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Climate change, “serve legge sulle biotecnologie per avere colture più resistenti: Dop a rischio”

L’allarme, lanciato al convegno di Cia - Agricoltori Italiani, a Fieragricola, a Verona: “finora a rischio in Italia 1.200 prodotti”
AGRICOLTURA, CIA-AGRICOLTORI, CLIMATE CHANGE, FIERAGRICOLA, VERONA, Non Solo Vino
I cambiamenti climatici sono uno dei problemi dell’agricoltura

Uno dei problemi più grandi che si sta trovando ad affrontare il mondo dell’agricoltura è quello legato al cambiamento climatico, un fenomeno che mette a dura prova la resistenza delle colture con risultati molte delle quali, come abbiamo visto anche nell’anno appena trascorso, hanno visto i raccolti ridimensionati. In uno scenario del genere, e con un futuro incerto o comunque imprevedebile, il mondo agricolo punta a dei cambiamenti che passano da delle richieste, tutto questo per tutelare un patrimonio che garantisce cibo, occupazione e smuove l’economia. Ad iniziare da “un regolamento europeo e una legge nazionale sulle biotecnologie per avere in campo colture più resistenti al climate change e alle fitopatie. È quanto serve all’agricoltura per affermare un cambio di paradigma netto di fronte alle emergenze climatiche, ambientali e fitosanitarie, e ancora di più per mettere al riparo dagli eventi catastrofali la Dop economy, che ha superato i 20 miliardi di produzione, ma che dipende, completamente, dalla salute dei territori, elemento cardine del sistema di certificazione”. Di questo si è parlato a Fieragricola n.116 a Verona (di scena fino al 3 febbraio), con il convegno di Cia - Agricoltori Italiani, dal titolo “Dop e Ipg nella crisi climatica”.
Finora i cambiamenti climatici hanno tolto all’Italia un frutto su quattro e messo a rischio 1.200 prodotti. Un centinaio, sottolinea Cia, “sono Dop e Igp. Praticamente, sotto temperature elevate e siccità, gelate e alluvioni, il nostro Paese, primo al mondo per numero di denominazioni, 855 tra cibo e vino, vede compromesso già il 10% delle sue produzioni certificate”. Dal Piemonte alla Sicilia, finiscono sotto i riflettori vere eccellenze del made in Italy agroalimentare di qualità che sono a rischio, come la robiola di Roccaverano Dop, la mela dell’Alto-Adige Igp, l’olio extravergine Garda Dop, il pomodoro San Marzano Dop, i limoni di Sorrento Igp e il pecorino siciliano Dop. La cozza di Scardovari Dop è minacciata dal granchio blu, i vigneti Dop e Igp, specie al Centro-Sud, soffrono sotto la peronospora, mentre l’alluvione ha dato il colpo di grazia, in Emilia-Romagna, a tipicità come il Lambrusco di Sorbara Doc e le pere Igp, quest’ultime in picchiata produttiva del 75%, sottolinea ancora Cia/Agricoltori. Per un’ampia quota della filiera delle Indicazioni geografiche tra i principali effetti “emergenziali” ci sono, infatti, siccità e innalzamento delle temperature (86%), alterazione del microclima negli areali di produzione (68%), grandine (55%) e alluvioni (42%), un toccasana sulla diffusione di almeno 40 patologie vegetali e animali (flavescenza dorata, mal dell’esca, oidio, mosca, brucellosi, solo alcune).
Criticità che hanno visto Cia - Agricoltori Italiani in mobilitazione, a Roma, il 26 ottobre e poi a confronto con le istituzioni in assemblea a fine anno, con in mano la proposta di un Piano nazionale per l’agricoltura “che sollecita rispetto alla crisi climatica: un Fondo unico per le fitopatie, una programmazione strutturata a supporto dell’agricoltura di precisione, un nuovo piano acque a uso irriguo per i periodi più siccitosi e una revisione, urgente, degli strumenti di gestione del rischio”. Il presidente Cia - Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha detto come “la sfida contro i cambiamenti climatici va vinta adesso, con un approccio multidisciplinare, orientato da ricerca e innovazione sostenibile, che contempli questo mix di misure e progetti operativi. In parallelo serve un’azione forte da parte dell’Europa a partire dal regolamento sulle Ngts. Bruxelles smetta, dunque, di deludere gli agricoltori e riveda vincoli e obblighi Pac e Green Deal. Lo diciamo da sempre, la transizione verde deve essere graduale e costruita insieme al comparto agricolo, con soluzioni alternative per continuare a operare in competitività. L’Europa può ancora essere dalla parte degli agricoltori, lo ha già dimostrato, non a caso, proprio con il via libera alla riforma su Dop e Igp”.

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