“I dati della vendemmia sono dati positivi, che fanno ben sperare: il settore vino è uno dei settori trainanti dell’agricoltura italiana, di conseguenza se il vino va bene significa che siamo in salute, e che almeno sul vino non dobbiamo intervenire, come dobbiamo invece fare su altre problematiche. La cosa su cui però voglio lavorare è la promozione del nostro Paese, e del vino del nostro Paese, all’estero. Noi sappiamo di essere i più importanti produttori d’Europa, però la “reputation” del nostro prodotto in giro per il mondo non è all’altezza di quello che produciamo. Di conseguenza, la Francia, che fa molto più sistema di noi, è molto più organizzata di noi e si è mossa molto prima di noi, sta ottenendo risultati che invece noi facciamo fatica ad ottenere. Il mio obiettivo in questo momento è quindi quello di aiutare i produttori ad andare all’estero e vendere sempre di più”. Così, a WineNews dalla presentazione delle previsioni vendemmiali elaborate da Unione Italiana Vini e Ismea per l’Osservatorio del Vino, presentate oggi al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, dal capo del dicastero, Gian Marco Centinaio.
Che sull’Ocm, stimolato da WineNews, conferma come l’Italia del vino sia “in ritardo di un anno: voglio dire, molto onestamente, di essere arrivato in un Ministero paragonabile ad una Ferrari, in cui avevano buttato della sabbia. Di conseguenza, penso che la politica non possa abbandonare l’agricoltura italiana in questo modo, come ha fatto in passato. Se uno ha l’autorità, l’autorevolezza e la voglia di fare il Ministro dell’Agricoltura, allora fa questo e non fa altro. Quello che stiamo facendo adesso è un’operazione di rincorsa rispetto ad iniziative che non sono state fatte in passato, e che sono state abbandonate. Sull’Ocm penso al vino, ma anche in altri settori siamo nelle stesse condizioni”.
Altro tema scottante, quello delle etichette che, in giro per l’Europa, minacciano il made in Italy agroalimentare con norme penalizzanti ed a volte assurde, a partire dall’etichetta a semaforo introdotta dalla Gran Bretagna passando per le ultime disposizioni Onu in materia alimentare ì. “Stiamo lavorando a livello di lobby internazionale - riprende Gian Marco Centinaio - per cercare di evitare che venga applicata questa bestemmia a livello alimentare che sono le etichette semaforo, introdotte nel Regno Unito. Per quanto riguarda l’Onu, stiamo interagendo a livello diplomatico con tutti i Paesi coinvolti, anche su scala mondiale, ne abbiamo parlato anche al G20 Agricoltura ed ogni volta che ho avuto incontri bilaterali con i Ministri dell’Agricoltura di altri Paesi. Molto spesso ci sono stati colleghi, penso a quello francese, che vivono la mia stessa frustrazione, anche perché certe decisioni vengono prese dal Ministro della Sanità competente in quel Paese, senza interpellare il Ministro dell’Agricoltura. Con alcuni Ministri - continua Gian Marco Centinaio - stiamo quindi lavorando insieme per cercare di evitare che si vada nella direzione di pensare che un bicchiere di Cola-Cola o di Red Bull faccia bene, e invece un bicchiere di vino, una fetta di Parmigiano o di Prosciutto di Parma siano nocive per la salute”.
La più grande novità vissuta sula pelle del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, almeno per ora, è la “fagocitosi” del Ministero del Turismo, che ha fatto temere più di un osservatore una perdita di mordente nell’azione del Ministero rispetto alle dinamiche prettamente agricole, mentre voci preoccupate si sono levate all’idea di dover cambiare l’intero sistema di etichettatura, per aggiungere la “T”. Analisi e preoccupazioni su cui non è è affatto d’accordo il Ministro Centinaio, “innanzitutto perché il turismo non cannibalizza nessuno, sono due settori che hanno la stessa dignità, e inoltre molto spesso lavorano e ragionano insieme. Sul discorso delle etichette semplicemente noi abbiamo tranquillizzato i produttori, dicendo loro che la T verrà aggiunta nel momento in cui avranno terminato le loro etichette presenti nei magazzini. Non faremo sprechi, non costringeremo i produttori a buttare via le etichette senza la “T” del Mipaaft e a fare etichette nuove: semplicemente quando ci sarà la necessità di stampare etichette nuove, si faranno con la nuova sigla. La polemica su questa cosa mi sembra, sinceramente, abbastanza sterile, e chi fa polemica su questa cosa secondo me non ha capito niente”.
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