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FESTIVITÀ

Capodanno, nel 2023 lo spumante batte lo Champagne: l’export tocca quota 936 milioni di bottiglie 

Per il cenone spesi 2,5 miliardi di euro, tra cotechino, lenticchie e pesce. Ed ora 4 italiani su 5 portano a tavola gli avanzi, secondo Coldiretti 

Capodanno, tempo di bilanci: è roseo quello dello spumante made in Italy, che ha ufficialmente battuto lo Champagne. Sono 936 milioni le bottiglie di bollicine tricolori stappate nel mondo nel 2023, più del triplo di quelle francesi, che scendono ad appena 300 milioni. Emerge da un’analisi Coldiretti, dalla quale si evidenzia che, a fine anno, è stato raggiunto, per la prima volta, un valore delle esportazioni di spumante all’estero di più di 2,2 miliardi (+3%), sulla base di una proiezione su dati Istat. E le feste di fine anno fanno anche registrare il picco della domanda nazionale, con 95 milioni di bottiglie stappate solo in Italia, tra Natale e Capodanno, con una vittoria netta sui 6 milioni di bottiglie di bollicine straniere. In complesso, per il cenone di fine anno, gli italiani hanno speso 2,5 miliardi di euro tra cibo e bevande, che quasi nove su dieci (87%) hanno consumato nelle case, proprie o di parenti e amici, mentre gli altri si sono divisi tra ristoranti e pizzerie. Ma, ormai quasi archiviate le feste in attesa dell’Epifania, gli italiani sono ora alle prese con gli avanzi: secondo Coldiretti, sulle tavole di oltre quattro famiglie italiane su cinque (82%), si riciclano i cibi non consumati  di  Capodanno e del pranzo del primo gennaio, che vengono riutilizzati in cucina, anche per una crescente sensibilità verso la riduzione degli sprechi per motivi economici, etici ed ambientali.
Il 2023 è stato un anno d’oro per le nostre bollicine: viene stappato all’estero oltre i due terzi del consumo totale, per un totale di 650 milioni di bottiglie, con i brindisi made in Italy che dominano nettamente a livello internazionale davanti allo Champagne francese, che, però, riesce ancora a spuntare prezzi nettamente superiori. Fuori dai confini nazionali, continua la Coldiretti, i consumatori più appassionati sono gli americani, dove però le bollicine italiane sono scese per la prima volta in valore dell’11%, mentre al secondo posto ci sono gli inglesi, in crescita del 2%. Su valori più bassi si trova la Germania, ma con un +8% in valore. Lo spumante italiano piace molto anche nel Paese di Putin, con un incremento del 18% in Russia, nonostante le tensioni causate dalla guerra. Le bollicine nostrane ormai sfidano alla pari lo Champagne anche in casa, tanto che proprio sul mercato transalpino si registra una crescita record delle vendite del +26%, che fa collocare la Francia al quarto posto tra i principali clienti. A guidare la classifica delle produzioni nazionali è il Prosecco, con un’incidenza del 70% degli spumanti imbottigliati, che ne ha fatto uno dei simboli del made in Italy all’estero. Ma, sulle tavole delle feste, sono ormai presenti un po’ tutte le bollicine nazionali, dal Franciacorta all’Asti, dal Trento Doc alle piccole produzioni, che si sono diffuse velocemente dall’Abruzzo alla Sicilia, passando per Toscana, Marche, Lazio e Umbria. Ne sono un esempio Trebbiano, Verdicchio, Oltrepò, Alta Langa, Moscato, Falanghina, Grechetto, Malvasia, Grillo, Nero d’Avola, Negroamaro, Durello e Vermentino.
Il successo del made in Italy è schiacciante anche a livello nazionale, con le feste di fine anno che fanno registrare il massimo di domanda dello spumante, con circa 95 milioni di tappi di spumante stappati nel nostro Paese tra Natale e Capodanno, con una vittoria netta sulle 6 milioni di bottiglie di Champagne. Quasi 9 italiani su 10 (89%) non hanno rinciato a fare un brindisi made in Italy a fine anno, secondo l’indagine Coldiretti/Ixé: si tratta del prodotto più presente sulle tavole degli italiani, seguito dalle lenticchie - immancabili nell’85% dei menu, anche perché sono chiamate a portar fortuna, secondo antiche credenze - mentre, al terzo posto sul podio, sale anche il cotechino o lo zampone (70%). Premiata anche l’uva (56%), i frutti di melograno, la frutta secca e il peperoncino rosso. Rilevanti gli acquisti di pesce nazionale, a partire da alici, vongole, sogliole, triglie, anguilla, capitone e seppie, ma il 65% degli italiani ha assaggiato il salmone arrivato dall’estero, il 9% si è permesso le ostriche e il 5% il caviale, spesso di produzione nazionale. Per il cenone di fine anno sono stati destinati alla tavola 98 euro in media a famiglia, in leggero aumento sul 2022 (+2%). Per il cenone di fine anno gli italiani hanno speso 2,5 miliardi di euro per i cibi e le bevande, che quasi nove italiani su dieci (87%) hanno consumato nelle case, proprie o di parenti e amici, mentre gli altri si sono divisi tra ristoranti e pizzerie scelti da 4,6 milioni di persone, con  350.000 presenze negli agriturismi.
Adesso, sulle tavole di oltre quattro famiglie italiane su cinque (82%) è il momento di riciclare gli avanzi: secondo l’indagine Coldiretti/Ixé, dai banchetti delle feste solo nel 9% delle case non è avanzato niente, mentre il 4% ha donato in beneficenza, e solo l’1% dichiara di buttare gli avanzi nel bidone. L’alternativa alla conservazione in frigo è la trasformazione degli avanzi in nuovi piatti, con la cosiddetta “cucina del giorno dopo”. Polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce sono ottime soluzioni per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille. La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un eccellente torrone, mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme. Recuperare il cibo è una scelta che fa bene all’economia e all’ambiente, anche con una minore produzione di rifiuti.

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