Nel difficilissimo 2020, anche per il mondo del vino, chi è storicamente più focalizzato nella ristorazione ha sofferto e chiuso in perdita sul 2019, mentre si è difeso meglio chi è da sempre forte nella grande distribuzione, che, in qualche caso, è anche cresciuto. Analisi ormai consolidata di quello che è stato, riportata tante volte e da più fonti, in questi mesi, ed ora cristallizzata in una delle primi analisi dei fatturati, quella realizzata da Pambianco sui dati preconsuntivi delle più importanti cantine del Belpaese. La cui sintesi è che “i primi dieci gruppi di fascia media sono cresciuti del 3% mentre la top 5 delle realtà di fascia alta mostra una flessione a doppia cifra, pari al -12%”. I “big 5” della spumantistica, invece, nel complesso hanno messo a segno un -1%, soprattutto grazie alla tenuta del Prosecco. Diverso è il discorso se si guarda alla marginalità, la cui difesa è stato il principale obiettivo dei produttori di fascia alta, e che in alcuni casi ha registrato addirittura dei numeri in crescita.
Al top per fatturato complessivo resta saldamente il gruppo Cantine Riunite & Civ a 600 milioni di euro (-4% sul 2019), di cui 395 in capo al Gruppo Italiano Vini - Giv(-3%), davanti a Caviro, a 362 milioni di euro, in crescita del 10% (ma con il bilancio di esercizio 2019-2020 chiuso in estate, come avviene spesso nel mondo cooperativo, ed a Botter, con 230 milioni di euro (+10%). A seguire il brand del vino italiano più forte nel mondo, Antinori, con 221 milioni di euro (-10%), migliore in assoluto di quello che Pambianco definisce il segmento “Premium”, seguito dal colosso degli spumanti Fratelli Martini a 210 milioni di euro (+2%) e dal leader della cooperazione trentina Cavit, a 210 milioni di euro (+10%). Scorrendo la graduatoria dei valori assoluti, viene poi Italian Wine Brand, con 204 milioni di euro e una crescita del +30%, dato “monstre” in assoluto e soprattutto in un anno come il 2020, che evidenzia come il gruppo (che è anche quotato in Borsa del listino Aim Italia) abbia saputo cavalcare al meglio il boom dell’e-commerce ma anche della vendita all’ingrosso. Ancora, seguire il gruppo Enoitalia con 201 milioni di euro (+1%), davanti ad un altro nome top della cooperazione trentina come Mezzacorona, a 194 (+4%), e ad un altro big del vino italiano come Zonin 1821, che ha chiuso a 190 milioni di euro (-8%). A completare la “Top 10” assoluta per valori del fatturato troviamo il Gruppo Santa Margherita della famiglia Marzotto, che fissa l’asticella a 172 milioni di euro (-9%). Seguono, nella classifica, il gruppo Cevico, altro gigante della cooperazione dell’Emilia Romagna, a 159 milioni di euro (-5%), davanti alla cantina trevigiana La Marca, tutta dedicata alla spumantistica, con 150 milioni di euro (+6%), a d un’altra realtà veneta delle bollicine come Contri Spumanti, a 109 milioni di euro (+13%). Ancora, tra le migliori realtà italiane c’è il Gruppo Frescobaldi, tra i marchi più prestigiosi e storici dell’Italia del vino, a 103 milioni di euro (-10%), davanti ad una delle realtà più importanti del mondo Prosecco come Villa Sandi, con 91 milioni di euro (-4%), e ancora Ferrari - Fratelli Lunelli, realtà icona della spumantistica italiana e del Trentodoc, fortemente sbilanciata sulla ristorazione, che chiude a 85 milioni di euro (-20%), stesso fatturato di Mionetto, altro nome importante della spumantistica (-8%), ed infine il Gruppo Terra Moretti della famiglia Moretti, che spazia dalle bollicine della Franciacorta, passando per i vini di Toscana e Sardegna, anche, in questo caso, realtà focalizzata sull’horeca, che ha chiuso il 2020 a 58 milioni di euro (-19%).
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