Contrordine compagni: le dogane cinesi hanno rivisto i dati sulle importazioni di vino 2018, e la notizia confortante è che lʼItalia non solo non è in territorio negativo, ma anche la migliore, in termini di crescita dei valori, dei Paesi Ue. A comunicarlo lʼIce di Pechino, che sottolinea comunque come “resta la preoccupazione per un rallentamento generale della domanda cinese registrato nellʼultimo trimestre dellʼanno e ancor più nellʼultimo mese del 2018, anche quale effetto indiretto della guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti”.
In ogni caso, il dato che emerge è che il Belpaese ha chiuso con una crescita del 4,6% in valore sul 2017, a quota 168 milioni di dollari. Ma resta, comunque, il quinto Paese fornitore. In testa cʼè, saldamente, la Francia, che nonostante una perdita del -3,12%, chiude a 1,06 miliardi di dollari in valore, lontana dallʼAustralia, secondo fornitore, che però cresce del 7,3%, a 782 milioni di dollari, così come il Cile, terzo, che fa +14,5%, a 376 milioni di dollari, con un evidente effetto positivo, per questi due Paesi, degli accordi commerciali stretti con la Cina. Crolla la Spagna, quarto fornitore, appena davanti allʼItalia, con 169 milioni di dollari, a -12,6%.
Risultati, comunque, per tutti deludenti, dopo un primo semestre 2018 che faceva sognare, con tutti i Paesi in crescita, dal +9% della Spagna al +40% dellʼAustralia, passando per il +13,5% della Francia, il +22,3% del Cile ed il +25,4% dellʼItalia.
Segno di un mercato che, per il vino, è importante, ma ancora tuttʼaltro che affidabile e maturo, e dove dinamiche che esulano da quelle strettamente legate al mondo di Bacco, possono cambiare lo scenario nel giro di poche settimane.
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