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Caro, carissimo vino ...: qualità o marketing a spese del consumatore ? Al tavolo di un ristorante prezzi maggiorati anche del 250%
di Mariangela Galgani

Il vino diventa sempre più caro e nei ristoranti gli aumenti arrivano anche al 250%. Il momento d’oro del settore spinge i listini: incrementi diversi a seconda dei punti di vendita e non sempre giustificati. Salgono i prezzi delle etichette blasonate, ma i ricarichi più alti sono sulle bottiglie sconosciute. Il primo allarme è arrivato da Vinitaly (Verona, 11/15 aprile): lamentele tra gli addetti ai lavori. Oggi, però, il malumore contro la corsa dei prezzi si sta diffondendo a macchia d’olio. Secondo l’Osservatorio del Salone del Vino (Torino, 22/25 novembre), nel 2001 ci sono stati rincari del 4% e in alcuni casi si è andati anche oltre il 50 %. Con imprevedibili effetti moltiplicatori. Al ristorante per un Sassicaia ’97 si possono pagare anche più di 250 euro; in enoteca un Barolo Sperss di Gaja del ’93 supera i 180 e un Brunello di Montalcino Riserva Biondi Santi del ’90 va sui 220 euro. Sempre meno, comunque, dei prezzi che spuntano certi blasonati cru d’Oltralpe, Chateau d’Yquem, Chateau Margaux, Mounton Rothschild. Se è vero che i vini costosi non sono certo un bene indispensabile e li compra soprattutto chi non bada a spese le scelte di marketing sembrano pesare molto sui vini e sulle tasche dei consumatori.

Quello del carobottiglia è stato anche uno dei temi al centro del congresso degli enologi a Montesilvano (Pescara) dal 6 al 9 giugno. "I dati in nostro possesso - ha rivelato Giuseppe Martelli, direttore di AssoEnologi - mettono in luce che i maggiori ricarichi sono sulle bottiglie a basso costo di partenza, spesso sconosciute, qualche volta anche a denominazione d’origine. Perchè un vino famoso, al top dell’immagine e della qualità, ha un prezzo iniziale alto che difficilmente può essere aumentato di tre o quattro volte!".

"Ci sono etichette che possono permettersi certe cifre, per il prestigio che hanno e perchè servono da "traino" agli altri vini - afferma Giuseppe Vaccarini, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier - Se c’è chi per una bottiglia pagherebbe anche il doppio, perchè venderla a meno? Oppure: perchè non ridurre il prezzo piuttosto che lasciarla invenduta? Soprattuto se il ricarico, anche inferiore, risulta lo stesso remunerativo".

Molto dipende anche dal posto dove si compra: possiamo avere un margine d’aumento che va dal 10% nei cash&carry , fino a oltre il 40% per le enoteche, le quali oltre a vendere il prodotto devono dare immagine, informazioni e servizi che hanno un costo. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, il ricarico per una bottiglia di qualità media varia da un 12% nei discount ad un 250 nei ristoranti. Secondo gli esperti un aumento ragionevole potrebbe essere del 25-30%, triplicare il prezzo come fanno certi ristoranti è un po’ troppo, anche tenendo presenti i costi di magazzinaggio e dell'invenduto. Secondo l’Assoenologi, le cose non stanno così: "Il vino non può essere paragonato alla pasta o alla conserva di pomodoro - risponde Martelli - sono tante le componenti che concorrono alla formazione del prezzo. E’ vero però che ricaricando troppo i vini di scarsa qualità si tradisce il consumatore e si squalifica l’immagine del prodotto italiano". Chi il vino lo conosce sa come difendersi, non per niente il mercato viaggia oggi a due velocità: da una parte le ci sono etichette che molto ricercate e che fanno tendenza, dall’altra quelle che non si vendono.


Una bottiglia al tavolo del ristorante, cara anzi carissima ...

Dall'Unione Nazionale Consumatori, è stata ipotizzata l'evoluzione dei prezzi al consumo di una bottiglia di vino di qualità media, venduta dal produttore a 3 euro. In realtà, c'è un ricarico anche dell'azienda vinicola (differenza tra il prezzo di cessione e costo totale) che è variabilissimo. Come si può vedere i rincari al ristorante arrivano fino al 250%:

- all'azienda vinicola - 3 euro

- all'hard discount - 3,39 euro - 13%

- all'ipermercato - 3,54 euro - 18%

- al sueprmercato - 3,60 Euro - 20%

- all'enoteca - 4,05 Euro - 35%

- al negozio di alimentari - 4,50 Euro - 50%

- al ristorante - 10,50 Euro - 250%

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