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CONSUMI

Carrello della spesa: risparmio e scelte più oculate, ma il Belpaese non rinuncia al made in Italy

È quanto emerge dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, edizione n. 15, il report che incrocia etichette e vendite nella Gdo
CARRELLO SPESA, GS1 ITALY, MADE IN ITALY, OSSERVATORIO IMMAGINO, Non Solo Vino
Gli acquisti degli italiani monitorati dall’Osservatorio Immagino

L’inflazione non cessa di far sentire i suoi effetti, contribuendo ad alleggerire il carrello della spesa del Belpaese, ma ci sono cibi a cui non si rinuncia, in particolare quelli Dop. Tra i trend in ascesa o confermati, anche i prodotti ricchi in proteine, quelli con meno zuccheri o senza uova, quelli vegani o certificati Halal. Questi (e molti altri) sono i fenomeni-chiave del 2023 individuati dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, edizione n. 15, riferito al secondo semestre 2023, il report che analizza e racconta i cambiamenti nel carrello della spesa, incrociando le informazioni riportate sulle etichette di oltre 139.000 prodotti (ingredienti, tabelle nutrizionali, loghi e certificazioni, claim e indicazioni di consumo) con le rilevazioni NielsenIQ sul venduto (retail measurement service) e consumo (consumer panel).
Il made Italy è il fenomeno più solido e longevo tra quelli monitorati dall’Osservatorio Immagino: l’insieme dei prodotti che raccoglie i suoi claim (ovvero “made in Italy”, “prodotto in Italia”, “solo ingredienti italiani”, “100% italiano”, la bandiera italiana o il nome della regione di riferimento) e le indicazioni geografiche europee (Dop, Igp, Doc, Docg), è da sempre il numero uno, sia per il numero dei prodotti che per il valore delle vendite. Un primato confermato anche nel 2023, quando il paniere dell’italianità ha raccolto 26.516 referenze che hanno sviluppato oltre 11,3 miliardi di euro di sell-out nel solo canale supermercati e ipermercati.
I prodotti dotati delle indicazioni geografiche riconosciute dalla Ue sono protagonisti indiscussi del paniere di spesa italiano, nonché apprezzati ambasciatori del made in Italy. Considerando le Dop (Denominazione di origine protetta), le Doc (Denominazione di origine controllata) e le Docg (Denominazione di origine controllata e garantita), l’Osservatorio Immagino ha individuato ben 4.595 prodotti, che hanno sviluppato nel 2023 oltre 1,5 miliardi di euro di sell-out con un aumento del +5,6% a valore ed una diminuzione del -1,2% in volume. Ma chi compra i prodotti Dop? I principali profili di acquirenti sono consumatori attenti alla qualità, generalmente disposti a spendere di più per prodotti che garantiscano un elevato standard qualitativo, di eccellenza e autenticità. Ma anche amanti della tradizione che apprezzano i metodi di produzione ed il legame con il territorio. Ancora, consumatori consapevoli, informati e attenti alle etichette, che cercano prodotti con certificazioni di origine e qualità, sensibili agli aspetti etici e ambientali legati alla produzione alimentare. Spesso sono anche gourmet e appassionati di cucina che cercano ingredienti di alta qualità per le loro preparazioni culinarie. Infine non va dimenticato il crescente numero di turisti e consumatori internazionali che durante i loro viaggi desiderano portare a casa un pezzo dell’esperienza gastronomica vissuta.
In generale, i prodotti Dop attraggono un pubblico variegato ma accomunato dalla ricerca di autenticità, qualità superiore e rispetto delle tradizioni. Questo tipo di consumatore riconosce e apprezza il valore aggiunto che tali prodotti portano alla tavola, rendendo il loro acquisto una scelta consapevole e significativa, spesso guidata da un bagaglio di informazioni veicolate dalle etichette che arricchisce il valore del prodotto. Tuttavia da diversi mesi si assiste ad un marcato andamento divergente fra valori e volumi; un fenomeno che dovrà essere tenuto sotto controllo nel prossimo futuro. In particolare lo si ritrova in sei delle sette indicazioni rilevate dall’Osservatorio Immagino, con un’accentuazione maggiore del calo dei volumi per il claim “prodotto in Italia”. È andata contro corrente solo l’indicazione Dop (Denominazione di origine protetta), l’unica ad aver chiuso il 2023 con volumi maggiori rispetto all’anno precedente.
Nel 2023 il paniere dei prodotti free from - ossia privi di alcuni componenti o ingredienti - ha sfondato la barriera degli 8 miliardi di euro di giro d’affari in supermercati e ipermercati. Per la precisione, i suoi 14.100 prodotti hanno superato quota 8,1 miliardi di euro, grazie a uno scatto in avanti del +9,7% sulla cifra incassata nel 2022. Al contrario i volumi hanno chiuso l’anno con un andamento negativo (-3,5%). Ma dall’analisi del trend dei 16 claim rilevati dall’Osservatorio Immagino emerge uno scenario molto sfaccettato, con dieci claim che hanno aumentato il fatturato in modo superiore alla media e cinque claim che sono riusciti a espandere anche i volumi di vendita, dimostrando dunque di saper rispondere a un’esigenza ben sentita dai consumatori. Questi ultimi si concentrano nell’area del controllo/riduzione dell’apporto di zuccheri, ma riguardano anche l’assenza di grassi idrogenati.
Passiamo poi ai cosiddetti rich-in: nel 2023 i prodotti naturalmente ricchi o arricchiti di componenti benefiche hanno registrato in supermercati e ipermercati un giro d’affari complessivo superiore ai 5 miliardi di euro, pari a un peso del 14,4% sul totale della componente alimentare. Nei 12 mesi analizzati questo paniere, composto da quasi 11.000 referenze, ha messo a segno una crescita annua del +10% del fatturato, mentre i volumi sono risultati in calo del -2,2%. Due soli claim non hanno perso volumi: fermenti lattici è rimasto sostanzialmente stabile (+0,3%), mentre proteine ha avuto un lieve incremento (+1,2%).
L’universo dei prodotti rich-in continua a essere dominato dalle “proteine”, che, pur essendo il secondo claim per numerosità dei prodotti a scaffale (3,9%) dietro a fibre, ne è il principale per giro d’affari (5,4% di incidenza sul totale del mondo alimentare). Nel 2023 il paniere dei 3.365 prodotti che evidenziano in etichetta il loro apporto proteico ha superato gli 1,88 miliardi di euro di sell-out, mettendo a segno una crescita del +12,8% rispetto all’anno precedente, la migliore dell’intero paniere del rich-in. Anche i volumi sono aumentati (+1,2% annui), in controtendenza rispetto al trend del mondo del rich-in. Latte fresco e Uht, formaggi grana e simili, basi e alimentazione sportiva sono le categorie che hanno guidato questo trend. L’ampliamento del mercato è stato stimolato sia dalla componente di domanda sia da quella di offerta, entrambe positive (rispettivamente +2.8% e +10,0%). “Fibre” è il secondo claim per giro d’affari (4,1% di incidenza) ma risale al primo posto per numero di prodotti (4,8%). I 4.118 che lo riportano sulle etichette hanno chiuso il 2023 con oltre 1,4 miliardi di euro di sell-out, in crescita del +11,9% sul risultato del 2022. A volume, invece, il dato è stato sostanzialmente stabile (-0,2%), ma ci sono state categorie che sono riuscite a tenere le vendite, come biscotti tradizionali, kiwi, e confetture e spalmabili base frutta. Latte fresco, latte per l’infanzia, sostitutivi del latte, yogurt funzionale e cereali per la prima colazione sono i prodotti più coinvolti nel calo annuo del -5,1% dei volumi di vendita del claim “vitamine”. Un paniere in cui rientrano 2.367 referenze (2,8% del totale) per 1,1 miliardi di euro di giro d’affari (3,3%), in aumento del +6,4% rispetto al 2022.
Infine, va segnalato il fenomeno dei prodotti “identitari”, ossia coerenti con una precisa filosofia di vita (e, quindi, di consumo), che resta uno dei più pervasivi in Italia. Sugli scaffali di supermercati e ipermercati l’Osservatorio Immagino ha individuato oltre 13.000 referenze che presentano on pack almeno un claim relativo al lifestyle (come vegetariano, vegano, bio, halal e kosher). In termini di incidenza, ciò significa che il 13,7% delle referenze presenti in questo canale richiamano in etichetta la loro idoneità ai bisogni etici e/o religiosi dei consumatori. Con i suoi oltre 4,2 miliardi di euro di sell-out, questo paniere contribuisce per il 10,5% al giro d’affari totale del mondo del largo consumo monitorato dall’Osservatorio.

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