Un anno di sfide e di novità, ma anche di impegno nel raggiungere obiettivi già tracciati, tra la lotta alla flavescenza dorata, uno sforzo rinnovato in direzione della sostenibilità e la voglia di osare per rilanciare le vendite ed essere più attrattivo agli occhi delle nuove generazioni. Si potrebbe sintetizzare così il 2025 in “agenda” per lo Champagne, la bollicina per eccellenza e la più famosa al mondo, un simbolo della Francia enoica che resta la nazione leader mondiale in valore per il settore. Ma che arriva da un 2024 complicato per lo Champagne con le esportazioni globali che sono calate del 9,2% nel 2024, attestandosi a 271,4 milioni di bottiglie, con un fatturato inferiore ai 6 miliardi di euro e con il mercato interno che ha tirato il freno.
Del presente e del futuro dello Champagne si è parlato, nei giorni scorsi, in occasione dell’assemblea generale del Syndicat Général des Vignerons de la Champagne (Sgv), realtà che riunisce 16.000 viticoltori della regione. Al centro, ma non solo, sono finiti due temi: la flavescenza dorata, una minaccia concreta per la produzione (e che ha spaventato anche il vigneto italiano) e il mercato da rilanciare con i consumi che stanno cambiando e che quindi richiedono nuove azioni da mettere in atto per invertire la rotta. Per quanto riguarda la flovescenza dorata, Maxime Toubart, presidente Sgv, ha spiegato, riporta Vitisphere, che “formiamo i viticoltori affinché riconoscano i sintomi delle viti colpite”. L’impegno collettivo resta centrale: “nel 2024 sono stati monitorati collettivamente 12.200 ettari, di cui 8.200 ettari su base volontaria. Queste rilevazioni da sole rappresentano 206 mezze giornate di sorveglianza e consentono una copertura parziale di 262 comuni. È necessario, ma non sufficiente”, tanto che, ha aggiunto Toubart, “stiamo lavorando su un canale complementare, la riserva di solidarietà, dove i viticoltori potrebbero donare l’uva ai colleghi colpiti dalla flavescenza dorata. Ci auguriamo di giungere a una conclusione su questa questione entro tre mesi”.
Riguardo al rilancio delle vendite, Maxime Toubart ha sottolineato come “dobbiamo migliorare la nostra immagine agli occhi dei giovani consumatori. Sappiamo che negli Stati Uniti, un mercato molto importante per noi (da oltre 27 milioni di bottiglie, ndr), una bottiglia di Champagne su due viene utilizzata come base per un cocktail. Ci sono strade da esplorare in questo ambito della mixology”. Per Toubart è necessario “osare” e quindi proporre nuovi modi per scoprire l’iconica bollicina francese che punta ad ampliare i propri confini investendo, magari, in nuovi Paesi che hanno le potenzialità per far crescere i consumi, “come il Brasile o la Thailandia”.
Uno dei temi che sta a cuore al mondo dello Champagne riguarda anche la sostenibilità con un obiettivo da raggiungere, quello delle superfici certificate al 100% entro il 2030. “Restiamo concentrati su questo obiettivo - ha detto Toubart -, ma la cosa più importante è che tutti facciano progressi per la collettività. La tutela dell’ambiente rimane al centro delle nostre preoccupazioni. Bisogna anche tenere conto che anni complicati come il 2024 possono generare dubbi e stanchezza. Ciò che conta è andare avanti, con qualche adattamento per le zone difficili”.
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