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CONSUMI DI BIRRA IN CALO, -9% A LUGLIO

Estate calda, da sempre il clima più favorevole per i consumi di birra. Il boccale di fresca bionda é quasi una tradizione. Ma, nonostante l'afa, lo scorso luglio é stato negativo per le vendite: rispetto allo stesso mese del 2004, infatti, le vendite di birra in Italia hanno registrato un calo del 9%, pari a 14 milioni di litri. Se poi si fa un confronto con luglio 2003, il dato è ancor più consistente: la contrazione è stata di 35 milioni di litri (-19%). A metterlo in luce sono le stime di Assobirra (Confindustria), dalle quali emerge che non è solo luglio, mese solitamente favorevole ai consumi di birra, a registrare un decremento significativo. Anche nella prima parte dell'anno la situazione è stata negativa. Rispetto allo stesso periodo del 2004, da gennaio a luglio le vendite sono diminuite del 2,2% (17 milioni di litri in meno). E, rispetto al 2003, la discesa dei consumi nei primi sette mesi dell' anno è stata del 7%, pari a oltre 58 milioni di litri. "Si tratta di un andamento preoccupante - afferma Piero Perron, presidente di Assobirra - in netta controtendenza con quanto sta avvenendo, in estate, negli altri settori del beverage". E la colpa? Per Perron non è dell'immagine della birra presso gli italiani, che rimane molto positiva. Secondo l' indagine Makno 2005, infatti, due intervistati su tre (68%) dichiarano di bere birra, dimostrando di essere consumatori consapevoli e informati relativamente a questo prodotto. Ne apprezzano il sapore e le qualità gastronomiche e nutrizionali, tanto è vero che il 38% del campione la inserisce a pieno diritto, come bevanda poco calorica, all'interno della dieta mediterranea.
La causa della contrazione dei consumi, secondo il presidente di Assobirra, "va individuata nel costante aumento dell'accisa, che si è trasferito sul costo della birra, proprio durante una difficile congiuntura economica che vede gli italiani molto sensibili al tema caro-prezzi". Il primo gennaio 2004 l' accisa ha subito un aumento del 14% e, dal marzo di quest'anno, il provvedimento sulla competitività ha stabilito un ulteriore incremento del 24%, una percentuale cinque volte superiore all'aumento fissato per i superalcolici. Inoltre, dal primo gennaio del 2006 è prevista una ulteriore crescita del 24%. "In poche parole - afferma Perron - in due anni l'aumento delle tasse sulla birra (accisa più Iva gravante sull'accisa stessa) dovrebbe essere di circa il 90%". Ma, secondo Assobirra, vantaggi non ce ne sono stati neppure per l' erario, poiché il calo delle vendite ha vanificato l'atteso aumento di entrate per le casse dello Stato. "Questa situazione ha chiaramente danneggiato l'industria birraria italiana - aggiunge Perron - che rappresenta il 73% della birra consumata nel nostro Paese". Il comparto della birra e del malto con le sue 17 fabbriche dislocate sul territorio nazionale, di cui 8 nel Centro-Sud dell'Italia, dà lavoro a 20.000 persone, fra occupati diretti e indiretti, e utilizza per la produzione granturco e orzo prevalentemente italiani coltivati su 42.000 ettari di superficie agricola. "Ecco perché - conclude Perron - va revocato un ulteriore aumento dell' accisa, che rischia di creare un contesto sempre più sfavorevole agli investimenti industriali italiani e di mettere a repentaglio la sopravvivenza dell'intero settore".

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