“Le difficoltà ci sono, ma il vino non è in crisi. Non chiediamo assistenzialismo, ma il riconoscimento del valore del nostro settore, che crea ricchezza e Pil, in Italia come in Europa, dove il vino dà lavoro a 3 milioni di persone, e genera 130 miliardi di euro di prodotto interno lordo, l’1,1% del totale europeo. Chiediamo al Governo italiano di essere forte in Ue, in una nuova Europa dalla quale ci aspettiamo più unità di intenti tra Parlamento e Commissione Europea, per un’Ue che abbia un ruolo di leadership mondiale, e conti almeno quanto Usa e Brics. Chiediamo di investire su un’Ocm che aiuti a sviluppare il mercato, dopo che nel 2023 abbiamo raggiunto un export di 7,8 miliardi di euro, come vino italiano, ma con il 62% del totale concentrato in 5 mercati, una platea che va allargata. Ci serve più rapidità in alcune risposte, chiediamo scelte strategiche e chiare, come sul tema, abusatissimo, della sostenibilità, che è importantissimo, ma al quale dobbiamo dare sostanza”. È questa la rotta da tracciare per il futuro del vino italiano, secondo Lamberto Frescobaldi, presidente Unione Italiana Vini - Uiv, oggi in assemblea a Roma, alla presenza, tra gli altri, dei Ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, oltre che dei vertici di Veronafiere-Vinitaly, con il presidente Federico Bricolo, e dell’Ice, con il presidente Matteo Zoppas, e di Confagricoltura, con Massimiliano Giansanti, e Coldiretti, con Ettore Prandini.
Una rotta difficile da disegnare, in un mondo che è cambiato, e che oggi vive una sorta di nuovo “anno zero”, dopo aver vissuto una pandemia e mentre sono in atto tante guerre, ai confini di un Occidente che pensava di aver superato per sempre problematiche che, invece, ciclicamente tornano e torneranno, e che vanno affrontate, e con un nuovo equilibrio mondiale tutto da decifrare, ma che non ha più gli Usa (primo mercato del vino, ndr) come perno, come hanno spiegato nella tavola rotonda “Caos globale. Una bussola per il nuovo mondo”, i contributi di Andrea Cangini, segretario generale Fondazione Luigi Einaudi, Teresa Coratella, Deputy head della sede romana dell’European Council of foreign Relations, Andrea Margelletti, presidente Centro Studi Internazionali (Cesi) e consigliere del Ministro della Difesa, e Riccardo Puglisi, professore di Scienza delle Finanze dell’Università di Pavia.
Un quadro che getta grande incertezza che, come ricordato più volte, è la principale nemica di chi deve fare impresa, pianificare investimenti e strategie. Senza farsi prendere la mano su alcuni aspetti, come il tema degli espianti dei vigneti che è già in realtà in Francia, di cui si parla esplicitamente in Spagna, e che qualcuno ventila in Italia. “Siamo nettamente contrari, soprattutto se si parla di vigneti in collina o in altura. Inoltre molti vigneti sono stati impiantati anche grazie ai soldi dei contribuenti attraverso l’Ocm Vino, e dico che da imprenditore mi vergognerei, adesso, ad andare a chiedere altri soldi pubblici per espiantarli”, ha detto Frescobaldi. Una posizione condivisa, su questo aspetto particolare, dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che apre anche ad un percorso, che porti finalmente alla definizione della questione della produzione di “vino dealcolato” anche in Italia, come più volte richiesto dalla filiera, Unione Italiana Vini in testa: “definiremo le regole sul vino dealcolato - ha detto Lollobrigida - al di là delle mie posizioni. Io dico: sediamoci ad un tavolo e ragioniamo con pragmatismo. Bisogna essere attenti all’immagine che vogliamo dare, del vino, in nuovi mercati, e con quali prodotti ci entriamo. Penso all’India, per esempio. O alla Cina, dove 50 milioni di persone si sono aggiunti alla middle class che può comprare i nostri prodotti. Se lì arriviamo con il vino dealcolato i nuovi consumatori capiranno che il vino è in quel modo, ed il rischio è di danneggiare il resto della produzione. E come Italia, dobbiamo giocare la sfida della qualità anche sul dealcolato, che non è semplice anche a detta di molti che sono favorevoli a produrlo. Ma in ogni caso capiremo come procedere perché, di certo, non vogliamo è frenare la crescita delle imprese”.
Imprese e istituzioni che devono lavorare insieme, hanno detto Frescobaldi e Lollobrigida, anche nella battaglia in difesa del settore dagli attacchi che arrivano in nome del salutismo, lavorando sull’aspetto culturale, ha ribadito il presidente Uiv. E sottolineando, per il vino, ma non solo, tutto il valore dell’agricoltura, ha detto il Ministro dell’Agricoltura, “che non è solo produzione e basta. Quello che facciamo, come Governo, per sostenere il settore, non è la concessione di privilegi per le imprese agricole, ma un concetto di sussidiarietà indotta perché le imprese, da quelle del vino che cesellano i territori e creano anche bellezza, a tutte le altre, con il loro lavoro mantengono il territorio a costi più bassi di quelli che dovrebbe sosterrebbe lo Stato”.
Altro tema su cui imprese e istituzioni devono lavorare insieme è quello della lotta al caporalato: “quello che succede non è accettabile, tanto più nel settore del vino. Non è giusto, come non lo è il fatto che poche mele marce danneggino tutto il settore”, ha detto Frescobaldi, con particolare riferimento ai casi di caporalato e sfruttamento emersi nelle scorse ore nelle Langhe. Ma il vino, come ricordato ancora da Frescobaldi, e poi sottolineato dal Ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha la forza per guardare al futuro. “Oggi, anche grazie alla stabilità del Governo, e a tante riforme, c’è un sistema Italia ideale per investire e produrre, anche rispetto ad altri Paesi europei, e che può attrarre investimenti. Ognuno deve fare la propria parte, stato, imprese tutti. Il vino ha lavorato bene: in 20 anni c’è stata una grande crescita, e così si deve continuare a fare”. “Gambe in spalla, ottimismo che è fondamentale per chi fa l’imprenditore, e torniamo a battere i mercati e a portare il nostro vino nel mondo”, ha concluso Frescobaldi.
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