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Corriere Della Sera / Sette Green

L’uva bio che ha conquistato la Norvegia ... Da 5 mila a 70 mila bottiglie in pochi anni. La certificazione Demeter. La distribuzione in Scandinavia. Come una passione è diventata business... Prima di tutto c’era la casa di famiglia, in Brianza. “Non ho mai capito perché chi vive in città vada sempre in vacanza in montagna o al mare e mai in campagna... La campagna è bellissima, in ogni stagione”. Giorgio Rossi Cairo ha 63 anni e studi in ingegneria alle spalle, che lo hanno portato ad allontanarsi dalla casa in Brianza e, dopo un passaggio in McKinsey, a fondare con Vittorio Giaroli Value Partners, società di consulenza strategica capace di internazionalizzarsi, arrivando oggi a contare 14 uffici in 12 Paesi e dando lavoro a 3.300 persone. Un volo nella grande industria, poi è riaffiorata la campagna. E il richiamo per la terra è diventato qualcosa di più: recupero del territorio, ricerca delle uve, produzione del vino. “Sono arrivato a La Raia nel 2003”, ricorda Rossi Cairo, “e ne sono rimasto incantato. È sulle colline di Novi Ligure, un’ora da Milano. Mi è piaciuta subito e subito abbiamo iniziato a produrre vino. Il primo anno erano 5 mila bottiglie. Oggi siamo a 70 mila”. Nel mezzo una figlia, Caterina, che si è trasferita a vivere lì con la famiglia, e l’incontro con l’enologo Piero Ballario. Insieme, la scelta di produrre diversamente, trasformando la tenuta - 130 ettari - in azienda biodinamica certificata Demeter con allevamento di bovini di razza fassona, che pascolano liberi. Vino da bere e da vendere, anche all’estero. Fino in Norvegia, dove La Raia ha appena vinto un bando internazionale - lì il vino è genere di monopolio e l’importazione è gestita da agenzie statali - che porterà Rossi Cairo a esportare 20-30 mila bottiglie di Barbera Piemonte doc nei prossimi 18 mesi, per un valore che può arrivare a 300 mila euro. “Abbiamo puntato sin dall’inizio sulla qualità e il biodinamico in questo senso è la massima garanzia verso il consumatore. Abbiamo successo all’estero perché questi elementi sono premiati. In Italia il mercato non è ancora maturo e ci sono produttori che perpetuano pseudo truffe. Capita di leggere sulle carte dei vini “Gavi di Gavi”, una dicitura esclusa da disciplinare perché non identifica un prodotto specifico; anche le normative Ue diffidano l’utilizzo del nome di un luogo come rafforzativo di un prodotto”. In Norvegia, invece, sono avanti.

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