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CONSUMI: IN GIAPPONE, BOOM CAFFE’, L’ESPRESSO PIEGA IL TE’. SORPASSO EFFETTUATO NEL 2008, SI RAFFORZA L’ITALIAN STYLE

Il Giappone tradisce il té e sceglie il caffé, sposandone l’Italian style: maccha e sencha, tra le più popolari qualità di “green tea” (il té verde), cedono il passo a espresso, cappuccino, caffé istantaneo e altri derivati alla caffeina, preferiti dai più giovani e anche dagli over 60 per il sapore più intenso. Il sorpasso, sulla base delle statistiche delle associazioni nazionali di categoria delle due bevande (All Japan Coffee Association e Nihoncha Association), è avvenuto nel 2008, quando la percentuale di giapponesi che ha bevuto il tradizionale té verde è stata dell’87,6% contro l’87,8% di chi ha scelto il caffé (cioé 93,3 milioni di nipponici). Non è la prima volta in assoluto, ma è il segnale di un’inversione di tendenza.

“E’ un primato - dice all’Ansa il direttore di Nihoncha, Mitsutoshi Sugimoto - che rivela i cambiamenti nelle abitudini alimentari Anche se in Giappone la maggior parte delle famiglie continua a bere té durante i pasti, uscire a prendere un caffé con gli amici oppure offrirne una tazza agli ospiti a casa è diventato simbolo d’eleganza e modernità”.

Il legame tra caffé e arcipelago nipponico non è recente: l’arrivo in Giappone delle prime caffetterie, locali con piano bar in cui si poteva sorseggiare la bevanda nera, risale già agli anni Venti. Negli anni Sessanta la liberalizzazione delle importazioni spinge i consumi di caffé che entra come bene di consumo nelle famiglie. Dagli anni ‘70 agli anni ‘80 si registra il cosiddetto “secondo boom”. A Tokyo apre la catena Doutur, il primo bar in cui si può bere il caffé in piedi a soli 150 yen (1,1 euro). Nel 1996 arriva a Ginza, il salotto buono della città, il primo locale della catena americana Starbucks, che, dopo soli tre 3 anni, riesce a salire a quota 30. Il consumo di caffé accelera nel nuovo millennio in scia al rafforzamento dell’Italian style, grazie alle catene Lavazza, Illy e Segafredo, “fino al picco del 2008”, dice da parte sua Yoshitaka Nishino, direttore di Ajca, che rileva come il Sol Levante sia ormai terzo consumatore al mondo con una quota del 9%, dopo Usa (25%) e Germania (10%), e prima dell’Italia (7%).

“La novità - aggiunge Nishino - è la qualità: il caffé non è più un bene di lusso e tra i nipponici è diffusa la sensibilità per il profumo e l’aroma delle varie miscele. La tendenza che fa ben sperare nella crescita del settore”.

“Solo l’import di macchine da caffé retail è di 15.000 miliardi di yen (oltre 110 milioni di euro)”, osserva Patrick Lauer, country manager di DeLonghi. “I modelli espresso, che possono essere stimati nel 18% dei volumi e nel 29% del valore, è pressoché raddoppiato negli ultimi anni e le prospettive restano positive”.
Fonte: Ansa

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