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CONFAGRICOLTURA: LA BUSSOLA DELL’AGRICOLTURA È ORIENTATA VERSO LO SVILUPPO SOSTENIBILE

A partire dalle produzioni tipiche ed a basso impatto ambientale, un terzo della superficie agricola europea (34 milioni di ettari sui 130 complessivi) è interessato da pratiche eco-compatibili: dal biologico, alla salvaguardia della biodiversità, al mantenimento del paesaggio. In Italia l’agricoltura utilizza sempre meno prodotti chimici (-27% dal 1990), nel rispetto della salute dei consumatori (nella media dei campioni di prodotti analizzati dal Ministero della Salute il 98,5% è regolare; il 65,8% è assolutamente privo di residui) e dell’ambiente.

La Penisola, inoltre, con quasi un milione di ettari dedicati al biologico è il terzo produttore mondiale del comparto, dopo Australia ed Argentina, ed il primo in Europa. Ma è anche il Paese della Ue con la maggiore biodiversità: 57.000 specie animali e oltre 5 mila vegetali, che rappresentano il 30% della fauna ed il 50% della flora europea, che l’agricoltura contribuisce a tutelare. Non sono da meno le superfici protette: 3,5 milioni di ettari, pari al 12% circa dell’intero territorio.

Poi ci sono le foreste, aumentate notevolmente, in controtendenza all’andamento mondiale, sino a toccare i 10.467.000 ettari (ovvero il 34% della superficie nazionale), con l’assorbimento di oltre 10 milioni di tonnellate di Co2. Alle nostre aziende agricole, che gestiscono il 63% della superficie forestale è affidato, quindi, un compito di estrema rilevanza ambientale, economica e sociale.

A questo proposito è bene sottolineare che, in Europa, l’agricoltura è oggi responsabile del 9,2% delle emissioni di gas serra nell’atmosfera, una percentuale che la colloca “ex equo” con l’industria al terzo posto in classifica, a molte lunghezze dai trasporti (19%) e a una distanza siderale dalla produzione di energia (60%). La “pollution” agricola comunitaria è comunque arretrata di 2 punti percentuali dal 1990, mentre quella del settore nel mondo è cresciuta ben del 17%, in particolare nei Paesi in via di sviluppo.

Insomma, l’agricoltura “avanzata”, quella che si basa sulla ricerca e le nuove tecnologie, ha fatto e può fare ancora molto per contrastare il cambiamento climatico. Non dobbiamo però correre il rischio di minare il nostro autoapprovvigionamento agricolo.

Infatti, se la “green economy” può essere un’ulteriore opportunità di crescita delle imprese agricole, bisogna considerare che le pratiche e le norme per lo sviluppo sostenibile possono portare ad un’estensivizzazione e ad una riduzione delle produzioni, spingendo l’import di molti prodotti agroalimentari da Paesi che, parallelamente, aumentano le loro emissioni. Con un paradosso che potrebbe portare la sostenibilità ambientale globale ad un peggioramento e non a un livello migliore.

E’ ora compito della “buona politica” trovare il giusto equilibrio nel fornire alle imprese il quadro in cui operare, evitando appunto paradossi del genere. Il mondo delle imprese agricole, da parte sua, è già pronto a raccogliere la sfida.

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