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IL MESSAGGIO

Confagricoltura: “è tempo di una politica globale per l’alimentazione”

Il presidente Massimiliano Giansanti in assemblea: “servono scelte, anche difficili. La Pac deve tornare ad essere politica economica, non sociale”
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Oggi, Confagricoltura, in assemblea, a Roma

“Siamo al centro della tempesta perfetta: la guerra ha acuito i problemi della sicurezza alimentare e dell’emergenza climatica. Non possiamo più aspettare: l’agricoltura continua a fare la sua parte, ma senza politiche e strategie lungimiranti, le imprese non reggeranno ancora a lungo”. Parole del presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che, nell’assemblea della più importante associazione di categoria delle imprese agricole, a Roma, ha messo in risalto tutte le criticità del settore. “Viene chiesto all’agricoltura di risparmiare acqua, quando un litro su due viene disperso da tubature che non funzionano, e dimenticando che l’84% di quello che mangiamo arriva da agricoltura che viene irrigata. Mancano lavoratori - ha detto Giansanti, a WineNews - anche per effetto del reddito di cittadinanza, e mentre il mondo ci chiede di produrre di più, l’Europa pensa solo a ridurre gli input che noi utilizziamo per farlo. E poi la Pac: torni ad essere uno strumento di politica economica, non sociale”. Un “j’accuse” a tutto campo, ma anche lo sguardo al futuro, con un appello al Governo, rappresentato dal Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli: “dobbiamo definire al più presto un modello agroalimentare insieme a tutta la filiera e valorizzare nei consessi internazionali la posizione italiana. È tempo di una politica globale per l’alimentazione”.
Il presidente Confagricoltura ha dialogato con lo stesso Patuanelli e con il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo, Antonio Tajani, sulle questioni più urgenti che hanno posto l’agricoltura al centro dell’attenzione mediatica internazionale, ma che, a livello europeo, è ancora lontano dalla definizione di un’agenda politica capace di essere al passo con i tempi.
“Gli ultimi 40 anni di politica agricola europea hanno modificato la Pac da politica economica a politica sociale. Eppure l’agricoltura è un settore performante, nonostante i dati Istat riportino un calo del numero di aziende del 50% negli ultimi anni. Ma le imprese che rimangono sul mercato sono quelle più strutturate, anche perché aumenta la dimensione media. Il nostro appello è a non stare fermi, a non sprecare ulteriore tempo, perché la strada è in salita”.
Il forte aumento dell’inflazione e dei costi di produzione, oltre all’inevitabile rialzo dei tassi di interesse, rischiano di innescare una fase recessiva, bloccando così la ripresa economica avviata nel 2021. Temi che sono stati ripresi nella tavola rotonda tra il vice direttore generale Fao, Maurizio Martina, il presidente dell’Istituto Affari Internazionali, Ferdinando Nelli Feroci, e Francesco Zollino, direttore senior del Dipartimento di Economia e Statistica di Banca d’Italia (moderati dal giornalista Nicola Porro).
Il vice direttore generale Fao, Martina si è concentrato sull’importanza dello Stato e sul ruolo dell’Italia nella Ue: “per rendere la transizione tecnologica e ambientale accessibile a tutti sono indispensabili le politiche pubbliche. Bisogna dare atto al Governo di aver saputo avviare e guidare, all’indomani dell’inizio della guerra in Ucraina, il dibattito sul necessario rafforzamento delle iniziative a favore dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo”. Secondo Francesco Zollino, direttore senior del Dipartimento di Economia e Statistica di Banca d’Italia, “le basi che consentono ad un Paese di superare una fase difficile come questa sono due: credibilità e stabilità di bilancio. Istituzioni nazionali ed europee oggi sono impegnate nella gestione dell’inflazione e degli effetti che ha sulla capacità di spesa e sul reddito dei cittadini”. “L’Unione Europea ha dimostrato compattezza in diverse fasi critiche: dalla crisi finanziaria del 2008, alla gestione della Brexit, fino alla pandemia da Covid-19 e oggi all’aggressione russa in Ucraina. Questa compattezza deve essere mantenuta” - ha detto il presidente dell’Istituto Affari Internazionali, Ferdinando Nelli Feroci.
“Partiamo da qui - ha concluso il presidente Confagricoltura Giansanti - è arrivato il momento di scelte coraggiose: l’agricoltura vuole coltivare certezze, come il titolo di questa assemblea, attraverso alti principi etici e uno sguardo rivolto al futuro delle imprese”. Dal canto suo, il Ministro Patuanelli, ha puntualizzato su quanto fatto dal Governo. “Per il tema dell’acqua, io sono un po’ stufo di un Paese che discute, parla e non fa. Credo che questo sia il momento di mettere in campo la capacità di fare, di un Governo, delle strutture centrali e di quelle che hanno competenza sulle realizzazione degli interventi. Non è vero che non è stato fatto nulla, perché se guardo soltanto alla parte irrigua, quella che compete al mio Ministero - ha detto Patuanelli - dal 2018 abbiamo 1.218 milioni di interventi finanziati, abbiamo aperto un bando sul Pnrr per 880 milioni (320 per opere già programmate e 560 per opere nuove) e entro settembre 2022 avremo l’elenco finale delle opere che finanzieremo. Però - ha aggiunto - è chiaro che ci sono degli elementi su cui intervenire in modo massiccio e rapido, come la capacità progettuale: noi ci siamo trovati nel rapporto con i Consorzi di Bonifica, con gli Enti irrigui, a trovare opere da poter finanziare con il Pnrr che ha dei tempi certi di durata, limitata rispetto alle risorse che abbiamo”.
In merito alla figura del Commissario Straordinario che gestisca l’emergenza siccità, il Ministro Patuanelli ha precisato di non essere “aprioristicamente favorevole o contrario, ma il commissario non è “superman”, o ha poteri speciali e un quadro normativo chiaro di quello che può fare e una struttura che glielo fa fare, o non risolviamo assolutamente nulla”. E su un tema atavico come quello della semplificazione burocratica, Patuanelli non si illude: “sul tema della semplificazione e della sburocratizzazione di questo Paese io, che sono ottimista di natura, sono assolutamente pessimista. Dico sempre che quando ho cominciato a fare il progettista nei primissimi anni Duemila, una dichiarazione di inizio attività era un modulo con quattro facciate, quando ho smesso di farlo a marzo del 2018, era un modello di 23 pagine. Questa è la capacità di semplificazione che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni. Credo che si possano dare servizi più efficaci e celeri rafforzando la pubblica amministrazione”.

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