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Corriere Della Sera / Economia

Ma quale crisi: Gancia vede rosa anzi, bianco … Il leader degli spumanti lancia la vendita diretta. E diversifica nei vitigni tipici del Sud. Come la storia d’Italia. Dal 1850 ai giorni nostri. In quell’anno, mentre Garibaldi (esule) sbarcava in America e trovava lavoro come operaio in un’industria di candele il cui proprietario era Meucci (futuro inventore del telefono), in Piemonte Carlo Gancia creava la sua casa di produzione «Fratelli Gancia» e iniziava i suoi esperimenti sullo «champagne italiano».

Comincia lì, tra le colline delle Langhe e del Monferrato, 155 anni fa, la storia del primo spumante italiano. Oggi la F.lli Gancia, gestita al 100% da una holding in mano alla quinta generazione familiare, pensa a lanciare un nuovo e ambizioso progetto. Si chiama «Castello Gancia» il nuovo marchio dell’azienda di Canelli, nato con l’obiettivo di raggiungere direttamente il consumatore finale (saltando la rete della grande distribuzione), con una linea di vini e spumanti esclusivi, non reperibili attraverso i canali tradizionali.

Si tratta di modo innovativo di concepire la vendita diretta: la comunicazione non è affidata solo a mailing e cataloghi ma il punto di forza è la costruzione di un rapporto personale e di fiducia con i clienti. L’aspetto innovativo, rispetto all’acquisto tradizionale, è rappresentato anche dalla possibilità di effettuare a casa degustazioni gratuite guidate dai consulenti vinicoli Gancia. Gli eredi dell’azienda piemontese, Edoardo, Lamberto e Massimiliano Vallarino Gancia, pur puntando sul mantenimento del primato dello spumante più venduto in Italia, hanno aggiunto alla loro gamma di etichette i vini dei vitigni pugliesi dell’Azienda vinicola Riviera e quelli della Capocroce vini di Sicilia.

E così ancora una volta la storia si ripete: piemontesi purosangue sbarcano nel regno delle due Sicilie ma stavolta per unificare sotto il loro marchio aziendale vitigni pregiati come il Primitivo di Manduria, l’Aglianico e il nero d’Avola. Il tutto in tempi in cui il mercato vitivinicolo sta vivendo una fase di crisi. Anche se il termine crisi a certi produttori italiani non piace. «Più che altro noi parleremmo di fase delicata - precisa Lamberto Vallarino Gancia - perché se è vero che il settore non vive più i tempi di vacche grasse di qualche anno fa, è altrettanto vero che i produttori che hanno puntato sulla qualità non hanno conosciuto alcuna crisi».

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