La crescita della qualità del vino, insieme all’espansione geografica della produzione e del mercato, sono stati i tratti distintivi di questo primo quarto di 21esimo secolo. Robert Parker, fondatore del “The Wine Advocate” del “100 point system”, è la personalità del secolo, mentre per il futuro le maggiori opportunità per i produttori verranno dal cambiamento dello stile dei prodotti (che dovranno essere sempre più eleganti, freschi, leggeri e più approcciabili dai consumatori), e dall’enoturismo. A patto che tutti lavorino per la difesa del valore culturale del vino, il cui elemento primario è quello della convivialità e della sua capacità di favorire l’incontro tra le persone. Ecco gli atout di “Wine Lister Leagues” 2025, il report di Wine-Lister (di proprietà di “Le Figaro Vin”), realizzato raccogliendo le opinioni di “57 Ceo, ad e responsabili dei reparti vino delle loro aziende, rappresentanti di ben oltre un terzo dei ricavi mondiali del fine wine”, spiega una nota, da cui, pur tra mille difficoltà, emerge il ritratto di “un’industria che continua a diversificarsi, ad ampliarsi e ad adattarsi, pur restando ancorata al significato culturale e alla connessione umana”, commenta Wine-Lister.
Guardando al recente passato, dunque, negli ultimi 25 anni di storia del vino, il trend che più ha caratterizzato il periodo è stata la crescita della qualità dei vini, seguito dalla globalizzazione della produzione, con tanti Paesi “emergenti” che si sono conquistati spazi importanti sulla scena, ma anche la crescita della sostenibilità della filiera, la globalizzazione sempre più netta dei mercati, ma anche la crescita della conoscenza dei consumatori (anche grazie al web e ai social), e della tecnologia di cantina. La “Wine personality of the Century”, invece, con 13 menzioni, è Robert Parker, fondatore di “The Wine Advocate” (oggi, come noto, del gruppo Michelin) e di quel “100 point system” che ha fuor di ogni dubbio cambiato la critica e la comunicazione del vino (qui una nostra video intervista con il celebre critico di 10 anni fa, con riflessioni ancora largamente attuali). Seguito, con 6 voti, da uno dei nomi che hanno fatto la storia del mito di Borgogna Domaine de la Romanée-Conti, ovvero Aubert de Villaine (qui la nostra ultima intervista), mentre seguono a distanza il critico Neal Martin, oggi firma per “Vinous” di Antono Galloni, ed uno dei padri dell’enologia moderna, l’enologo francese Émile Peynaud (scomparso nel 2004, ndr).
Guardando al futuro, invece, in un 2026 che, come abbiamo detto spesso, sarà senza dubbio ancora complicato, i trend che permetteranno ai produttori di cogliere le opportunità che, comunque, si presenteranno, sono il cambiamento dello stile di prodotto (16 risposte), che in generale (e ormai da tempo) va verso vini più eleganti, freschi e più facilmente approcciabili dai consumatori, soprattutto giovani, ma anche l’enoturismo (14 risposte), che dovrà puntare sempre di più su esperienzialità ed esperienze personalizzate, compresa una sempre migliore fruibilità del canale “direct-to-consumer”, ovvero la vendita diretta (sia fisica che on line), e ancora, importantissimo sarà il riequilibrio dei prezzi delle bottiglie (10 risposte). Ma tra i 15 “key points” indicati ci sono anche il tema della sostenibilità, le azioni da mettere in campo per gestire il cambiamento climatico, i vini a minor grado alcolico, la crescita del digitale, le iniziative per attrarre i giovani, l’innovazione del packaging e dei formati, il controllo della distribuzione, la razionalizzazione dei portafogli e della strategia di produzione, il cambiamento dei consumi, i vini dealcolati, e anche il progressivo abbandono del sistema de “La Place di Bordeaux”.
E, parlando in particolare di enoturismo, settore sempre più importante sia per il business delle cantine che dei territori, ad ogni livello, gli esperti, tra le destinazioni alle quali prestare più attenzione nel 2026, mettono in testa Bordeaux, seguita dal Portogallo, con Piemonte e Napa Valley appaiati al n. 3 sul podio, seguiti da vicino da Sicilia e Loira. Ancora, tra le zone vinicole con più cantine annoverate tra le “rising star” del 2026, spiccano Borgogna (con 39 cantine segnalate) e Bordeaux (con 30), seguite a distanza da Spagna, Champagne e Loira con (9 ciascuno) e poi da Toscana, Piemonte e resto d’Italia (con 7 menzioni per ogni categoria). E se, come tutti o tanti dicono, è fondamentale riaffermare il valore della cultura del vino, i motivi principali citati sono “perché unisce le persone”, perché è una “connessione con la storia e la tradizione”, e perché è centrale “nei momenti di gioia e di festa”.
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