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ANALISI

Coldiretti: il caro prezzi taglia la spesa alimentare degli italiani: quantità al -2,8% a maggio

Dati Istat: acquisti in calo per il quinto mese consecutivo. Tengono i valori, ma solo a causa dell’aumento dei prezzi: +8,8% sul 2021
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La spesa degli italiani alla prova dell’inflazione

Il caro prezzi taglia la spesa alimentare degli italiani, che a maggio segna un calo in quantità del 2,8% sullo stesso periodo 2021. Emerge dall’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio a maggio 2022, che, su base annua, fanno registrare una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistate per il quinto mese consecutivo, mentre il risultato positivo in valore è dovuto esclusivamente all’aumento dei prezzi, che, per i beni alimentari, sono cresciuti in media dell’8,8% sullo stesso mese 2021. Dal +68,6% dell’olio di semi al +13,4% dei gelati, i rincari dei costi energetici e di produzione alimentati dalla guerra in Ucraina contagiano i prezzi nel carrello della spesa, con aumenti che - sottolinea la Coldiretti - colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori.

Se in cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi al secondo posto c’è il burro (+27,7%) e al terzo la farina (+20,5%), trainati dagli aumenti del grano che interessano anche la pasta (+18,3%). Quinta piazza per la margarina (+16,8%) e sesta per la carne di pollo (+15,1%), mentre alla settima c’è il riso, con 10.000 ettari seminati in meno quest’anno a causa della siccità che sta tagliando anche i raccolti. Rincari a doppia cifra pure per le uova (+13,6%).

L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che in controtendenza volano gli acquisti di cibo low cost, con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,8% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio tradizionale. Il risultato dei discount - precisa la Coldiretti - evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo e su beni essenziali. La punta dell’iceberg della situazione di difficoltà in cui si trovano i consumatori sono 2,6 milioni di persone costrette addirittura a chiedere aiuto per mangiare, in aumento nel 2022 a causa della crisi scatenata dalla guerra in Ucraina che ha portato l’aumento dell’inflazione, dei prezzi alimentari e i rincari delle bollette energetiche, secondo l’analisi Coldiretti su dati Fead, il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti che in Italia aiuta 2,6 milioni di persone, tra cui 538.423 minori di 15 anni), 299.890 anziani, 81.963 senza fissa dimora over 65 anni e 31.846 disabili.

Se i prezzi per le famiglie corrono, spinte dal caro energia e dalla guerra, l’aumento dei costi colpisce duramente - precisa la Coldiretti - l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che non riescono ormai neanche a coprire i costi di produzione. Più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto a valanga sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Nelle campagne - continua la Coldiretti - si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media, ma con punte oltre 47.000 euro per le stalle da latte e picchi fino a 99.000 euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea.

“Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”, commenta il presidente Coldiretti, Ettore Prandini. “Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”.

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