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CIBO & VINO NELLE ARTI: TUTTO INIZIA DALLE NOZZE DI CANA, PRIMO MIRACOLO DI GESU’, PASSANDO DAI QUADRI DI GIOTTO, I MONOLOGHI DI DARIO FO E LE CANZONI DI JONNY CASH. DA PADOVA, PENSIERI E PAROLE DI IMPORTANTI STUDIOSI, DA MONTANARI A MONSIGNOR VERDON

Tutto ha inizio dalle Nozze di Cana, il primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino, passando per i quadri di Giotto fino ai monologhi di Dario Fo e le canzoni di Jonny Cash. Ma l’arte è così magica, che il viaggio nel tempo alla ricerca del senso e dell’iconografia del cibo e del vino nella sua storia, può anche iniziare a ritroso, nel 1969, quando al Penitenziario di San Quentin, Jonny Cash cantava “He Turned Water into Wine” sulle note della sua chitarra country. Inizia così la riflessione intorno a “Cibo per il corpo e cibo per l’anima. Riflessioni a partire dalla rappresentazione delle nozze di Cana”, il tema con il quale l’Università degli Studi di Padova - Corso di Laurea in Scienze e Cultura della Gastronomia e della Ristorazione - ha scelto di iniziare il nuovo Anno Accademico, raccogliendo pensieri e parole di importanti personalità del mondo dell’arte e della gastronomia, da Massimo Montanari, uno dei maggiori esperti di storia dell’alimentazione dell’Università degli Studi di Bologna, a monsignor Timothy Verdon dell’Arcidiocesi di Firenze.

Dopo la musica, l’inchiostro, e gli aspetti letterari dei testi riferiti alle Nozze di Cana, a partire dal Vangelo secondo Giovanni.“Un testo particolarmente interessante sotto il punto di vista letterario - secondo il professor Ivano Paccagnella dell’Università di Padova - ma oltre alla qualità della scrittura, colpiscono alcuni aspetti insoliti della figura di Gesù, come l’accento posto alla gioia di vivere la vita terrena nei suoi aspetti materiali”. Come il vino, per l’appunto, elemento di riflessione sui possibili collegamenti letterari tra il Vangelo di Giovanni ed il mito di Dioniso.
Ma in tal senso la riflessione di Paccagnella passa anche dal “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, per poi spostarsi al cinema e al teatro: tra il ‘68 e il ’69, Dario Fo scrive il monologo “Mistero Buffo”, un’interpretazione inizialmente affossata dalla critica ma rivalutata negli anni successivi, dove il futuro Nobel si esprime in quell’ita-dialetto ricco di onomatopee che vive solo nella sua recitazione.

Con Barbara Savy, studiosa del Dipartimento di Storia delle Arti Visive e della Musica dell’Università di Padova, l’attenzione si sposta sulla pittura e sui simboli iconografici di opere come “Le Nozze di Cana” di Giotto (1305, Cappella degli Scrovegni a Padova) e l’omonimo dipinto di Giusto de’ Menabuoi (1376-78, Battistero di Padova): qui i temi eucaristici e i misteri della trasformazione dell’acqua in vino sono al centro di un percorso che permette di interpretare le abitudini alimentari dei soggetti rappresentati.

Ma “perché una società come quella medievale è così attenta ai miracoli alimentari, come dimostrano i testi agiografici (che hanno per oggetto i Santi, ndr) e le opere del tempo?”, si chiede Massimo Montanari, riflettendo sul vino nell’arte medievale e sul parallelismo tra gli aspetti materiali e quelli spirituali: “la risposta è semplice - spiega Montanari - perché ne aveva bisogno”. Per monsignor Timothy Verdon, “il brano del Vangelo di Giovanni è l’unico in cui la vostra figura professionale (quella dei giovani che studiano la cultura enogastronomica, ndr) viene descritta. Una figura capace di organizzare un banchetto, di servire, di conoscere la qualità dei cibi e i giusti abbinamenti, dotata di una certa cultura gastronomica. Sono proprio questi esperti che esprimono per primi lo stupore nei confronti del miracolo di Gesù”. E saranno proprio loro, i giovani, i futuri testimoni di ciò che il mondo della gastronomia regalerà nei prossimi anni, ma anche attori che dovranno saper dosare nella giusta misura ingredienti come la cultura, la passione, la creatività e la professionalità, per mantenere alta l’offerta di questo settore.

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