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Corriere Della Sera / Lavoro

Caso - Un fenomeno chiamato Sagrantino: a Montefalco un esempio di sviluppo integrato tra produzione e cultura ... Lo scorso settembre la settimana enologica di Montefalco ha formalizzato l’ingresso di un nuovo socio nel «club dei grandi rossi italiani». Questo paese gioiello, incastonato nel cuore dell’Umbria, è diventato un caso unico in Italia grazie «all’esplosione» del fenomeno Sagrantino di Montefalco. Si tratta del rosso che più di ogni altro ha sconvolto il panorama enologico italiano e non solo negli ultimi anni. «Ci siamo ritrovati al posto giusto nel momento giusto - sorride Filippo Antonelli, presidente del Consorzio tutela vini di Montefalco e a sua volta produttore con la sua cantina Antonelli San Marco - Nel ’92, quando è stata riconosciuta la Docg al Sagrantino, si erano accesi i riflettori sui vitigni autoctoni italiani e il nostro risultava uno dei più interessanti. Poi sono arrivati i riconoscimenti e il successo accordatoci dal pubblico e dalla critica di settore». Il Sagrantino merita davvero un attenzione speciale per il balzo effettuato in pochi anni. Basti pensare che nel ’98 gli ettari in produzione erano 109,84 con una commercializzazione di 400 mila bottiglie; invece nel 2003 tutto si è triplicato: gli ettari in produzione sono 350 e si prevede di imbottigliare 1 milione e 300 mila bottiglie. Il fatturato invece è passato dai 4 milioni e 800 mila euro del ’98 ai 12 milioni e 390 mila euro del 2002. «Bisogna tener presente - ricorda Antonelli - che la nostra crescita di produttività potrà essere trainata anche da un altro prodotto come il Montefalco rosso, che è un vino con caratteristiche di pregio e non è certo un ripiego rispetto al Sagrantino». E per finire o cominciare, dipende dai punti di vista c’è da segnalare la nascita della strada del Sagrantino www.stradadelsagrantino.it. Proprio a novembre sono iniziati weekend specifici organizzati per far conoscere arte, cultura, natura e prodotti enogastronomici di questo straordinario territorio. E’ chiaro che al settore si legano le speranze di una maggiore richiesta occupazionale. Guide eno-turistiche, esperti di cantina, veri e propri operatori turistici serviranno a chi vorrà portare il turismo enologico d’élite tra queste contrade.

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