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Corriere Della Sera / Sette

Madre Terra ci salverà ... La terza rivoluzione industriale verrà dai contadini e dalla campagna. Parola di Slow Food... Quale sarà il New Deal prossimo venturo? Carlin Petrini non ha dubbi: “I contadini saranno i principali protagonisti della terza rivoluzione industriale, che partirà dai vostri villaggi, dalle vostre aziende, dalle vostre campagne”. Rivolgendosi a contadini, pescatori, artigiani, nomadi, cuochi e cuoche convenuti a Torino per la terza edizione di “Terra Madre - Incontro mondiale tra le comunità del cibo”, il padre fondatore di Slow Food non ha avuto dubbi: “La prima rivoluzione industriale, con la macchina a vapore, e la seconda, con l’elettricità, hanno utilizzato entrambe energie provenienti da materie fossili. La terza rivoluzione industriale sarà quella dell’energia pulita e sostenibile e partirà dalle campagne, perché l’agricoltura costituisce l’unica attività umana basata sulla fotosintesi. Da secoli gli agricoltori lavorano grazie al sole e quindi vi sollecito a darvi da fare per costruire e utilizzare energia pulita”. Per Petrini, dunque, saranno i contadini a salvare il mondo, con i loro saperi, grazie alla loro estraneità al modello di pensiero imperante, grazie al fatto che sanno lavorare in sintonia con la natura, con la Madre Terra. Dall’esperienza di Terra Madre, l’incontro mondiale delle comunità del cibo ideato da Slow Food, è nata una rete mondiale di contadini di piccola scala, di pescatori e di bravi artigiani. È nato anche un libro, “Terra Madre. Come non farci mangiare dal cibo”, accompagnato da un’affettuosa lettera di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, un piccolo esempio di hortus conclusus dei nostri tempi (Giunti editore). Il grande merito di Petrini è stato quello di trascinare il dibattito sull’agroalimentare e sulla gastronomia fuori dai salotti borghesi per portarlo dentro il cuore vivo delle tradizioni popolari. Non solo: per non farci mangiare dal cibo bisogna farsi guidare ancora da una salda vena umanistica, quella che insegna a interrogarsi sul bene e sul male, non a demandarlo ai partiti, al mercato, all’industria. Ecco perché riscoprire la centralità del cibo nelle nostre vite e nelle nostre attività può aiutarci a trovare una chiave interessante per immaginare un futuro migliore, un futuro per i nostri figli.

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