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Corriere Della Sera / Corriere Economia

Viti e etichetta “made in Usa”. Così Antinori ha trovato l’America ... La famiglia Antinori produceva vino già qualche secolo prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America. Infatti era il 1385 quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri e in tutta la sua lunga storia, attraverso 26 generazioni, la famiglia ha sempre gestito direttamente questa attività. Oggi la società (135 milioni il fatturato 2008) è diretta dal Marchese Piero Antinori, con il supporto delle tre fìglie Albiera, Allegra e Alessia, tutte coinvolte in prima persona nelle attività aziendali.
Territorio, radici, legami con la tradizione non impediscono alla famiglia di sbarcare nel 1985 in California in quella Napa Valley che non era ancora stata consacrata dagli esperti di enologia mondiale. Così nasce “Antica Napa valley”, la prima etichetta a stelle e strisce a cui seguirà qualche anno dopo “Stag’s Leap”, una delle cantine storiche della Napa valley conosciuta in tutto il mondo soprattutto per la sua produzione di Cabernet Sauvignon di qualità.

E poi, nel 1995 è stata la volta di “Col solare”, l’azienda creata nella Columbia valley (nello stato di Washington) e nata da una collaborazione tra Antinori e Chateu St. Michelle.
“Strategicamente - spiega Piero Antinori - quello statunitense resta, e continuerà ad essere, un mercato fondamentale per chi produce vini di target alto. Al contrario di quanto si potesse immaginare
qualche anno fa, oggi gli Usa rappresentano il primo Paese consumatore di vino con un trend di crescita che sta continuando anche in questi mesi di crisi economica”.

Ma la scelta degli Antinori di investire negli Stati Uniti nasce molto prima che quello fosse un mercato così strategico. “All’inizio - ricorda Antinori - ci muoveva soprattutto la voglia di sperimentare nuovi territori, sistemi diversi e più moderni di lavorazione. E da questo punto di vista la California e la Napa valley in particolare rappresentavano la migliore scelta possibile. Infatti oggi che le nostre tenute sono collaudate da anni di produzioni è frequente anche lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli enologi italiani e quelli statunitensi. Una risorsa in più per conoscere meglio i gusti e le tendenze dei consumatori americani”.

Quelli che oggi potrebbero trasformarsi in una risorsa considerevole per la cantina toscana, considerato anche il calo dei consumi in Europa. “Diversificare è sempre la scelta migliore. Oggi per noi gli States rappresentano il mercato più importante sia in termini di volumi che di ricavi ed è indubbio che poter contare su vini prodotti su territorio americano ci aiuta anche nel campo della commercializzazione e di distribuzione”.

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