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CONDANNA UE CIOCCOLATO, GALAN CHIEDE “COERENZA” SU ETICHETTE TRASPARENTI. CONTRARI ADOC, CONFARTIGIANATO, FEDERCONSUMATORI, AIDI. GUARDUCCI (EUROCHOCOLATE) CHIEDE “QUALE TUTELA DA PARTE ITALIA?” LO CIOCCOLATIERE GOBINO: “UE NON HA TUTTI I TORTI”

Non Solo Vino
Cioccolato: etichette trasparenti

“La Corte di giustizia europea pretende etichette trasparenti, che poi è la nostra stessa pretesa, quella che mi attendo sia esaudita al più presto dal nostro Parlamento. Insomma, ciò che chiedo è coerenza, una virtù che non emerge ancora in sede comunitaria a proposito di etichette. Sia chiaro che la questione cioccolato ed etichette non rientra nelle competenze della cosiddetta filiera agricola, pertanto non è al commissario Ciolos che mi rivolgo. Aggiungo soltanto che oramai sono tanti, sono troppi “i bidoni” alimentari che invadono l’Italia e il mondo camuffandosi da genuini prodotti italiani. Ecco perché questa condanna, a mio dire, è corretta ma fino a un certo punto. Un punto che va ben oltre il cioccolato puro”: parole del Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan, sulla condanna della Corte di Giustizia Europea all’Italia per aver autorizzato la denominazione “cioccolato puro”, violando il diritto comunitario relativo all’etichettatura dei prodotti di cacao e di cioccolato.

Per l’Adoc, così “l’Europa ancora una volta colpisce i consumatori a favore delle grandi imprese”, e duro anche il commento di Confartigianato che parla di “grave attacco al made in Italy” e alla tradizione italiana, secondo l’Aidi, l’associazione delle industrie dolciarie, mentre a Federconsumatori la sentenza “non piace per nulla”.

Ma il presidente di “Eurochocolate” Eugenio Guarducci si chiede “quali sono state in questi anni le azioni che il nostro Paese ha messo in atto non tanto per tutelare il cioccolato italiano e i suoi consumatori, ma per proteggere la cultura di un prodotto di qualità a livello internazionale”, e ricorda che “il verbale di infrazione era già stato compilato da qualche anno e non rimaneva che attendere l’arrivo della multa”. Ed è una voce fuori dal coro anche quella di Guido Gobino, uno dei più noti artigiani del cioccolato a Torino: “la Corte Ue - osserva - non ha poi tutti i torti. Quella denominazione, in effetti, un po’ di confusione nei consumatori la crea e può anche indurli in errore”.

“L’Ue - sottolinea il presidente Adoc Carlo Pileri - non perde occasione per andare contro i consumatori, favorendo al contrario le grandi imprese del Centro-Nord europeo dopo aver posto il divieto sulla frittura di paranza e aver dato il lasciapassare al vino senza uva, al formaggio senza latte, al gelato che non si scioglie e all’aranciata senza arance, nuovamente i diritti dei consumatori vengono scavalcati”. Inoltre, aggiunge Pileri, “ricordiamo la decisione della Ue dello scorso marzo di eliminare i profili nutrizionali relativi ai grassi, agli zuccheri e al sale degli alimenti, un altro duro colpo alla tutela della salute e dell’informazione dei consumatori, che non potranno sapere che valori nutrizionali possiede il cibo che acquisteranno. L’Unione Europea si dimostra capace solo di far prevalere la logica delle grandi multinazionali a discapito dei diritti dei consumatori”.

Per Giacomo Deon, presidente di Confartigianato Alimentazione, “qualità degli alimenti e chiarezza di informazione ai consumatori non sembrano stare a cuore all’Unione europea. Si tratta - sottolinea Deon - di un grave attacco alla tradizione made in Italy che ha nell’artigianato un settore di punta nella produzione di cioccolato puro, realizzato esclusivamente con i seguenti ingredienti: pasta di cacao (composta soltanto da burro di cacao e cacao), zucchero, latte in polvere, aromatizzanti naturali. La denominazione cioccolato puro costituisce una preziosa garanzia di qualità per i consumatori che infatti l’hanno premiata: i prodotti di cioccolato trionfano tutto l’anno nelle scelte degli italiani che ne consumano 4,5 kg a testa ogni anno”. Le pasticcerie artigiane che in Italia producono anche dolci al cioccolato, ricorda Confartigianato, sono 14.724. Di queste, i cioccolatieri - cioé gli artigiani specializzati esclusivamente nella lavorazione del cacao e nella produzione di prelibatezze al cioccolato - sono 363 in tutta Italia. “Il successo dei prodotti di cioccolato – conclude Deon - è testimoniato dall’aumento, tra il 2001 e il 2008, del numero di cioccolaterie artigiane: la crescita è stata pari al +38,5%”.

E la sentenza della Corte Ue non piace neppure a Federconsumatori, “poiché si sposa con una incomprensibile posizione della comunità europea: quella di essere molto timida nei confronti di un`informazione completa, chiara e trasparente sui prodotti agroalimentari - spiega il presidente Rosario Trefiletti - sappiamo quanta fatica si renda necessaria per ottenere l`obbligatorietà dell`indicazione d`origine del prodotto all`interno delle etichette, un diritto sacrosanto dei consumatori che, da sempre, rivendichiamo. Non vorremmo, però - conclude - che alla luce di tale vicenda si avvalorasse un altro sospetto, che sta tutto all`interno della battaglia per il mercato tra aziende dolciarie del nord e quelle del sud Europa, specificatamente quelle italiane, caratterizzate da standard qualitativi molto elevati”.

“Sono sorpreso e sconcertato - dice Mario Piccialuti, direttore dell’Aidi - non riesco a capire questo attacco persistente dell’Ue contro il vero cioccolato italiano. Da anni si cerca di smontare la norma italiana del 2003 che ha sempre visto uniti e concordi artigiani, industriali e consumatori. Norma che prevede la dicitura di cioccolato puro per quel cioccolato fatto esclusivamente con burro di cacao secondo la tradizione cioccolatiera italiana”. Secondo Piccialuti, “la guerra in difesa del cioccolato italiano, fatto tradizionalmente senza l’aggiunta di altri grassi vegetali, comincia con la direttiva Ue del 2000 che l’Italia recepisce nel 2003 con un decreto legislativo. La norma italiana, a tutela del cioccolato tradizionale, ha previsto di indicare in etichetta la dicitura cioccolato puro e questo per distinguerlo anche da cioccolati stranieri che, secondo le norme europee, possono essere definiti coccolato pur essendo composti da altri grassi vegetali come l’olio di palma. Ora - aggiunge Piccialuti - è vero che, secondo la norma Ue, nel caso di uso di grassi vegetali questi grassi devono essere indicati negli ingredienti, ma è chiaro che l’impatto per il consumatore è diverso. Insomma questa sentenza continua ad attaccare la tradizione italiana”.

Critico nei confronti dell’Italia, è invece il presidente di “Eurochocolate” Eugenio Guarducci: “stupisce - sottolinea - che la condanna da parte della Corte di Giustizia Europea sull’introduzione dell’aggettivo puro a fianco della parola cioccolato sulle etichette dei prodotti italiani abbia suscitato tutto questo clamore. A nostro modesto avviso - afferma ancora il presidente di “Eurochocolate” - è mancata una sensibilizzazione politica costante che poteva riportare all’esclusione dei grassi vegetali dalla ricetta originaria del cioccolato, che deve prevedere solo massa e burro di cacao. Temo che la stessa lobby che ha voluto l’introduzione dei grassi vegetali abbia saputo in questi anni annichilire ogni possibile e doveroso sforzo rivolto alla tutela di uno dei prodotti piu’ rappresentativi della cultura alimentare europea. “Eurochocolate” - conclude il presidente della kermesse - si è schierata fin dall’inizio a favore di questa dicitura adottata dall’Italia per distinguere il cioccolato fatto con burro di cacao rispetto a quello contenente altri grassi vegetali con l’obiettivo di salvaguardare la qualita’ del cioccolato artigianale italiano”. Tuttavia secondo Guarducci, “anche se questa condanna può rappresentare un passo indietro, siamo certi che i nostri maestri cioccolatieri manterranno inalterata la qualità del loro cioccolato artigianale e che la crescente consapevolezza dei consumatori permettera’ loro di scegliere nel modo giusto”.

Ma la vera e propria voce fuori dal coro è quella del cioccolatire Gobino, che sulla denominazione “cioccolato puro”, spiega che “ci sembrava inutile scriverla perché il consumatore ci conosce. E’ inutile usare un termine che nessuno sa cosa vuol dire. Chi sa spiegare che cosa significa cioccolato puro? I prodotti vengono giudicati in base agli ingredienti utilizzati e noi ci siamo tutelati grazie alla nostra credibilità e alla qualità. Il consumatore - aggiunge Gobino - è perfettamente in grado di distinguere tra il cioccolato prodotto con grassi vegetali o solo con burro di cacao”. Gobino ricorda che “quella denominazione fu una toppa messa in fretta e furia quando l’Italia nel 2003 dovette recepire la normativa sui grassi vegetali utilizzati al posto del burro di cacao. Quando si votò, Paesi come il nostro ma anche la Francia e la Spagna non parteciparono perché non dettero alcuna importanza alla questione. Così abbiamo dovuto recepirla obtorto collo. Come al solito - sottolinea l’artigiano torinese - siamo in ritardo. Gridiamo quando i buoi sono scappati”.

Un provvedimento, quello della Corte di Giustizia Europea, che “non pregiudicherà nulla per le aziende italiane, nessun attacco alla nostra tradizione”, assicura Gobino, che realizza un fatturato di circa 5 milioni di euro, il 10% all’estero, in particolare in Giappone, Germania e Svizzera. “Sarà anzi l’occasione - osserva l’artigiano torinese - per parlare della qualità del prodotto e di come educare il consumatore”.

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