Il primo piatto racconta del Natale di un secolo fa, sullo sfondo di un’Italia che si risollevava dalla Prima Guerra Mondiale, anche in cucina, con le Festività come occasione per tornare a condividere ricette legate alla tradizione dei territori, come i maccheroni fatti in casa con il sugo di carne con il battuto, un po’ di carne macinata e le interiora del pollo; il secondo piatto è quello di un Natale in tempo di guerra, e di un Paese poverissimo, ma nel quale a tavola c’era sempre posto per condividere anche con i vicini, almeno per le feste, brodo di gallina con i tagliatini fatti a mano, seguito da un arrosto misto di pollo e di coniglio; i piatti dei nostri giorni sono quelli che saranno cucinati questo Natale, tramandando fino ai bisnipoti l’importanza di mantenere le proprie radici anche attraverso quei cibi che fanno della cucina italiana un patrimonio culturale oggi candidato all’Unesco, e che sono gli stessi del passato, cui si aggiungono l’antipasto con crostini di fegatini, lo sformato di cardi di stagione “alla toscana” e, come dolci natalizi, panforte e cantucci con Vin Santo.
C’è il racconto di una tavola fatta di tradizione, a volte di rinunce, sempre di grande calore, circondati dagli affetti familiari, di amici ma anche con i più bisognosi, nei ricordi, affidati a WineNews, di Marino Lucherini, classe 1923, 101 anni compiuti il 6 dicembre, alla vigilia delle feste, con oltre un secolo di vita vissuto, in Toscana, sempre nella campagna italiana, “spina dorsale dell’Italia”, amata da tutto il mondo, “testimone” delle vicende e delle evoluzioni che hanno portato i territori del cibo e del vino italiano ad essere un motore sociale, economico, culturale e turistico fondamentale per il nostro Paese.
E che è tra i 22.552 centenari d’Italia (al 1 gennaio 2024, secondo i dati Istat) , con 677 semi-supercentenari (105 anni e più) e 21 supercentenari (110 anni e più), per la maggioranza donne, più che raddoppiati dal 2009 per effetto di una maggiore longevità nel nostro Paese. Dove la regione con più centenari è la Liguria, seguita da Molise e Friuli Venezia Giulia, mentre le più longeve sono Molise, ancora la Liguria e la Basilicata: è qui che, almeno fino ad ottobre 2024, abitava il decano d’Italia con i suoi 110 anni, mentre la decana ne ha 114 anni e risiedeva in Emilia-Romagna.
In una campagna, quella che racconta, a WineNews, il centenario e nella quale ancora oggi vivono in molti tra i suoi coetanei, “che non ci ha mai fatto mancare niente, da grano e farina per il pane e per la pasta fatto a mano all’olio, dagli animali da allevamento, e, quindi, latte, formaggio, uova, carni ma anche salumi, alla verdura dell’orto, dalla frutta al vino”. Che un secolo fa, ovviamente, “era quello da tavola locale, rosso per lo più, e non del tutto scomparso dalla tavola neppure in tempo di guerra”, ma piuttosto “razionato”, mentre oggi, grazie a chi in famiglia lavora nel mondo del vino, in occasioni come il Natale “assaggio vini non solo toscani, anzi, ma sempre una buona bottiglia conservata in cantina e stappata per le feste, come lo spumante, perché non si può brindare senza, e vini bianchi, ascoltando racconti di Paesi e territori dove, nella mia lunga vita, non sono mai stato. Ma chi come me ha vissuto tutta la vita in campagna, in una famiglia di contadini, dagli Anni Ottanta del Novecento in poi ha visto quello che oggi il vino italiano è diventato”. E da quasi un secolo, si può dire, un bicchiere di vino al giorno, consumato ai pasti, “non me lo sono mai fatto mancare”.
E “cento di questi Natali”, grazie anche al buon cibo ed un bicchiere di vino, è l’augurio di WineNews. A tutti.
Evviva, cin cin, prosit !!!
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