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Corriere Della Sera / Economia

Parma. Nella capitale alimentare il progetto per vendere all’estero ... Il settore vuole espandersi coinvolgendo i marchi stranieri della grande distribuzione... Attesi 7 mila “buyer” provenienti da 110 Paesi. La rassegna si concluderà giovedì... Puntare sull’internazionalizzazione e sull’export, aiutando l’industria agroalimentare italiana a espandersi sui mercati mondiali. È questo l’obiettivo di Cibus 2010, la più importante manifestazione europea del settore in programma alla Fiera di Parma da oggi al 13 maggio. Il taglio di quest’anno cade a fagiolo: è, infatti, l’export a trainare il rilancio del food made in Italy, che “rappresenta il secondo comparto produttivo del paese con 120 miliardi di fatturato, di cui 20 di esportazioni”, precisa Gian Domenico Auricchio presidente di Federalimentare.

Cresce l’export. A gennaio-febbraio 2010, l’export è aumentato del 2,6% a fronte di consumi interni in calo del 2,3%. E chi ha un ruolo chiave nell’espansione all’estero sono le catene della grande distribuzione organizzata. Non è un caso se nell’edizione 2010, la quindicesima del salone biennale nato nel 1985, oltre alla partecipazione delle principali insegne della grande distribuzione italiana, per la prima volta è stata creata un’area espositiva per le catene estere. “L’internazionalizzazione - dice Elda Ghiretti, Cibus manager - sarà la parola d’ordine di questa edizione che ha investito per favorire la presenza di buyer stranieri, grazie alla collaborazione con l’Ice. Abbiamo selezionato i mercati di interesse a seconda delle varie merceologie e mappato in tutto il mondo i compratori del prodotto alimentare italiano, lanciando inviti mirati”.

Mosca e Tokyo. L’Ice ha organizzato due presentazioni-lancio della fiera in occasione delle manifestazioni fieristiche Prodexpo a Mosca e Foodex a Tokyo per coinvolgere i principali operatori del settore e ha investito molto per portare a Cibus 200 operatori della grande distribuzione e i principali importatori internazionali. I numeri indicano un’edizione da record: a Parma convergeranno le principali aziende agroalimentari italiane, delegazioni commerciali da oltre cento Paesi, 60 mila operatori, di cui il 20% esteri e di questi sono circa mille i buyer invitati da Fiere di Parma.

I numeri. Saranno presenti 2.500 espositori, esposti 10 mila prodotti e sono attesi 50 mila visitatori professionali, di cui 7 mila esteri provenienti da 110 Paesi. “Siamo soddisfatti - prosegue Ghiretti - c’è stato molto interesse da parte delle aziende e abbiamo fatto il tutto esaurito nei padiglioni”. Il quartiere fieristico si è rinnovato e sfoggia un nuovo padiglione d’ingresso e un tetto fotovoltaico che con un impianto da 1,7 MW è uno dei più grandi d’Europa. La superficie espositiva è passata dai 120 mila metri quadrati dell’edizione 2008 a 130 mila. Novità assoluta dell’edizione 2010 è “Pianeta Nutrizione - Forum multidisciplinare sulla Sana Nutrizione e la Sana Integrazione”, una manifestazione complementare con quattro giornate di convegni medico-scientifici, accreditati al ministero della Salute. Tra le altre novità la “Piazza dei prodotti Dop e Igp”, con il salone che avrà per la prima volta esposti i principali prodotti alimentari Dop e Igp italiani assieme ai Dop europei, e il fuori salone “Cibus in città”, con stand allestiti in città.

Parma capitale. Parma si conferma capitale del food italiano. E non nasconde il suo orgoglio. “Food valley non è una definizione retorica - conclude Ghiretti -. Aziende come Barilla, Parmacotto e Parmalat così come l’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, non sono qui a caso”. Ed è all’interno di Cibus che l’Efsa ha scelto di tenere la conferenza “Possono la scienza e l’innovazione costruire una catena alimentare più sostenibile?”. “La rassegna - ha detto il presidente di Fiere di Parma, Franco Boni - vuole confermarsi come la titolare a rappresentare il meglio del settore”.

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