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CONTRO CRISI “AMBIENTALE, ENERGETICA, FINANZIARIA”, SI DEVE PUNTARE SULLA BIODIVERSITA’, LOTTARE CONTRO SPRECO E RISCOPRIRE IL VALORE DELLE COSE ... LA VERA VIA DI USCITA E’ L’ECONOMIA LOCALE: E’ LA FILOSOFIA SLOW FOOD (PAROLE DI PETRINI)

“La soluzione che oggi molti economisti propongono come rimedio all’attuale crisi, aumentare i consumi nella speranza di mettere in moto l’economia, equivale ad accompagnare un malato di diabete in pasticceria. La lotta allo spreco, il “governo del limite”, è la vera riscoperta del valore delle cose, in primis dei prodotti tipici e dei modi di produzioni, come l’agricoltura. E’ la rivalutazione dell’economia locale la vera via d’uscita: l’economia locale è una forma di democrazia partecipativa: in questa dimensione si torna ad essere artefici dello scambio, della conoscenza, del rapporto con il territorio, dell’interazione con gli altri. Senza scambio non esiste identità”: questa, di fronte alla crisi globale, la filosofia Slow Food, affidata alle parole del fondatore e presidente Carlo Petrini. Questo perché, secondo il padre di Slow Food la crisi ha tre facce: “quella ambientale, che porta ad un meccanismo quasi irreversibile di depauperamento dell’ambiente, quella energetica, caratterizzata da una sostanziale insostenibilità dei livelli di crescita attuali, ed infine quella finanziaria che è l’effetto di una prevaricazione della speculazione fine a sé stessa sull’economia reale”.

Il presidente di Slow Food punta l’attenzione sul fatto che “se nel mondo tutti consumassero 90 kg di carne all’anno, quanta ne consumano in media gli italiani, non basterebbero 3 pianeti per soddisfare il fabbisogno”. E allora quale soluzione adottare? “Contrazione e convergenza, ovvero riduzione dello spreco e apertura alla dimensione locale”. Secondo la Fao, nel mondo si produce cibo per 12 miliardi di persone su una popolazione di 6 miliardi: un miliardo di persone sono malnutrite mentre un miliardo e 700 milioni soffrono di diabete.

Petrini sottolinea come “le produzioni enogastronomiche sono frutto delle relazioni fra popoli e territori, che l’identità non è isolamento autocontemplativo, ma apertura verso gli altri. Velocità, creazione di bisogni indotti e spreco sono i tre avversari contro i quali ingaggiare la sfida per una qualità del vivere, che è alla portata di tutti”.

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