- Champagne, Prosecco e Cava, i tre leaders europei delle bollicine
“Il mercato dei vini effervescenti è il mercato più dinamico del mondo del vino”. Il dato scaturisce dall’ultima indagine effettuata dall’International Wine & Spirit Research ( Iwsr)/Vinexpo. Questo particolare mercato dovrebbe crescere del 5,6% tra il 2010 e il 2014 arrivando a 2,5 miliardi di bottiglie. Uno sviluppo dinamico che è accompagnato da graduali cambiamenti al suo interno. L’analisi delle differenze tra volume e valore dei tre paesi Francia, Italia e Spagna mostra questi cambiamenti: la Francia rappresenta il 25% del volume e il 59% del valore, nel 2009, sul 42% in volume e il 69% del valore nel 2006; l’Italia rappresenta il 27% del volume e il 13% del valore nel 2009 sul 27% e 9% nel 2006; la Spagna rappresenta il 27% e 11% del valore nel 2009 contro il 7% e 14% nel 2006. In sostanza, la supremazia mondiale dello Champagne è messa sempre più spesso in discussione dai due concorrenti europei. Se nel 2010 lo Champagne ha venduto 319 milioni di bottiglie, i Cava spagnoli sono arrivati a 245 milioni (+11,5%) mentre il Prosecco ha raggiunto i 210 milioni. Secondo il sito Vitisphere, la concorrenza si sviluppa principalmente nei mercati esteri dove nel 2010 il Cava ha venduto 149 milioni bottiglie (14%), lo Champagne 140 (24%) e il Prosecco 115 (15%). Per i prezzi medi, le posizioni sono molto diverse. Lo Champagne ha un prezzo medio (13,5 euro per l’esportazione) molto superiori a quelli di Cava e Prosecco (rispettivamente 4 a 5 euro), ed ha un mercato interno molto importante (60% delle vendite) e una quota di esportazioni al di fuori dell’Europa (40%), mentre Cava e Prosecco esportano circa il 60% delle loro bottiglie, in Europa per oltre il 70%. Per lo Champagne l’Inghilterra è il primo mercato (35 milioni di bottiglie), precedendo il Cava (32 milioni), mentre Cava e Prosecco sono il numero uno e due in Germania (41 e 38 milioni). In ognuno dei paesi l’immagine e l’utilizzo dei tre “campioni” sono nettamente diversi. In Inghilterra, lo Champagne è molto diffuso e più che altro viene consumato per le feste e la fedeltà di marca è molto elevata, mentre gli altri sono consumati più frequentemente e meno legati ad occasioni particolari. In Germania, il leader di mercato (80%) è il Sekt, Cava e Prosecco sono il grosso delle importazioni mentre lo Champagne è posizione più defilata. Nell’export, i primi cinque marchi di Champagne realizzano il 37% delle vendite in volume e del 43% in valore, ma nei paesi extraeuropei, queste percentuali salgono al 63 e al 68%. Per il Cava, i due marchi di punta, monopolizzano il 95% delle esportazioni. Per l’Italia, l’offerta è molto frammentata , ad eccezione del marchio Martini e Rossi, che è uno dei marchi preferiti dei consumatori americani e inglesi.
- Nuova Zelanda, i viticoltori s’interrogano sul futuro
Tempi duri per i viticoltori della Nuova Zelanda a causa del continuo calo delle quotazioni delle uve. Nel 2011 il prezzo medio è passato Nz $ 1172 per tonnellata (693 €/t) rispetto ai Nz $ 1.293 (€ 764/t) del 2010 un calo del 9%. Nel 2008 le stesse uve avevano un prezzo medio di Nz $ 2.061 (1.218 €/t). Il quasi dimezzamento dei prezzi ha avuto un impatto molto forte sulla redditività aziendale e molti vignaioli si chiedono se il loro lavoro ha un futuro tanto che per molti è diventato più redditizio, e meno rischioso finanziariamente, vendere sfuso piuttosto che imbottigliare. “Ci chiediamo se il mercato risponde effettivamente alle nostre aspirazioni”, ha dichiarato Stuart Smith, presidente dei New Zealand Wine Growers, in una conferenza stampa svolta recentemente ad Auckland. A Marlborough, il fatturato complessivo nel 2011 è migliorato e diversi produttori hanno beneficiato di rendimenti più elevati. Ma nelle zone dove il raccolto era inferiore ed i costi di produzione più elevati, per le aziende è stato un brutto colpo. Nel 2011, la domanda sta crescendo tuttavia i produttori sono consapevoli che la produzione dovrebbe rimanere sotto controllo per evitare la sovrapproduzione. “Il futuro deve essere costruito su innovazione e adattamento al cambiamento. I produttori e i commercianti devono capire che sono legati dagli stessi interessi per la reputazione del nostro marchio nazionale e dei vini di qualità “, ha insistito Smith.
-South Australia, le zone vinicole chiedono più protezione
Le associazioni del vino della Barossa Valley e McLaren Vale hanno chiesto al governo dello Stato del South Australia una sempre maggiore protezione delle loro aree da uno sviluppo urbanistico che non tenga conto delle loro peculiarità. In ballo ci sono 136.000 ettari di Barossa e i 40.000 di McLaren Vale. A seguito della richiesta, anche le Adelaide Hills hanno chiesto una maggiore protezione. Il direttore esecutivo della Barossa Grape & Wine Association (Bgwa), Sam Holmes ha osservato che la “Geografical Indication (GI) Barossa è un’indicazione internazionalmente riconosciuta. Stabilire nuove zone di confine nella regione porterebbe confusione nel pubblico”. La richiesta di McLaren Vale è stata concordata da un gruppo di lavoro composto dai rappresentanti del mondo della produzione vitivinicola, dell’enologia e del turismo i quali hanno chiesto al governo dello Stato di estendere la GI alla McLaren Vale per proteggere dei siti storici come i vigneti di Hardy. Da parte sua il presidente uscente della Adelaide Hills Wine Region, Sue Campana, ha affermato che sarebbe un peccato se le colline di Adelaide non fossero protetto anche in futuro.
- Nuova Zelanda, arrivano pure l’Arneis e il Montepulciano
La parola d’ordine è diversificare la produzione e così in Nuova Zelanda molte aziende introducono nuove uve nei propri vigneti. Tra i primi pionieri la Coopers Creek Vineyard di Kumeu che ha scelto di impiantare i bianchi Grüner Veltliner, Albariño ma anche il nostro piemontese Arneis. La cantina, inoltre, ha presentato recentemente il “Selected Vineyards Montepulciano” 2010, un vino definito di una bevibilità “assurda” perché piacevolissima e “immensamente gratificante”. Dal 2008, inoltre, l’azienda vince premi e trofei con “The Little Rascal” Gisborne Arneis. In Nuova Zelanda, molte aziende stanno sperimentando vitigni diversi da Chardonnay, Sauvignon blanc e Pinot gris che vanno per la maggiore. Grandi aspettative dall’Albariño, presentato anch’esso per la prima volta nella vendemmia 2011. Anche questo viene definito un vino da consumare giovane per coglierne pienamente la freschezza e l’aromaticità.
-Argentina, l’evoluzione della struttura e delle varietà dei vigneti
Negli ultimi 20 anni la superficie vitata in Argentina si è profondamente evoluta sia dal punto di vista strutturale che delle varietà coltivate. Lo mette in luce uno studio della Corporación Vitivinícola Argentina (Coviar). Secondo l’ultimo censimento, i dati comunicati dall’Instituto Nacional de Vitivicultura ( Inv), nel 2011, la superficie totale coltivata a vigneto nel paese è 218.421 ettari. Nel 1990 era di 202.146 ettari mentre nel 2000 aveva toccato il punto minimo con 188.398 ettari. Oggi le uve rosse rappresentano il 50,6% della superficie coltivata, le bianche il 18,82%. A queste si aggiunge una quota, sempre di uva da vinificare, del 30,5%.
Il Coviar evidenzia che il dato più significativo è stato che la superficie coltivata con varietà di uva da vinificazione di alta qualità (varietale) è cresciuto del 28,4% nel 2011 rispetto al 2000 e del 78,0% rispetto al 1990. Al contrario, l’uva comune (non varietale) ha registrato un calo del 14,89% rispetto al 2000 e una diminuzione del 54,88% nel confronto tra il 2011 e il 1990. Le varietà che hanno sostenuto la crescita della superficie sono stati i rossi di alta qualità con un aumento del 179%, nell’anno 2011 rispetto al 1990 mentre nello stesso lasso di tempo, i bianchi sono calati del 10%.
Il motore della crescita dei rossi sono stati vitigni come Malbec, Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot, Pinot Nero, Cabernet Franc e Tannat che hanno avuto un incremento del 365% rispetto al 1990. Invece, nello stesso periodo, Bonarda, Tempranillo e Barbera, sono cresciuti solo del 32%. Della superficie totale coltivata ad uve di qualità in tutto il paese, da soli Malbec e il Cabernet Sauvignon raggiungono il 50,23% degli ettari. Per le uve bianche, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Viognier, Torrontes La Rioja, Semillon e Sauvignonasse sono aumentati del 54%, mentre Ugni Blanc, Chenin e Pedro Giménez si sono ridotti del 39% superficie coltivata. Da soli Torrontes La Rioja, Chardonnay e Sauvignon Blanc raggiungono il 46,85% degli ettari.
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