia mantiene la leadership qualitativa grazie a oltre 500 varietà autoctone e una capacità produttiva unica - ha detto David Granieri, presidente Unaprol-Consorzio Olivicolo Italiano, in Commissione parlamentare d’inchiesta, sempre nei giorni scorsi a Roma - per difendere questa eccellenza, servono controlli più rapidi, documenti elettronici per le olive e regole che premino la qualità, non la speculazione”. Granieri ha ribadito “la necessità di rafforzare i sistemi di tracciabilità e controllo, anche alla luce dei gravi squilibri produttivi e dell’aumento dei prezzi internazionali dell’olio extravergine d’oliva che hanno caratterizzato l’ultimo anno”. Inoltre, ha denunciato il caso della “speculazione Borges”, con olio tunisino rimesso sul mercato come prodotto spagnolo per oltre 200 milioni di euro, e proposto l’estensione del Sian a livello europeo per garantire controlli omogenei e in tempo reale su tutta la filiera. Tra le misure indicate, vi sono quelle di “posticipare le importazioni durante la raccolta nazionale, introdurre il documento di trasporto elettronico per le olive (previsto dalla legge 206/2023 sulla tracciabilità) e ridurre i tempi di classificazione degli oli per maggiore trasparenza”, ha concluso Granieri.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025


















































































































































































