Non solo promozione, il “prezzo del successo” nazionale ed internazionale di una Denominazione, purtroppo, si vede anche dall’ingente capitolo di spese per la sua tutela nei mercati più importanti per il vino italiano: dall’Ue alla Cina, dalla Danimarca alla Svezia, dalla Francia al Regno Unito, fino all’Armenia, solo per la Valpolicella e solo nell’ultimo anno, sono state ben 17 le Denominazioni in causa perseguite legalmente, perché false o per utilizzo improprio e illegale, in 12 diversi mercati, tra cui, per citarne solo alcune, Ca’ Amarone e Ripassa, Vinocella-Valpolicella Style e Primarone, Aminirone e Gran Marone. Emerge dai dati del Bilancio 2017 del Consorzio Tutela Vini Valpolicella,che rappresenta oltre l’80% dei produttori che utilizzano la Denominazione “Valpolicella”, e nel quale le azioni di tutela e vigilanza della Denominazione assorbono oltre l’86% del consuntivo approvato ieri dall’Assemblea ordinaria dei soci, per 1,9 milioni di euro.
Quindi, l’altro dato fondamentale: il fatturato, a 2,2 milioni di euro, con margini di liquidità e di struttura in crescita rispettivamente del 50% e del 6% sulla media del biennio precedente. “Per il Consorzio Tutela Vini Valpolicella, il 2017 si è chiuso con uno stato patrimoniale che manifesta una solidità strutturale in linea con l’ultimo triennio - ha affermato il direttore Olga Bussinello - sul fronte dei progetti abbiamo intensificato le azioni rivolte al consolidamento del brand territoriale e all’internazionalizzazione delle nostre piccole e medie aziende, ma anche i programmi per la sostenibilità del vigneto Valpolicella, 8.000 ettari, che vanta una produttività tra le più alte in Italia e un giro d’affari che supera i 600 milioni di euro”.
Tra le attività istituzionali di promozione, le 12 iniziative per l’internazionalizzazione realizzate nel 2017 hanno raggiunto complessivamente 9 Paesi: Usa con San Francisco, Los Angeles e New York; Canada con Vancouver e Toronto; Zurigo, Dusseldorf; Londra; Varsavia; Praga; Kiev; Hong Kong. “La forte campagna di promozione estera messa a segno dal Consorzio si sta rivelando sempre più strategica per l’immagine delle aziende già presenti nei mercati e per il posizionamento delle aziende emergenti del territorio - ha commentato Andrea Sartori, presidente del Consorzio - infatti, la produzione della filiera vede esportate 8 bottiglie su 10, grazie anche alle attività sui principali mercati esteri di destinazione della Denominazione organizzati dal Consorzio. L’Amarone è sempre più il brand di traino. Lo confermano i dati export dell’anno scorso che lo hanno visto crescere su tutte le piazze più competitive e promettenti nello stesso tempo. Dalla Germania, principale mercato di sbocco, agli Usa cresciuti del 10%; dalla Svizzera al Regno Unito, in aumento del 5%, fino a Cina e Giappone che hanno registrato un incremento del 15%”.
Intensificati anche gli eventi sul territorio: 12 tra seminari, convegni, incontri tecnici e manifestazioni come l’Anteprima Amarone e il Vinitaly, oltre a un calendario di degustazioni organizzate anche con partner tecnici e programmi di incoming sul territorio.
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