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CARLIN PETRINI E MARIO CATANIA: DUE FACCE DI UNA STESSA AGRICOLTURA, CHE RIPARTA DALLA DIFESA DELLA TERRA E DEL LAVORO DEI CONTADINI ED ARRIVI AD UNA VERA SINERGIA CON L’INDUSTRIA AGROALIMENTARE, RISPETTANDO DIVERSITA’ E TERZO MONDO

Non Solo Vino
Il Ministro Mario Catania ed il Presidente Slow Food Carlin Petrini

“Siamo partiti dai contadini, dalla difesa della terra e del lavoro nei campi dall’industria. Adesso la sfida è quella di creare un nuova alleanza tra il mondo dell’agricoltura e quello dell’agroindustria, perché una volta salvato il nostro patrimonio enogastronomico, il passo successivo è quello di saperne fare un’economia di scala, con l’auspicio che il mondo industriale dimostri il rispetto dovuto ai nostri contadini ed ai giovani che vogliono tornare alla terra”. Ecco la “conversione” del fondatore di Slow Food, Carlin Petrini che, dal “Salone del Gusto” di Torino, indica la via da seguire per i prossimi anni, una strada lastricata di buone intenzioni e fitta di ostacoli, ma che parte sempre da una certezza, la necessità “di una sovranità alimentare, il che vuol dire che ogni comunità ha il diritto di piantare e mangiare ciò che vuole, ma per garantirla bisogna ripartire dalla difesa dell’agricoltura locale, messa in pericolo nel nostro Paese dall’erosione continua dei terreni agricoli, usurpati da un’urbanizzazione senza fine”. Un problema storico, che il ministro per le Politiche Agricole Mario Catania “sta cercando di cambiare con un decreto legge strategico per il futuro del settore: dire che i comuni non possono più fare cassa con gli oneri di urbanizzazione è un elemento chiave per cambiare le cose: dobbiamo difendere gli spazi agricoli, vero pilastro di due settori strategici come turismo ed agricoltura, alla quale i giovani devono poter tornare per prendersi delle soddisfazioni, non per tornare alla vita grama dei loro nonni”. Ma l’orizzonte di Petrini, che guarda all’Italia partendo da Torino, “che diventerà la capitale europea dell’enogastronomia, perché è qui che convergono e dialogano le intelligenze ed i maestri del gusto di tutto il mondo, ed è qui che è nato un fenomeno come Eataly, in grado di far diventare le nicchie qualitative una possibilità per tutti”, abbraccia idealmente tutto il mondo, sull’onda della novità più importante di questa edizione del “Salone del Gusto”, la convergenza e la sinergia “con la rete di “Terra Madre”, con cui condividiamo lo stesso percorso dal 2004: ci sono rappresentanti di 100 Paesi, che fanno di questo evento l’appuntamento più importante al mondo”.

E se il presidente di Slow Food non manca di rendere i giusti meriti al ministro dell’agricoltura, è vero anche il contrario: c’è empatia, che nasce da un’identità di vedute, sul presente e sul futuro del mondo agricolo, tra Mario Catania e Carlin Petrini: si può riassumere con una parola il rapporto tra i due, tanto che il ministro parla di vera e propria “simbiosi con Petrini e Slow Food: tutto quello che Carlin sta facendo coincide con il mio modo di vedere l’agricoltura, perché quando si assume un incarico istituzionale bisogna portare con sé idee e sogni”. Per questo “sono d’accordo con il nuovo ruolo che deve recitare l’agricoltura: dobbiamo recuperare un atteggiamento diverso verso storie e tradizioni, restituendole la valenza economica, culturale e morale che le appartiene”. E per farlo, ci vuole un cambio di rotta a livello planetario, che “metta fine a politiche, come quelle che l’Occidente fa da 40 anni, responsabili dell’impoverimento dell’altra metà del mondo, dalle eccedenze agricole all’imposizione di monoculture destinate ai Paesi ricchi”. È in quest’ottica che “gli agricoltori italiani devono sottrarsi alla logica delle commodities: dobbiamo rimettere al centro la qualità ed il reddito”.

A ricordare i numeri di questo “Salone del Gusto”, è stato Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia: “80.000 metri quadrati di superficie, di cui il 40% non è dedicata al commercio, messa a disposizione, gratuitamente, ad attività educative, perché senza tutto questo non ci sarebbero né il ”Salone del Gusto” né “Terra Madre”, ma per farlo serve il supporto di Regione e Città, che sono co-proprietari: senza istituzioni dovremmo cambiare, vendere più spazi, snaturando la nostra mission”.
Chiamato in causa (come amministratore), sul palco del “Salone del Gusto” c’è stato spazio anche per il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, che ha sottolineato come, dietro alla crescita dell’export agroalimentare ci sia “la possibilità di creare posti di lavoro, soprattutto nell’industria della trasformazione. Dobbiamo mettere in contatto domanda e offerta di lavoro per risolvere i problemi di comunicazione che a volte emergono tra agricoltura, industria, catene commerciali e turismo, perché c’è grande possibilità di crescita e di lavoro”. E un monito all’eccesso di “fotovoltaico ed eolico, perché il territorio è anche identità, e va preservato così com’è”.

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