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Corriere Della Sera

Bianchi d'autore - Parte dalle colline tortonesi il rilancio del Timorasso ... Se lo erano dimenticati tutti il Timorasso, vitigno molto rustico, ma di grande fascino, sulle colline intorno a Tortona. Come in un sogno, tuttavia, una decina di vignaiuoli non si sono lasciati sorprendere e nel giro di dieci anni lo hanno riportato al suo posto naturale, in bottiglia, creando un piccolo miracolo in una zona viticola ingiustamente lasciata ai confini delle nobili Langhe piemontesi. Gli ettari in produzione sono al momento venti per circa trentamila bottiglie. Dieci etichette per altrettanti produttori quasi euforici di quanto sta accadendo. Uno di loro, Walter Massa, con il suo appezzamento, il Costiolo a Monleale nell'Alessandrino, parla di «colpo di fortuna della mia vita». In effetti il suo Costa del Vento, ottomila bottiglie dell'annata Duemila, ha incontrato i favori del gusto. A Tortona, alla vineria di Laura Forlino, nel centro storico, in due anni se ne sono andate milleduecento bottiglie. Ora la titolare ammette che i clienti lo cercano e ricorda che sino a qualche stagione fa «non sapevano che cosa era». Bianco, con grandi doti di freschezza, piacevole da accompagnare ai peperoni ripieni con tartufo nero delle valli tortonesi, questo autoctono fa dire all'agronomo Andrea Mutti di San Ruffino a Sarezzano qualche cosa di più: «E' un vino di grande austerità, complesso, con sentori minerali e un bouquet che ricorda miele e camomilla, un piccolo Montrachet». Per lui 3.500 bottiglie del Castagnoli, ma «in primavera pianterò altre mille piante per arrivare a produrre 4.500 pezzi nei prossimi dieci anni». Aggiunge l’enologo Massa: «Dobbiamo difendere il terroir e per questo vitigno, che va rigorosamente coltivato almeno a 200 metri d'altitudine, ho di recente chiesto la Doc».
Trattato in acciaio e affinato per un anno sulle fecce nobili il Timorasso fa a sfida con i rossi Barbera e Croatina, dimenticando un po' le sue origini, quando, negli anni Venti, era chiamato «torbolino» e, assemblato con Cortese e Citronino, prendeva la via verso Svizzera e Germania. Altri tempi, enologicamente parlando. Oggi lo si può trovare nell'ambizioso ristorante da Aimo e Nadia, a Milano, oppure a Londra, al Convivio, a 30 sterline la bottiglia. «Una vigna, se ben gestita, può rendere - dice Massa - 50 milioni all'ettaro, equiparabile a un buon appezzamento di Nebbiolo».
La lista si allunga con Mutti e Massa, fanno squadra il Ronchetto di Paolo Poggio a Brignano Frascata, Ennio Ferretti a Carezzano, i fratelli Mandirola a Casasco, Stefano Daffonchio, Luigi Boveri di Costa Vescovato, La Colombera di Vho e Claudio Mariotto anche lui di Vho con il suo Derthona, etichetta che ricorda il nome storico di Tortona. Senza scordare la milanese Cecilia Piacitelli che a Gavi, in località Morgassi Superiore, produce una bottiglia degna di attenzione. Qualcuno si è addirittura innamorato di questo vitigno, è il caso del gourmet e vinificatore torinese Franco Martinetti, noto per la Barbera Montruc, che ha realizzato un Timorasso passato in legno dimostrando la grande potenzialità di questo autoctono dimenticato. E' nato così Martin, basta un bicchiere per coglierne doti di eleganza e finezza.

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