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Carole Bouquet, Massimo D’Alema, Andrea Barzagli, Carlo Cracco e l’attrazione per il vino

Cinema, politica, calcio e ristorazione: per chi viene da altri mondi, la scintilla è l’intreccio” di passione, accoglienza, bellezza e soddisfazione

Per una volta una degustazione che non dimostra la bontà dei vini grazie ad una storia di famiglia centenaria, ma a partire dalla curiosità di persone che da professionisti rinomati nel proprio settore, hanno deciso di mettere lo stesso impegno nel produrre vino. Come abbiamo raccontato tante volte su WineNews, è successo all’ex Presidente Consiglio Massimo d’Alema, all’ex difensore della Nazionale di calcio Andrea Barzagli, allo chef stellato Carlo Cracco e all’attrice francese Carole Bouquet, che per vie traverse e motivazioni differenti hanno deciso di fare i viticoltori, diventando - grazie alla loro celebrità e la serietà con cui si sono dedicati - ambasciatori straordinari del vino italiano e dei suoi (spesso piccoli e poco conosciuti, in questo caso) territori. E lo hanno raccontato in prima persona, oggi, in chiusura di Vinitaly 2024, a Verona, nella degustazione delle loro etichette, condotta dal presidente Assoenologi Riccardo Cotarella e dal vicedirettore del “Corriere della Sera” Luciano Ferraro.
La Madeleine è l’azienda comprata a Narni (Teramo) da Massimo d’Alema e la moglie Linda 10 anni fa. Hanno puntato da subito sui vitigni internazionali, ma la figlia Giulia ha voluto omaggiare l’identità umbra della Tenuta producendo un Ciliegiolo (Umbria Igt 2022): un vino succoso e piacevole da sorseggiare, negli assaggi dello staff di WineNews, chiamato Flò, che è il soprannome con cui d’Alema chiama sua moglie. “Chi viene da fuori e s’inventa di fare vino, deve approcciarsi con modestia e umiltà - ha raccontato Massimo d’Alema in collegamento dall’Università di Roma Tre - cosciente di partire da zero. Per fortuna il mondo del vino è accogliente, generoso di supporto e amicizia, che diventano moltiplicatori di sforzi e qualità”. Oggi La Madeleine è un’azienda strutturata che deve crescere e può farlo grazie all’asse femminile della famiglia d’Alema (“piccola nipotina inclusa”).
Carlo Cracco, invece, cercava con la moglie Rosa un pezzetto di campagna per rilassarsi dall’impegno che la cucina richiede. Finiscono in Romagna, terra d’origine di Rosa, dove comprano
Vistamare, un’azienda nell’entroterra di Rimini che rischiava di chiudere. “Il vino nasce a tavola e lì si scopre e si racconta. E si assaggia proprio come si assaggia il cibo” ha spiegato Carlo Cracco. Era quasi inevitabile quindi diventare sommelier e iniziare ad appassionarsi, al punto tale da decidere di mantenere le vigne che portava in eredità l’azienda appena comprata, curandole insieme all’orto, agli alberi da frutto e agli ulivi. Il Fiammarossa (Rubicone Igt 2021) è una delle tre etichette che producono, frutto di una vigna vecchia di un clone raro di Trebbiano, che vinificato in anfora diventa un vino dorato e pieno, minerale e persistente.
“Io a vent’anni al massimo bevevo un Negroni, ma di vino non sapevo proprio niente” ha ammesso Andrea Barzagli, che da sportivo doveva in ogni caso misurare i suoi rapporti con l’alcol. Poi, grazie al suo attuale socio Gianfranco Sabbatino, vi si avvicina gradualmente e decide infine di entrare in affari con lui. “Da toscano ho scelto la Sicilia, che tanto mi ha dato negli anni della mia carriera. Ancora oggi non so nulla, ma la fatica che faccio a salire sui terrazzamenti delle vigne per godermi il panorama sul mare mi piace e mi trascina”. Le Casematte è a Messina e rientra nella minuscola denominazione di Faro, che stava scomparendo e che oggi è di nuovo viva. Il Rosso 2022 è un vino minuto e scorrevole, che tiene insieme il garbo del Nerello Mascalese e Cappuccio e l’intensità del Nocera e del Nero d’Avola.
Pantelleria e la sua ruvida bellezza è invece il territorio che ha incantato Carole Bouquet, che lì ha passato numerosi anni in vacanza. Voleva assolutamente comprare un pezzetto di terra italiano e riesce infine a fare suo un minuscolo dammuso, cui poi si sono aggiunti altri edifici e altri pezzi di terra: oggi i dammusi sono 4 e gli ettari 25. “Ho deciso di prendermi cura delle viti, dei capperi e degli ulivi inizialmente per motivi di bellezza Per non sprecarne i frutti - ha ricordato Carole Bouquet - ho poi venduto l’uva ma ho finito per vinificarle: il vino mi piace, col tempo riuscirò ad imparare a farlo buono”. Il Sangue d’Oro è l’unico vino che produce: un Passito di Pantelleria (2021) più speziato e iodato che dolce e pieno dei profumi del contesto in cui cresce, “perfetto anche per l’aperitivo che facciamo in Italia”.

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