Nuovo “coach” (francese) a San Felice, culla del Super Tuscan: servono vini più pronti … Intervista a Thomas Duclos che si occuperà delle tre cantine del gruppo Allianz: “Il dealcolato? Non è vino, solo una bevanda come tante e neppure salutare”...Al suo debutto in Italia, l’enologo francese Thomas Duclos, ha le idee chiare sul futuro delle cantine toscane del gruppo San Felice (188 ettari di vigneti): “Faremo vini più giovani, perché i consumatori stanno cambiando”. Duclos, che si definisce “coach del vino”, è esponente della nuova generazione francese di enologi, ha il suo attivo collaborazioni con Château Canon, Château Troplong Mondot, Franc Mayne, Beau-Séjour Bécot e Château Giscours. Qual è il suo obiettivo con le tre aziende, di proprietà di Allianz? “Cambiare. E avvicinare le cantine a un modo moderno di fare agricoltura. Quando ho visitato le tenute ho capito che si può puntare su una beva moderna e semplice per il Chianti e la Toscana, mantenendo alta la qualità”.Vini più pronti? “Esatto, sempre mantenendo la qualità. Perché questi in questi grandi e storici terroir c’è la necessità di aver più vini più giovani rispetto al passato”. Si ridurrà la longevità? “Quella viene dal terroir e rimarrà. Il nostro ruolo non è di trasformare i vini, ma di renderli leggibili più rapidamente”. Si stabilirà in Toscana? “Il mio sarà un calendario dinamico, sarò presente nei momento giusti, affiancato dal team esistente, per progredire insieme”. Cosa l’ha colpita vedendo le tre tenute? “La bellezza di San Felice e l’ottimo stato del vigneto, già a buon passo per affrontare gli effetti del cambiamento climatico”. E a Montalcino, nella tenuta Campogiovanni? “Il peso della storia e della tradizione vitivinicola di Montalcino. Che vanno rispettate, anche se c’è bisogno di interventi per il global warming”. Poi c’è Bell’Aja. “A Bolgheri le problematiche sono diverse, parliamo di vigneti bordolesi, quindi mi sono sentito un po’ a casa. La siccità si fa sentire: per questo Bell’Aja avrà un ruolo pilota nella gestione dell’acqua”. Come stanno il vino francese e italiano? “Subiscono i contraccolpi dei mercati e della situazione geopolitica. Sta cambiando anche il modo di bere, per questo dico che servono vini più pronti”. L’altro tema è l’ondata salutista riguardo all’alcol. “Facciamo vini puliti con meno alcol possibile, ma non possiamo dimenticare il lato culturale e gioioso del vino”. Cosa pensa del vino dealcolato? “Non esiste. Non è vino, ma una bevanda come tante senza alcol. Con l’aggiunta di più zucchero, quindi non so se si possa parlare di bevanda salutare”.
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