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Corriere della Sera

Brindiamo al futuro ... Un ritratto delle nuove generazioni del trentodoc... Di padre in figlio. Era lo slogan e il messaggio di ogni cantina che voleva mettere in risalto le radici. Ma tra i genitori novecenteschi protagonisti del rinascimento enologico italiano non tutti hanno lasciato spazio, se non costretti dal tempo, alla generazione successiva. Quello che sta accadendo, in una zona vinicola giovane come quella del Trentodoc, è l’unione, sotto la stessa vigna, di genitori e figli. Lavorano assieme, con una divisione dei compiti che talvolta diventa societaria, nel senso della condivisione delle quote di proprietà. Genitori lontani dall’età della pensione e figli che hanno la possibilità di realizzare nuove idee senza aspettare l’ora del cambio di guardia. Così è nato un nuovo gruppo di ragazzi e ragazze che lavorano in cantine diverse ma non si fanno concorrenza, si ritrovano, degustano i vini degli uni e degli altri, viaggiano assieme alla scoperta di bottiglie nuove. Un’ondata di freschezza che sta portando energia nel Trentodoc. Lo si è visto al Festival che si è tenuto nell'ottobre scorso, in cui i giovani sono stati protagonisti dei dibattiti più vivaci e delle degustazioni. “Negli ultimi anni è maturata una nuova sensibilità -- ha spiegato al dibattito sulla nuova generazione del Trentodoc Camilla Lunelli, giovane condottiera di Cantine Ferrali con il fratello Alessandro e i cugini Marcello e Matteo . Una chiave per capire i cambiamenti credo stia nel cambio generazionale che hanno vissuto molte aziende”. L’ondata degli junior ha, ad esempio, il nome di Daniele Endrici, 30enne della cantina Endrizzi (una delle loro bottiglie, Piancastello Riserva 2017, è entrata nella top ten della guida Bollicine, bere bene per le feste, in edicola con ll Corriere della Sera). Nel 2015, dopo gli studi in Germania, è diventato comproprietario dell’azienda con la sorella Lisa Maria e i genitori-Paolo e Christine: “Ci hanno lasciato fin da subito sperimentare e innovare. Siamo in una fase di convivenza generazionale, con la stessa visione del futuro: puntare sulla qualità”. A Villa Corniole gli ingressi coni fondatori, Maddalena Nardin e Onorio Pellegrini, sono stati addirittura tre, le figlie Sabiná, Linda e Sara. “Con il nostro arrivo si è iniziato a produrre Salisa, dalle iniziali dei nostri nomi. La nostra presenza in azienda non era scontata, la figura femminile non lo è mai nel mondo del vino”, raccontano. Diverso il percorso di Gabriele Furletti. Il padre gli ha affidato i terreni ereditati dal nonno. Era il 2018, Gabriele aveva 23 anni. Così è nata la cantina sul Garda che porta il suo nome, 5 ettari curati assieme al fratello. “Mio padre -- dice -- mi ha lasciato totale libertà di crescita”. I figli che, quand’erano bambini, giocavano tra le vigne e tra i tini, ora affiancano i genitori non solo tra i filari, anche nelle scorribande per presentare i vini a sommelier, ristoratori e importatori da una parte all’altra dell’Atlantico. Come Clementina, classe 1986, che già da una dozzina d’anni assieme al padre Nicola è titolare dell’azienda Batter a Rovereto (è anche la presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino). Carlo Moser ha un papà celebre, il campione Francesco. Assieme al cugino Matteo, Carlo è al timone della cantina alle porte di Trento. “Papà è stato viticoltore in Val di Cembra prima che ciclista spiega Carlo ; negli anni 60 ha iniziato ad acquistare terreni con il fratello,Diego. E nell’84 ha celebrato il suo record dell’ora con il Trentodoc 51,151. Nel 2005 sono entrati mia sorella e mio cugino e l’azienda è stata rivoluzionata”. Paolo Malfer, fondatore della cantina Revì, ha passato comando e proprietà ai figli Giacomo e Stefano. “Nel 1982 papà ha iniziato con poche migliaia di bottiglie, oggisiamo arrivati a 100 mila”. Ora è un vulcano, mentre da ragazzino lo annoiavano i lavori tra i filari, vendemmia compresa. “Il mio è stato un percorso di studi puntato sull’Economia, ma poi ho capito che il mio posto era qui”. Suo compagno di degustazioni è Paolo Dorigati, figlio d’arte di Carlo, della cantina di Mezzocorona: dopo aver studiato in Germania e aver girato il mondo (dalla Borgogna all’Australia) dal 2011 è entrato in azienda nell’anno della morte del padre. Con il cugino Michele è la quinta generazione, che punta sull’eccellenza del Methius, una Riserva di 6o mesi. “Mi piace conoscere il vino degli altri”, dice stappando le bottiglie assieme ai vignaioli della nuova generazione del Trentodoc.

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