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Corriere della Sera

I migliori 129 vini d’Italia … Le scelte di Wine Spectator per OperaWine a Verona : numeri in crescita, domina la Toscana… Torna la vetrina mondiale del vino italiano. A dieci anni dalla prima edizione, OperaWine presenta i migliori vini italiani ai compratori che arriveranno a Verona per il Vinitaly. La grande fiera torna dal 10 al 13 aprile, dopo due anni di interruzione a causa del Covid, OperaWine la precede di un giorno. E l’evento più internazionale, organizzato da VeronaFiere e da Wine Spectator, la rivista americana di riferimento per il settore, capitanata in Italia da Bruce Sanderson. All’inizio le cantine chiamate a rappresentare il Belpaese enologico erano poco più di cento, il numero e cresciuto di anno in anno. L’appuntamento è alle Gallerie Mercatali, un pezzo di archeologia industriale veronese, da poco restaurato. L’obiettivo è dimostrare che ogni regione produce almeno una eccellenza. La selezione dei critici statunitensi è anche una radiografia del comparto. Il risultato? Il dominio dei toscani, forti di alcune annate straordinarie dei loro grandi rossi, Brunello di Montalcino in testa: 35 i produttori convocati da Wine Spectator, mentre i piemontesi si fermano a 19. Uno scalino sopra ai veneti del Prosecco e dell’Amarone, attestati a 18 presenze. Seguono la Sicilia, il Trentino e l’Alto Adige, e una Campania sempre più felix quanto a vino di qualità. Tra i nomi delle cantine, molti i protagonisti conosciuti nel mondo: da Antinori (con il Guado al Tasso 2018), a Biondi Santi (con la Riserva 2004), da Ca' del Bosco (con il suo Metodo classico più suadente, l’Annamaria Clementi 2011, dedicato alla madre del fondatore, Maurizio Zanella), a Cantine Ferrari (Perlé 2007). E ancora Frescobaldi (Brunello Riserva 2015 Ripe al Convento) e Allegrini (La Poja 2012). Fino alla Tenuta San Guido con il Sassicaia 2011. La lista può essere usata come un viaggio nelle zone d’Italia: tra le Langhe del Barolo, ad esempio, per scoprire le etichette di Conterno, Cavallotto, Elvio Cogno, Giacosa, Mascarello, Vietti e altri ancora. Oppure per cercare perle enologiche, gli autoctoni, campo in cui l’Italia è imbattibile: come il Gattinara Riserva San Francesco 2017 di Antoniolo, vitigno narrato da Mario Soldati. Nell’elenco ci sono vignaioli che hanno trasformato un vino considerato comune in un nuovo caposaldo: come fece Giacomo Bologna (e ora i suoi figli) con la Barbera d’Asti, plasmata nel Bricco dell’Uccellone. I vitigni internazionali sono ugualmente presenti, a dimostrazione che quanto a tecnica enologica e sapienza.

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