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Corriere Della Sera / Style

Giacomo Neri ... Ha stracciato i francesi del Bordeaux, umiliato i rampanti americani, messe in fila le pretenziose grandi firme italiane. Secondo la rivista-totem Wine Spectator, il suo Brunello è un vino insuperabile. Storia di un contadino minimalista che manda sei bottiglie a Berlusconi e gliele fattura. E gli altri Montalcino? Qualche volta sono da mercato rionale...Non se la tira affatto, il produttore del vino più buono del mondo secondo l’ultima classifica dei 100 top stilata dall’autorevole rivista americana Wine Spectator. Lodevole low profile, con i tempi che corrono. Ma Giacomo Neri, 41 anni, è davvero fatto così. Lo incontriamo nella sua tenuta di Montalcino, Toscana, dove sorge il casale di pietra viva, fulcro della piccola azienda toscana. Il fienile è stato trasformato in sobria foresteria, la nuova cantina è praticamente invisibile. Niente a che vedere con talune cattedrali «firmate» da grandi architetti. «Noi abbiamo fatto un’altra scelta» minimizza il signor Giacomo.
Dunque, il Brunello Tenuta Nuova 2001 Casanova di Neri sta nell’Olimpo, al primo posto, stracciando altri vini stranieri come il Quilceda Creek Cabernet Sauvignon 2003 (Washington) e il Chàteau Leoville Barton St. Julien 2003 (Bordeaux), rispettivamente al secondo e al terzo posto. «Quando il nome del mio vino premiato è finito sui giornali, sono stato travolto da complimenti e ordinazioni» ammette Neri. «Il fatto è che non ho potuto e non posso esaudire le richieste. Quasi tutte le 50 mila bottiglie del Tenuta Nuova 2001 sono già state vendute». Insomma, siamo al contagocce.
C’è un piccolo episodio che la dice lunga al riguardo. Sfugge dai parchi discorsi di Neri, ma, per ottenere il permesso di raccontarlo, mettiamo in mezzo, affinché interceda per noi, il ragioniere dell’azienda. Cioè la persona che ha ricevuto la telefonata da casa Berlusconi di Macherio. In altre parole, l’entourage del gran capo di Forza Italia si era preoccupato, subito dopo l’annuncio di Wine Spectator, di rifornire le cantine della villa del prezioso vino (per inciso, altri politici, di destra e di sinistra, già sono estimatori delle cantine Neri). Quanti cartoni per il capo dell’opposizione?
«Gliene abbiamo spedito uno da sei, di più non potevamo» rivela il patron dell’azienda. Dono o fattura? «Fattura» è la laconica risposta. Prezzo modico, però. Lo stesso che viene applicato alle enoteche e ai ristoranti forniti dal vignaiolo di Montalcino. «Il nostro listino è invariato» spiega Neri «ma i ricarichi sono andati alle stelle». Succede quando il prodotto diventa un must. Accompagnare un pasto con una bottiglia di Tenuta Nuova 2001 oggi può costare dai 100 ai 200 e passa euro dipende dallo «stile» del ristoratore. Rispetto al gotha dei produttori di Montalcino, la storia dei Neri t relativamente recente. Comincia con Giovanni, papà di Giacomo, commerciante di cereali che, negli anni Settanta, decide di investire in una tenuta agricola: il primo Brunello viene imbottigliato nel 1978.
La scelta premiata è nel 1987 con una medaglia d’oro all’Expo di Bordeaux. Giacomo, perito agrario, affianca il padre nell’attività. Nel 1991, Giovanni muore prematuramente e il figlio eredità l’azienda di famiglia. Da allora è un crescendo: acquisizione di altri vigneti, riconoscimenti. Dalle 30 mila bottiglie degli inizi, Casanova di Neri passa a 250 mila, con tre milioni di euro di fatturato.
Le caratteristiche del vino più buono del mondo? «Ha equilibrio e struttura» spiega Neri «profuma di macchia mediterranea. Mi piace paragonarlo a una bellissima ragazza che deve dare ancora il meglio di sé. Un consiglio da chi se ne intende: aspettate e bevetelo nel 2015». Il Tenuta Nuova viene vinificato con uve scelte di Sangiovese, invecchiato in fusti di rovere per 24-30 mesi e lasciato almeno un anno in bottiglia. Allora, lei è per la barrique? «Il legno migliora il vino, ma deve stabilizzarlo, non aromatizzarlo». Sulla disputa tra Barolo e Brunello, Neri è salomonico: «Sono gioielli italiani». Puntualizza: «Mi sono emozionato con un Brunello dell’83 Biondi Santi». Il difetto dei nostri vignaioli? «Sparlare l’uno dell’altro. I francesi, invece, fanno squadra». E, a proposito di francesi, nella sala degustazione, tra gloriose bottiglie (vuote), notiamo un Cheval Blanc. E torna subito alla mente Sideways, film girato tra i vigneti della California. Ricordate? Uno dei protagonisti (l’intenditore) ripeteva che la star della sua collezione era lo Cheval Blanc del ’61. «‘96. più modestamente, l’annata del mio» sottolinea Neri. «Ma, garantisco, era eccezionale».

“Tavernello di Montalcino”
Per questo vino, uno dei più noti al mondo, è arrivata la resa dei conti. Dopo anni di vacche grasse e un’operazione collettiva di marketing encomiabile (abbondantemente oltre il valore stesso di tutta l’area di Montalcino), il Brunello deve essere ripensato. L’assioma Brunello-Tavernello è dietro l’angolo. Felicemente lontani i mercati dove trova conforto: Usa e Giappone. Oltreoceano piacciono i vini costruiti, alla faccia dell’identità e del territorio. Questione di cultura. Fortuna per quei due o tre produttori che ancora oggi possono farsene un vanto. E non hanno mai esasperato il valore del Sangiovese, né con eccessi di legni (barrique), né con inserti di vitigni internazionali per aggiustarne il gusto. Produttori «off limit» sono nomi celebri come Angelo Gaja che, alla Pieve Santa Restituta, da anni si batte per far crescere due etichette, Sugarille e Rennina. Il recente rifacimento degli impianti è la prova di un vino non all’altezza del nome: tannico e longevo. Il Brunello richiede quattro anni di invecchiamento e cinque per diventare riserva. La battaglia pare persa anche dalla Ruffino che, alla tenuta Greppone Mazzi, con l’annata 2001, ha riportato risultati degni di un fiasco. L’uso smodato di concentratori fa saltare i parametri di un vino che nasconde le magagne dietro a una griffe. Troppo facile pensare di arrivare alla bottiglia di successo rilevando proprietà da sogno e avvalendosi di enologi di fama. È il caso della tenuta Il Pinino, acquistata, a Pienza da un industriale della moda spagnolo: un Brunello così così e un Rosso Clandestino 2004 fuori misura (il legno sovrasta tutto). Uguale sorte per l’annata 2001 del vino color rubino (almeno così dovrebbe essere) prodotto al Casato Prime Donne di Donatella Cinelli Colombini nella Tenuta Caparzo. Passata di proprietà, dopo anni mediocri, l’azienda sta vivendo un momento di crisi con lo spettro del Brunello-Tavernello dietro l’angolo. Appunto.

La classifica degli azzoppati
Sugarille Angelo Gaja - Si lotta per farlo crescere. Nessun successo
Ruffino - Risultati degni di un fiasco
Il Pinino - Quando cantina nuova ed enologo di grido non bastano
Prime Donne - Lo spettro del Brunello-Tavernello è dietro l’angolo
(Ciro Mattei)

Tutti da bere fino all’ultima goccia
Rosso di Montalcino Campo ai Sassi 2004 - Tenuta di Castelgiocondo (Frescobaldi)
Giudicato ingiustamente una seconda linea, Montalcino produce, accanto al Brunello, un ottimo rosso. Come il Campo ai Sassi, che rivela al naso profumi di frutta matura, freschezza e doti di equilibrio. Un vino. mediamente corposo. a Cui si accostano bene le carni bianche. Prezzo: circa 13 euro.

Rosso di Montalcino Biondi Santi 2003 - Tenuta Il Greppo
Da una tenuta storica e una cantina blasonata (la prima a pensare e produrre il Brunello), un rosso che ha qualità da star e la sicurezza di non sfigurare in tavola. Eccellente per equilibrio e finezza, mai invadente. Il prezzo non supera i 30 euro.

Brunello di Montalcino Vigna di Pianrosso Riserva ‘95 - Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona
La vinificazione è fatta nella nuova cantina, appena ultimata. Notevole l’impulso di crescita profuso all’azienda da Paolo Bianchini: la Riserva ’95, dal colore rubino, è fine ed elegante. Rosso eccellente se accostato a cacciagione, cervo o daino. Il prezzo oscilla tra 20-30 euro.

Brunello di Montalcino 1999 - Tenute Silvio Nardi
La storia di quest’azienda passa attraverso l’opera di una donna caparbia, Emilia Nardi: in pochi anni ha rivoluzionato la tenuta di famiglia. Il futuro del suo Brunello è certamente roseo. Annata felice, vino di qualità. Eccellente Con gli arrosti, In enoteca costa 25-35 euro.
(Mauro Remondino)

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